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Favola della domenica – La festa di Valentino

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    C’era una volta un bambino di nome Valentino di circa otto anni di età che aveva una grande amica di nome Genziana. Era un’amica di statura piccola che, a comando, poteva crescere quanto voleva. Valentino era convinto che fosse una maga, oppure un genio o una fata.

    I due amici giocavano insieme e si divertivano un mondo. Spesso, quando il bambino credeva di essere solo, da qualche angolino spuntava lei, facendolo ridere a crepapelle.

    Valentino, a scuola, raccontava le meraviglie della sua particolare amica ora piccola, ora normale, ora grande.

    A sua richiesta, Genziana un giorno si recò a scuola per mostrare le sue capacità e per raccontare la sua storia. Disse che, tempo prima, qualcuno le aveva regalato una piccola bottiglia. Era di vetro, ripiena di foglioline dorate. Bastava che ne prendesse una e l’accostasse al viso perché cambiasse statura ed età a suo piacimento.

    Il fatto eccezionale era che, oltre che nell’aspetto, assumeva le nozioni e le esperienze dell’età che dimostrava in quel momento.

    Toccò una foglia, la mise accanto al viso, assunse l’età di sedici anni. Valentino rise divertito mentre i suoi compagni emisero esclamazioni di meraviglia e di incredulità.

    “Proprio come Alice nel paese delle Meraviglie!” esclamò una bambina con i riccioli biondi.

    “A me piace fare esperimenti con gli alambicchi, ma non sono mai riuscito a produrre effetti così sorprendenti” confessò un ragazzino con l’espressione da studioso.

    L’insegnante presente al fenomeno rimase senza parole. Si convinse che Genziana fosse solo un’abile illusionista.

    “Quanti anni hai in realtà?” chiese per non essere da meno dei suoi scolari.

    “Ne ho dodici, ma mi sento più grande. Queste trasformazioni mi hanno maturato”.

    “Che classe frequenti?”

    “La seconda media e i miei professori mi permettono di dare anche lezioni ai miei compagni”.

    “Non ho mai sentito parlare di te”. A suo parere, un tale fenomeno, se era vero, non poteva passare inosservato alla comunità scolastica. “Chi ti ha fatto questo regalo?”

    “Dei strani personaggi. Mi trovavo in un bosco. Mi sono allontanata dai miei genitori per cercare funghi e fiori e ho visto tre esserini che tenevano in mano questa bottiglia. Uno di loro ha preso una foglia, l’ha accostata al viso ed è diventato grande come me. Ho urlato per lo spavento. Poi mi ha teso la boccetta perché la prendessi. L’ho fatto, li ho ringraziati e sono scappata. A casa, anch’io ho provato con una foglia. Funzionava davvero! Diventavo alta e intelligente a seconda dell’età che raggiungevo di volta in volta. Un giorno, mi sono ritrovata ad essere una vecchietta arzilla e saggia. Che sensazione buffa!”

    “C’ero anch’io” intervenne Valentino “mi diede vari consigli e mi raccontò storie su storie come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita”.

    “Tra poco è Natale” disse il bambino studioso “che cosa farai in quel giorno?”

    “Io voglio dare una festa” l’interruppe Valentino “Genziana mi ha promesso che ci sarà e che farà tante trasformazioni. Vi invito tutti”.

    I compagni accondiscesero entusiasti.

    “Vengo anch’io. Posso?” esclamò l’insegnante. Pensava di voler approfondire il mistero di Genziana e degli esseri che aveva incontrato.

    “Venga pure” disse Valentino, “i miei genitori ne saranno contenti”.

    Alla festa del ventuno dicembre che Valentino organizzò a casa sua, Genziana si divertì a diventare una ragazza di diciotto anni, poi una giovane donna di venticinque, infine una matura signora di cinquantacinque. Ogni volta, rivelava le sensazioni che provava, come vedeva il mondo: con allegria, con preoccupazione, con desiderio di solidarietà.

    “Più anni ho e più nasce in me la voglia di aiutare gli altri “confidò, “forse la vita insegna ad essere altruisti”.

    Nel frattempo, l’insegnante e gli adulti presenti avevano preso sul serio il fenomeno a cui avevano assistito e si chiedevano quale fosse il significato di tutto ciò.

    Genziana chiese il silenzio. “Mi restano soltanto tre foglioline” disse “e ho un’idea. Regalo queste tre possibilità a chi di voi ne voglia approfittare. Poiché siamo a Natale e provo dispiacere per i tanti bambini che in questo momento soffrono la fame, la sete e la malattia, vorrei la promessa che sarà elargita una somma per alleviare queste sofferenze”.

    Si prenotarono l’insegnante poiché voleva ridiventare per qualche ora una bambina, Valentino perché voleva sapere come ci si può sentire a venti anni e la ragazzina dai riccioli biondi perché desiderava provare la sensazione di essere una mamma.

    Fu un pomeriggio divertentissimo e indimenticabile. Alla fine della festa, Genziana chiese al suo amico e all’insegnante se accettassero di accompagnarla nel bosco nello stesso luogo dove aveva ricevuto in dono l’ampolla.

    Entusiasti, il giorno dopo tutti e tre si fermarono di fronte al tronco di albero cavo dove le personcine erano già là, in loro attesa.

    Genziana mostrò l’ampolla vuota: “Sono qui per ringraziarvi. A causa delle foglioline mi sento più adulta e responsabile”.

    Finalmente uno dei tre parlò: “Siamo felici che tu abbia usato il nostro dono per aiutare gli altri. Il nostro scopo era proprio quello di rivelare che la gioia più grande della vita è l’amore per i nostri fratelli più infelici. Vi auguriamo con amore Buon Natale”. Presero l’ampolla vuota e sparirono nell’incavo del tronco.

    Con grande meraviglia e all’improvviso i presenti compresero che i tre esseri straordinari altri non erano che gli amorevoli angeli del Natale.

    Maria Rosaria Fortini

     

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