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Favola della domenica – Il sogno

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    C’era una volta un uomo di nome Guglielmo che riusciva a dormire soltanto poche ore per notte e, quando dormiva, non riusciva a sognare.

    Tanto era il suo desiderio di raccontare agli altri qualche fantastico episodio notturno che, prima di coricarsi, leggeva libri di fantascienza e guardava film d’avventura sperando di ritrovare quelle storie, poi, nei sogni. Ma tutto era inutile; non un ricordo gli si presentava alla mente al suo risveglio.

    Decise di consultare un medico, poi uno stregone, poi un indovino; inutilmente, il suo sonno rimaneva senza immagini.

    Un giorno desiderò partire. Un viaggio, pensava, avrebbe stimolato la fantasia e, quindi, le visioni notturne.

    Si recò in una zona desertica dove, di notte, c’era un’incredibile luce nel firmamento. Tanto che Guglielmo cercava di stare sveglio per goderne fino al mattino.

    Al ritorno, si diede per vinto. “D’ora in poi” si disse “sognerò ad occhi aperti”.

    Imparò a fare il commediografo e poi il regista. Inventava storie, le sottoponeva a un produttore e, se riceveva l’incarico, iniziava a raccontare tutto ciò che aveva scritto, per immagini.

    Era soddisfatto. In un modo o nell’altro, era riuscito a sognare.

    Un giorno, però, scrisse una storia che aveva vissuto veramente:

    ‘Ai margini di un campo di grano, scaldato dai raggi del primo sole, passava di corsa un cacciatore. Costeggiò un lago poi un boschetto e infine un luogo ricolmo di rigogliosi fiordalisi e caprifoglio, inseguendo una volpe ferita.

    Tutt’a un tratto si fermò non riconoscendo più i sentieri attraversati tante volte in spedizioni di caccia precedenti. Anche il cane, un piccolo Breton, era sparito.

    Si rese conto di trovarsi in un posto assai strano, mai visto. Sembrava un luogo incantato. Avanzò con cautela, il fucile a tracolla.

    Gli si parò davanti un minuscolo essere.

    “Benvenuto!” esclamò saltellando per farsi notare.

    “Chi sei? Un animale parlante?” domandò il cacciatore.

    “Io, un animale?… Io sono uno gnomo!”

    “Perbacco, ho le traveggole…Sei solo?”

    “Oh no! Siamo migliaia.”

    “Vedo solo te…”

    “Questo è il nostro mondo. A te sembra grande perché noi lo abbiamo reso tale per farti sentire a tuo agio. In realtà, abitiamo sotto un albero di betulla”.

    “A migliaia?”

    “Sì e siamo specializzati in illusioni”.

    “Allora potreste essermi d’aiuto nel mio lavoro” esclamò l’uomo. “Io sono un regista.”

    “Quando scrivi o dirigi noi ti osserviamo e ti diamo sempre dei suggerimenti”.

    “Non me ne sono mai accorto”.

    “Alla luce del sole, noi siamo invisibili”.

    “Dove sono i tuoi compagni?”

    “Ti stanno preparando una sorpresa”.

    Dal nulla, apparvero una quantità di esseri simili al primo. Trasportavano una tavola imbandita colma di leccornie.

    L’uomo si sentì felice. Invitò tutti alla sua mensa e cominciò a sbocconcellare torte, gelati, frutta candita e selvaggina. Sembrava che gli gnomi conoscessero i suoi gusti.

    Quand’ebbe finito, si sentì leggero come una piuma, come se non avesse ingerito nulla.

    Gli altri commentarono: “Questo è il mondo dell’immaginario, le cose che hai ingerito non ti faranno male.”

    Il cacciatore li ringraziò di cuore. Aveva, in qualche misterioso luogo sotterraneo, degli amici che lo aiutavano nel suo lavoro e gli facevano gradite sorprese.

    “Che cosa posso fare io per voi?” domandò.

    “Potresti fare un film sul nostro futuro”.

    “Quale futuro?”

    “Devi sapere che tutti noi, tra cento anni, diventeremo uomini e verremo ad abitare sopra la superficie terrestre”.

    “Eccezionale. Che cosa dovrei raccontare?”

    “Che un popolo di minuscoli gnomi uscirà dalla sua casa sotto l’albero e porterà un mondo di magia e d’incanto che voi non conoscete”.

    “Il mio mondo è fatto di fantasia e di immaginazione”.

    “Ma, voi uomini, siete molto più materialisti e raziocinanti di noi”.

    L’uomo riconobbe che lo spiritello aveva ragione. I suoi simili ed egli stesso avrebbero avuto un gran beneficio dall’arrivo nel mondo terrestre della fantasia, dell’immaginazione, dei sogni e, soprattutto, dell’allegria degli gnomi. Decise perciò di accontentarli.

    Il film ebbe inizio. Per tre lunghi mesi una decina tra tecnici, scenografi e produttori visse nel luogo ricolmo di fiordalisi e caprifoglio accanto agli omini dei boschi e si trovarono così bene che non volevano più andarsene.

    A loro volta, gli gnomi non vedevano l’ora di venire a far parte del mondo degli uomini.

    Alla fine, tutti tornarono con piacere ai rispettivi luoghi d’origine’.

    Guglielmo, grazie a questa esperienza, fu finalmente capace di sognare.

    Maria Rosaria Fortini

     

     

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