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Favola della domenica – La bambina nel vento

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    C’era una volta una bambina di nome Paolina che amava correre nel vento. Coglieva tutte le occasioni per sperimentare il suo gioco. Appena la sfiorava una folata d’aria più forte delle altre, prendeva l’avvio per correre veloce.

    Abitava in un luogo caldo e temperato ma quando si recava con i suoi familiari in vacanza in Scozia, sulle rive dell’oceano, si metteva a correre. Spesso, le correnti d’aria formavano mulinelli.

    I vari compagni di gioco la guardavano preoccupati. Prima o poi, le dicevano, avrebbe perso il controllo e sarebbe volata via.

    La bimba, incurante di ogni consiglio, chiedeva spesso a suo padre di condurla in barca. Le piaceva che il vento la accarezzasse sul viso e muovesse i lisci capelli castani.

    Aveva deciso che, da grande, avrebbe scelto un lavoro all’aria aperta. Ne parlò con i parenti e gli amici.

    “Potresti lavorare come guardiana di un faro” proponeva Armand, l’amico del cuore che ritrovava ogni anno nel ventoso luogo di vacanza.

    “Ti si addice un corso in Marina” suggeriva lo zio marinaio.

    “Sei selvaggia come gli indiani d’America. E’ là che dovresti andare” sosteneva la cugina Giusy a cui ogni corrente d’aria metteva ansia e preoccupazione.

    Paolina non si sentiva tanto selvaggia. Amava il vento come amava il mare, i boschi, i fiori e le montagne. Solo, correre più forte degli altri e farsi trasportare dai turbini la rendeva felice.

    Decise di diventare una velocista. Come atleta, avrebbe potuto correre sempre più forte e avrebbe avuto la possibilità di viaggiare di paese in paese.

    Trascorse del tempo. Divenne una ragazza. Tutti conoscevano la sua passione per le correnti e i vortici d’aria.

    Un ragazzo proveniente dall’India, Majir, le confidò che nella sua terra soffiavano venti talmente forti da far passare a chiunque la voglia di volare.

    Dopo qualche mese, si sarebbe disputata una gara di velocità proprio in quella nazione.

    “Se vuoi ti accompagno nelle tue passeggiate” le disse il suo amico “ma non ti seguirò nell’occhio del ciclone!”

    “Neanche io sarò così imprudente”.

    Un pomeriggio, terminati gli allenamenti, Paolina e Majir uscirono all’aperto.

    Si avvicinava un turbine di discrete dimensioni. Trascinava con sé foglie e rami. Paolina si ritrasse prontamente, decisa a non sfidare troppo la violenza della natura.

    Tornò il sole. L’aria si fece più calda. Il vento cessò.

    “Oggi non c’è gusto a correre, vero?” la provocò Majir.

    “Mi scatenerò durante gli allenamenti”. Nel frattempo, si esercitò in palestra, aspettando ansiosamente che il vento si alzasse per allenarsi a modo suo, facendosi trasportare dal vento. In ogni caso, nelle prove, fu più veloce del solito realizzando un tempo record.

    Majir temeva che la passione per i cicloni della sua amica, prima o poi diventasse pericolosa.

    Un giorno si recarono in Scozia per una gara. In un ventoso pomeriggio di libertà, durante un picnic, una folata più forte delle altre trasportò Paolina, senza controllo, per un tratto.

    Majir cercò di raggiungerla ma fu costretto a fermarsi a ridosso di un arbusto. Paolina si teneva ad uno spuntone di roccia lontano da lui.

    Egli prese una subitanea decisione. Si sarebbe fatto portare dal vento. Si staccò dall’arbusto e si diresse verso la sua amica.

    L’afferrò e la tenne stretta appoggiandosi allo stesso spuntone di roccia.

    Finché la furia della natura non si calmò. Poi, i due amici si accasciarono al suolo.

    “Hai provato anche tu l’ebbrezza di volare nel vento” esclamò la ragazza dopo un poco, tra un tremore di spavento e l’altro.

    “E’ stato più forte di me. Volevo raggiungerti a tutti i costi. Quando ti ho vista in pericolo, mi sono lasciato andare”.

    “D’ora in poi correrai anche tu insieme a me, vero?”

    “Soltanto se prometti di controllare il tuo entusiasmo e di non fare più pazzie!”

    “Promesso. Non ti metterò di nuovo in pericolo”. Paolina si tese verso il suo amico e lo abbracciò.

    Maria Rosaria Fortini

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