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Favola della domenica – La biblioteca

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    C’era una volta la Biblioteca Comunale di una città antica in cui erano allineati in ordine di argomento numerosi libri di varie altezze, misure, colori e qualità.

    I tomi vivevano tranquilli sui loro scaffali poiché si rendevano conto di essere molto utili ai lettori che si avvicendavano nelle sale della Biblioteca.

    Qualcuno di loro era lì da cento anni e tossiva spesso, specialmente quando arrivavano spifferi d’aria a smuovere la polvere depositata tra i fogli invecchiati. Altri erano recenti, con le copertine colorate e i titoli in rilievo.

    Erano suddivisi per argomento. C’erano volumi di storia, di geografia, di filosofia, di grammatica, di lingue, di archeologia.

    Da una parte, proprio nell’ultimo scaffale, nascosti da una colonna, si trovavano i libri di fantasia. Quasi nessuno dava loro importanza. Non era decoroso, pensavano i vecchi testi, contenere al proprio interno storie di fate, di draghi, di streghe e di gnomi. Chi poteva considerare cultura quella roba? Forse solo dei piccoletti che non capivano nulla e non avevano il cervello abbastanza capiente da contenere tutta la sapienza che invece era in loro.

    Accadde che un giorno, proprio nelle sale di quella biblioteca, capitasse un ragazzino di nome Patrizio. Non era un bambino qualunque, era un piccolo genio di dieci anni. Aveva avuto un permesso speciale per consultare i famosi testi al fine di istruirsi a dovere prima di partecipare a un concorso internazionale per poter accedere, in caso di promozione, ad una prestigiosa Università.

    Al principio, gli autorevoli volumi centenari ne erano stati scandalizzati. Come, si chiedevano, sarebbero stati scomodati e sfogliati da un moccioso senza alcuna esperienza e cultura?

    Si sentirono offesi. Ma dovettero ricredersi. Si accorsero che al ragazzo bastava leggere una sola volta un brano lungo anche venti pagine per ricordarlo a memoria con estrema facilità.

    I libri si passarono parola. C’era, in quelle sale, un piccolo individuo che aveva una mente eccezionale. Sarebbe stato un onore essere consultato da lui. Da allora in poi, come per caso, quando Patrizio si avvicinava, un libro si muoveva, un altro accentuava i suoi colori nella speranza di essere preso. Un volume di geografia, addirittura, fece cadere a terra una cartina geografica vecchia e scolorita. Patrizio esclamò ad alta voce: “Che fortuna! Forse è la mappa di un tesoro.” I tomi centenari inorridirono. Come poteva una persona intelligente concepire una cosa tanto stupida?

    Il ragazzo continuò: “Che posto meraviglioso. Chissà quante altre cose interessanti nasconde.” Si spostò tra gli scaffali, esaminandone uno a uno, fino ad arrivare a quelli disposti dietro la colonna. Un’esclamazione di stupore gli venne alle labbra. “Ma qui c’è un intero mondo da scoprire”. Nella sua breve vita di genio aveva avuto poco tempo per nutrire la fantasia ma adesso, di fronte a quei titoli straordinari, non poteva resistere. Afferrò ‘L’isola del tesoro’, ‘Ventimila leghe sotto i mari’, ‘Dalla Terra alla luna’ e li divorò in pochissimo tempo.

    “E’ incredibile” esclamavano i prestigiosi tomi di lettere, filosofia e teologia mentre osservavano il ragazzo immerso nella lettura di racconti avventurosi fino all’orario di chiusura.

    Quella notte i libri non riuscirono a riposare. Ricordavano come i responsabili della biblioteca avessero inserito il genere avventuroso solo per chi desiderava scrivere un saggio sulla fantasia o preparare una tesi di laurea sulle favole. Idee balzane, senza  dubbio, ma poteva sempre accadere.

    Presi da disgusto, decisero di ribellarsi. In presenza degli impiegati, cadevano a terra, si aprivano senza essere toccati, tossivano rumorosamente e sfuggivano dalle mani di chi cercava di rimetterli in ordine.

    I responsabili sospettarono l’intervento di fantasmi. Chiamarono gli esperti finché una notte, da dietro la colonna, spuntò una nuvoletta. Un libro grande a vivaci colori avanzò fino al centro della sala dedicata alla scienza. Dalle sue pagine uscì una figura lucente. Si trattava di una donna quasi trasparente.

    “Ascoltate” disse ai seriosi tomi, “io sono la fata Ludmilla. Devo parlarvi a nome di tutti noi. Abbiamo capito che non accettate la nostra presenza in questo luogo. Riteniamo che, prima di apprezzare le materie contenute nelle vostre austere pagine, un ragazzo debba apprezzare le storie dei nostri libri. Per questo, abbiamo deciso di farci conoscere meglio.”

    Ci fu un grande strepito. Nessuno dei tomi scientifici voleva essere costretto ad ascoltare vicende irreali ed insensate. Si rifiutarono assolutamente.

    I libri di fiaba, di avventura e di fantascienza non si fecero intimidire. Ogni notte, per un certo periodo, rappresentarono le loro storie magiche ed immaginarie tanto che molti dei volumi sugli altri scaffali accorsero ad ascoltare.

    Alla fine, quasi tutti cambiarono opinione sull’utilità dei libri di fantasia. La fata Ludmilla ne fu ben contenta, era proprio ciò che le stava a cuore.

    Patrizio, dopo essersi nutrito a dovere di avventura e magia, tornò a studiare con maggiore interesse e convinzione i brani seriosi che prima spesso imparava a memoria e anch’egli si accorse che molti contenevano spunti per un sapere misterioso e profondo.

    Maria Rosaria Fortini

     

     

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