Le rubriche di RomaDailyNews - Favola

Favola della domenica – Il cavaliere e lo scudiero

Più informazioni su

    C’era una volta uno scudiero di nome Adalberto. Era nato in una famiglia nobile di Verona. A sette anni era stato mandato alla Corte di Carrara dove aveva svolto le mansioni di paggio.

    Com’era usanza a quei tempi nelle Corti, a quattordici anni era diventato scudiero. Aveva scelto di servire un cavaliere giovane e valente di nome Rodrigo.

    In tempi medievali, un uomo d’armi si distingueva nei combattimenti, nelle battaglie e nelle guerre religiose; in tempo di pace, nei tornei, nelle giostre e nelle avventure che capitavano tra un regno e l’altro.

    Quando Adalberto era diventato il suo scudiero, Rodrigo era appena tornato dalle Crociate. Aveva partecipato alle battaglie contro i Mori in difesa della Cristianità ma aveva riportato varie ferite e un umore ombroso. Aveva imparato che combattere per un ideale non garantiva sempre la lealtà e il rispetto degli avversari.

    Capitò chefu sfidato a duello da un vicino di castello.

    Il giorno precedente, passeggiando da solo nella foresta, si era imbattuto in un cavaliere che stava trascinando per le redini un cavallo con una ragazza sulla groppa legata per le braccia.

    Rodrigo gli intimò di fermarsi e chiese spiegazioni: “Dite, messere, qual è il motivo per cui la fanciulla è legata e immobilizzata sul suo destriero?”

    Per tutta risposta, l’altro sfoderò la spada e si predispose ad aggredirlo.

    “Rodrigo, salvami,il marchese mi ha rapita!” gridò la fanciulla rivolgendosi al cavaliere di Carrara.

    Rodrigo riconobbe in leiFiammetta, un’amica d’infanzia; si preparòa rispondere all’aggressione del rapitore con le armi. Aveva notato sullo scudo dell’altro le insegne del suo vicino di castello, il marchese di Massa.

    D’un tratto, il cavallo della ragazza scartò bruscamente e il marchese fu costretto ad inseguirla. Non potendo affrontare il rivale, urlò: “Domani a quest’ora, in questo stesso luogo. Vi sfido a duello per conquistare la libertà di Fiammetta”.

    Tornato al castello,Rodrigo convocò il suo scudiero: “Adalberto,prepara la spada, la lancia e l’ascia. Sono stato sfidato dal nostro vicino, il marchese di Massa”.

    “Come mai signore? Che cosa è accaduto?”

    “L’indegno cavaliere ha rapito la contessina Fiammetta, mia amica d’infanzia e io gli ho intimato di liberarla, ma inutilmente. Domani ci contenderemo la sua libertà”.

    “Dove avverrà lo scontro, signore e quando?”

    “Lo scontro avverrà domani nella radura che si trova tra i nostri due castelli. Preparati”.

    Adalberto era fremente. Era il primo scontro tra cavalieri cui avrebbe partecipato di persona; si occupò delle armi e del cavallo con molta cura e dedizione. Insieme all’eccitazione, provava preoccupazione per Rodrigo. Sapeva che il suo sfidante era molto abile e a volte sleale e temeva che il suo signore ne sarebbe uscito sconfitto. Tra i parenti che vivevano al castello, aveva sentito dire che Rodrigo fosse innamorato della sua amica d’infanzia. Combattendo per lei, l’avrebbe potuta conquistare.

    Alle otto della mattina successiva Rodrigo e il suo scudiero erano già sul campo.Adalberto attese gli eventi appoggiato a una vecchia quercia.

    Il marchese arrivò lancia in resta. Aveva portato con sé la fanciulla, legata e controllata da due armigeri. Fiammetta indirizzò uno sguardo supplichevole a Rodrigo che, per questo, sentì aumentare il suo amore e l’ardire combattivo.

    “Siete pronto, Rodrigo?”

    “Sono pronto, infido cavaliere”.

    “Non avrete la mano di Fiammetta né ora né mai.In guardia!”

    Il marchese attaccò immediatamente e Rodrigo lo colpì con la lancia, ma questa si spezzò. L’altro, tempestivamente, usò la mazza chiodata che sfondò lo scudo di Rodrigo rendendolo inservibile.

    Adalberto accorse in aiuto porgendo al suo cavaliere l’ascia che, subito dopo, si conficcò nello scudo intarsiato del barone.

    Quando il duello fu al culmine e i due contendenti cominciavano ad accusare una certa stanchezza, Fiammetta diè di sprone al cavallo con l’intento di fuggire ma gli armigeri la inseguirono e la riportarono nella radura.

    Ambedue i cavalieri, distratti dal tentativo di fuga della ragazza, persero, rispettivamente, la mazza e l’ascia. Prontamente, sguainarono la spada e iniziarono un combattimento a terra. Rodrigo, già spossato,fu ferito a un braccio e si accasciò tramortito.

    Adalberto esclamò: “Coraggio signore. La fanciulla deve essere salvata”. Prontamente, l’altro si riprese e continuò a combattere.

    Adalberto preparò delle bende per fasciare il braccio di Rodrigo quando il combattimento fosse giunto al termine, ma temeva che il marchese, più alto e più robusto di lui, l’avrebbe sopraffatto.

    Invece, le sorti del duello s’invertirono quando, poco dopo, il nemico fu ferito a un ginocchio e cadde a terra.

    Rodrigo si affrettò a mettergli l’arma alla gola: “Dovrei ucciderti per le tue malefatte ma ti risparmio la vita a condizione che lascerai in pace Fiammetta”. Il marchese promise. Gli armigeri liberarono la ragazza, poi si accostarono al loro signore e lo aiutarono a rialzarsi.

    Rodrigo si avvicinò a Fiammetta e la fece scendere da cavallo.

    “Rodrigo… Vi ringrazio. Il marchese mi aveva rapita e mio padre non ne sapeva niente. Credeva che fossi ospite di un’amica”. Si baciarono, poiil cavaliere la scortò fino a casa.

    Sulla strada del ritorno, Adalberto rifletté come fosse complicata ed entusiasmante la vita di un cavaliere.

    Fantasticò per l’intero tragitto di vivere altre avventure al servizio di Rodrigo. Nello stesso tempo,immaginò la cerimonia d’investitura che l’avrebbe consegnato tra pochi anni a una vita da guerriero saggio, audace e coraggioso.

    Maria Rosaria Fortini

     

     

    Più informazioni su