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Favola della domenica – La cinciallegra

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    C’era una volta un anello di diamanti incastrato tra i rami di un cespuglio. Il vento e l’acqua l’avevano più volte colpito ma senza scalfirlo. La sua lucentezza e il suo bagliore erano rimasti inalterati.

    Non si sapeva come un tale gioiello fosse finito in quel cespuglio, ma un giorno una cinciallegra decise di scoprirlo.

    Chiese aiuto ai volatili della sua specie, ma nessuno volle darle ascolto. Se un anello era finito in un cespuglio, voleva dire che così doveva essere, dicevano, e volavano via.

    Un mattino si spinse più in alto del solito; incontrò un’aquila che volava a bassa quota.

    “Buon giorno” la salutò timidamente.

    “Buon giorno a te.”

    “Posso farti una richiesta?”

    “Fai pure.”

    “Voglio dirti che giù, in pianura, in mezzo ad un cespuglio, è nascosto un anello bellissimo. Nessuno lo cerca, è lì da tanto tempo. Tu ne sai qualcosa?”

    “Sicuro. Ti racconterò la sua storia. Posiamoci su quella rupe, così potrai riposare.”

    “Grazie” disse la cinciallegra che respirava a fatica a causa dell’aria rarefatta.

    “Devi sapere che quell’anello apparteneva ad un mago che viveva in un luogo di pietra dove si osservavano gli eventi passati e futuri e dove, per la prima volta, il mare si profilò all’orizzonte.

    “Quell’oggetto prezioso dava al mago un grande potere ed egli lo usava per aiutare i germogli a fiorire, le navi ad evitare le tempeste e i volatili a vivere serenamente. Noi uccelli lo amavamo e gli giravamo intorno in vortici e spirali per aiutarlo nel suo immane lavoro.”

    “Anche voi aquile?” chiese la cinciallegra.

    “Certamente. I miei antenati hanno tramandato il racconto per generazioni fino ad arrivare a me. Dunque…” continuò “dato che i maghi vivono per lunghissime migliaia di anni, tutto andò bene sulla Terra finché l’anello fu nelle sue mani, ma poi giunsero da lontano selvaggi conquistatori, accompagnati da un ferocissimo drago.

    Per poterli fronteggiare il mago chiese aiuto al mondo dell’incantesimo dove tutto è possibile e dove esistono uccelli come noi, uomini coraggiosi e maghe potentissime.

    Tutti arrivarono alla conclusione che, per sconfiggere il drago, era necessario confonderlo.

    Quindi, una moltitudine di volatili del mondo reale e dell’irreale lo circondò mentre presentavano ai suoi occhi mille luoghi immaginari dove egli credeva di vedere il prodigioso anello. Nella brama di prenderlo, girava su se stesso vorticosamente. Arrivarono i barbari per dare manforte al drago e per impossessarsi, a loro volta, del gioiello.

    Si scatenò una battaglia senza esclusione di colpi durante la quale il mago temette di veder sparire per sempre il mare all’orizzonte, gli uccelli tanto amati e le stagioni, che scandivano la vita sulla Terra, sconvolte da eventi ingovernabili. Usò il potere del portentoso anello e, dopo molti sforzi, i barbari furono respinti e il mostro finalmente tramortito, ma non ancora sconfitto.

    Un’imponente aquila, più grande e poderosa di tutte le altre, sorvolò in quel momento il cielo annerito da tante battaglie. Aveva le ali spiegate in un maestoso e placido volo e il mago, alla sua vista, decise che solo la più grande tra gli uccelli avrebbe potuto anteporsi a un tale, terribile avversario.”

    La cinciallegra ascoltava incantata. Che, a un certo punto della storia della Terra, la migliore della sua specie fosse stata scelta per sconfiggere un drago, le sembrava una cosa straordinaria. Trattenne il respiro mentre l’aquila continuava:

    “Il mago disse alla mia antenata: ‘Poiché tu sei una creatura terrestre ma sei  in grado di elevarti a grandi altezze, rappresenti l’unica possibilità di soggiogare la forza del nostro peggior nemico. Ora che è tramortito, potrai avvicinarti a lui facendo attenzione a non bruciarti le ali nell’aria arroventata dalle sue spire e colpirlo al cuore con il becco acuminato. Io ti aiuterò con la mia magia e quella che ancora resta all’anello.’

    L’aquila accondiscese. In poco tempo portò a termine il suo compito con abilità e coraggio e quando, finalmente, la pace tornò tra i mondi sconvolti, ella fu nominata per sempre Regina degli uccelli e delle montagne.”

    “Che cosa accadde all’anello?” chiese la cinciallegra con emozione.

    “Non aveva più alcun potere. Il mago lo lasciò cadere a terra facendo ritorno alla sua radura di pietra.”

    “Che ne sarà di esso?”

    “Il mago è in attesa di qualcuno che gli renda il potere di un tempo.”

    “Chi potrà farlo?”

    “Solo un essere umano dotato di grandi poteri.”

    “E’ una storia magnifica. Ti sono grata per avermela raccontata.”

    “Devo tornare alle mie montagne… vieni, ti accompagno a valle.”

    Salutata la sua compagna, la cinciallegra si posò accanto al solito cespuglio, incerta sul da farsi. Dopo aver ascoltato il racconto dell’aquila, sentiva un grande rispetto per tutti i volatili, capaci di contribuire al benessere della Terra. Non per niente erano riusciti a sconfiggere i barbari e lo spietato drago. Ma anche gli esseri del mondo incantato e gli uomini, pensò, avevano la loro importanza nella conservazione del mondo creato.

    In quel mentre, passò di là un’allegra fanciulla canterina. La cinciallegra s’innamorò della sua bellezza e la seguì. La ragazza, cogliendo more, cantava: ‘Vorrei avere un anello molto belloo… oh, oh. Lo coprirei di magico poteree.. e lo darei al mio mago nel castellooo.. oh, oh oh.”

    Riconoscendo in lei l’essere umano capace di ridargli la forza di un tempo, la cinciallegra prese l’anello incastrato tra gli spini e lo lasciò cadere ai suoi piedi. La ragazza lo raccolse e lo mise al dito.

    La natura circostante si trasfigurò. Gli alberi, i cespugli, i prati fioriti presero i colori dell’arcobaleno. Il cielo acquistò uno straordinario splendore e l’aria si fece via via più tiepida e profumata.

    Il mago guardò dalla costruzione di pietra ciò che stava avvenendo. Esultò. Aveva compreso che l’anello stava riacquistando la sua magia. Ringraziò la cinciallegra; grazie a lei, avrebbe potuto di nuovo rendere la Terra un luogo incantato e colmo di splendore.

    Maria Rosaria Fortini

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