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Favola della domenica – La fabbrica di bacetti

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    C’era una volta una fabbrica di bacetti che venivano distribuiti in ogni angolo di mondo. Esistevano bacetti di affetto, di amore, di amicizia e bacetti tra familiari.

    Quando si verificavano disguidi e gruppi di bacetti andavano perduti, accadevano catastrofi: le mamme si arrabbiavano con i loro figli, i fidanzati con le fidanzate, gli amici con gli amici e i papà con le mamme. Bisognava fare molta attenzione perché ciò non accadesse.

    Esistevano dei ragazzi invidiosi che avevano deciso di sabotare il buon funzionamento della fabbrica.

    ‘Io prendo soltanto botte dai miei genitori perciò voglio impedire che altri si vogliano bene’ diceva il capo di un piccola banda di ragazzini, Lucio. Erano soliti nascondersi nei giardini e dietro le finestre per spiare i gesti di affetto che i loro compagni di scuola si scambiavano in famiglia o a scuola.

    ‘Hai visto, Franco?’ disse un giorno Lucio a uno dei suoi amici ‘Andrea ha dato un bacetto a Maia e lei non l’ha respinto. Con me è sempre sgarbata. Sai che ti dico? Andiamo a mettere zizzania nella fabbrica di bacetti’.

    ‘No, io non vengo’ disse Franco. ‘Neanche io’ aggiunse Sandro.

    ‘Siete dei paurosi! Begli amici. Ho capito, andrò da solo’. Trovò e disattivò la pompa che inviava baci a casa di Maia poi andrò a spiare da quelle parti.

    C’era aria di festa. La sorella più grande della sua amica aveva invitato il proprio ragazzo per una merenda in giardino. I preparativi si svolgevano in armonia.

    ‘Lega il cane, tesoro, altrimenti non ci permetterà di mangiare in pace’ diceva il papà al fratello di Maia.

    Con mille coccole, il ragazzino eseguì l’ingrato compito poi, entrato in casa, domandò alle donne in cucina se avessero bisogno di aiuto. La mamma gli mandò un bacio con la mano.

    Tutt’a un tratto, accadde il finimondo. Il barboncino si liberò e saltò sulla tovaglia immacolata e il ragazzo, nel tentativo di fermarlo, ci piombò sopra.

    ‘Che state facendo? Sta arrivando Guido, che figura mi fate fare?’ protestò la sorella di Maia. Perfino la mamma e la nonna cominciarono a parlare a voce alta partecipando alla preoccupazione generale.

    ‘Ma allora funziona davvero!’ pensò Lucio che, a tutta prima, ne rise soddisfatto poi si rabbuiò perché aveva riprodotto tale e quale il clima sgradevole e privo di affetto che esisteva nella sua famiglia.

    Cercò un rimedio. Se nella sua famiglia, liti e scappellotti si susseguivano con regolarità, c’era qualcosa che non funzionava alla fabbrica dei bacetti. Perché alcune famiglie vivevano felici e contente e a casa sua nessuno dava o riceveva bacetti? Si avvicinò di soppiatto alla fabbrica e cercò un vicolo dove entrare non visto.

    Tutt’a un tratto scorse una sagoma conosciuta. Era Maia. ‘Che cosa ci fai qui?!’ le chiese.

    ‘Che cosa ci fai tu qui, piuttosto’.

    ‘Io sono venuto per cercare di sistemare i miei rapporti in famiglia. Un nutrito sacco di bacetti risolverebbe tutti i nostri problemi’.

    ‘Lo credo! Sei così scontroso che mi sono chiesta se nessuno ti abbia mai baciato’.

    ‘E allora?’

    ‘Voglio scoprire quali cunicoli arrivano fino a voi e vedere se per caso sono intasati’.

    Lucio non replicò. Aveva la gola chiusa. Maia era lì per aiutarlo. Voleva dire che, nonostante le avesse mostrato gelosia e sgarbatezza, la ragazzina provava dell’affetto per lui.

    Decisero di agire insieme. Attraverso vicoli interminabili, con il rischio di venire scoperti, arrivarono al luogo dove i bacetti venivano prodotti. Videro che tante stampe a forma di cuore emergevano da altrettante copie di tutti gli abitanti della città. Maia individuò subito la sua famiglia ma Lucio, nonostante girasse in tondo diverse volte, non trovò la sua. Scoraggiato, stava per andare via quando si avvide che una parte dell’enorme sala era in penombra. Da lì, non partiva alcuna stampa di bacetti.

    ‘Ho capito. Lì non arriva la luce’ esclamò Maia. Cercarono un interruttore. Trovarono un trasformatore con la scritta: ‘Per attivare la produzione di bacetti, abbassare la leva’.

    Cosa che Lucio fece subito. Immediatamente, un nugolo di bacetti intasati da tanto tempo, si sbloccarono e trovarono la strada per arrivare fino alla casa di Lucio il quale, preso da grande eccitazione, si avvicinò a Maia e la baciò con tutto l’affetto che provava per lei.

    Maia ricambiò e, finalmente, il ragazzino provò la dolcezza di dare e ricevere amore con cuore aperto e gioia profonda.

    Maria Rosaria Fortini

     

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