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Favola della domenica – La libellula

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    C’era una volta una libellula che aveva un desiderio: incontrare le lucciole.

    Non ne aveva mai visto in vita sua dato che quei piccoli animali vivono con il buio per cui decise che, per una volta, avrebbe dormito di giorno e vegliato di notte. Non aveva neanche mai conosciuto l’oscurità della sera poiché la sua vita si svolgeva alla luce del sole.

    Il giorno scelto, si posò su una foglia di valeriana, succhiò una minuscola goccia di linfa e si addormentò.

    Si svegliò quando il sole era al tramonto e la libellula rimase incantata da tale meraviglia.

    Pian piano arrivò la notte e la poverina ne fu spaventata.

    Si trovava su un poggio erboso dove, le avevano detto, giravano una quantità di lucciole luminose che ora, nascoste tra le foglie, dormivano.

    La libellula non riusciva a vedere molto alla luce della luna e, nonostante il caldo estivo, cominciò a tremare.

    “Perché tremi così forte?” le domandò qualcuno al suo fianco.

    “Perché ho paura. Non sono mai stata sveglia di notte” rispose a quello che pensava essere un grillo notturno. “Tu chi sei?”

    “Sono una civetta”.

    “Aaaah!”

    “Non aver paura, non ti faccio nulla. Ho già mangiato. Mi meraviglia, però, vedere un insetto che non ho mai notato da queste parti. Da dove vieni?”

    “Io giro spesso attorno a questo poggio, ma volo di giorno. In questa circostanza straordinaria, ho voluto essere presente quando appaiono le lucciole. Non le conosco affatto.”

    “Allora sei una ricercatrice. Quegli animaletti mi volano sempre intorno, ma solo quando l’aria è molto calda.”

    “Pensi che questa sera si faranno vedere?”

    “Credo di sì. Aspetta qualche momento.”

    Dopo un istante, da sotto le foglie, emersero decine di insetti luminosi che si muovevano elegantemente.

    La libellula ne fu affascinata. Che spettacolo sorprendente c’era nell’oscurità!

    “Ecco le tue lucciole” esclamò la civetta.  “..Mi è tornata fame, ora mangio qualcuna di voi.. Ahm!”

    libellulaLa libellula si tuffò di fianco ed evitò per poco le fauci del rapace; non così un paio di insetti luminosi che vennero fagocitati in un battibaleno.

    “Ahinoi!” esclamarono gli altri cercando di salvarsi dalla famelica civetta,  ma questa si era stancata di stare sul solito crinale e si allontanò svolazzando rumorosamente. Tutte trassero un sospiro di sollievo e la libellula si avvicinò alle lucciole superstiti per cercare di fare amicizia.

    “Salve, vorrei fare la vostra conoscenza…prima che mi prenda sonno e mi addormenti.”

    “Chi sei? Non ti abbiamo mai visto.”

    “Sono una libellula e vivo di giorno ma sto cercando di stare sveglia…ahhh” sussurrò sbadigliando “per poter conversare con voi.”

    “Ne siamo liete.”

    “E’ straordinaria la luce che emettete. Permette di vedere al buio.”

    “Sì, ma per noi è solo un richiamo e un modo per conoscerci l’un l’altra.”

    “Mi piace così tanto che vorrei essere una libellula di giorno e una lucciola di notte.. ahhh.”

    Senza rendersene conto, cadde lievemente sul terreno e si addormentò.

    Una fata ascoltò il suo desiderio e, istantaneamente, la trasformò. Ella si risvegliò lucciola luminosa.

    “Che gioia poter essere come voi” gridò la libellula quando si avvide della stupefacente trasformazione.

    Passarono accanto al poggio dei ragazzi che tardavano a rincasare e, alla vista di tante belle lucciole, cercarono di catturarle. Decine di mani si divertirono a inseguirle e a chiuderle a pugno per poi farle volare di nuovo.

    “Che batticuore!” esclamò la libellula. “Prima la civetta, ora i ragazzi. Vorrei tornare a vivere di giorno..”

    Quella stessa fatina che l’aveva tramutata in lucciola notturna, la mutò di nuovo in libellula, felice di volare alla luce del sole.

    Però il bell’insetto pensava alla sorte toccata alle sue compagne tanto appariscenti da essere facile preda di rapaci e di piccoli umani.

    “Dato che ho una fata che esaudisce volentieri i miei desideri, la chiamerò per chiederle un favore” pensò ma, più cercava di esprimersi ad alte frequenze con le piccole antenne e meno riusciva a farsi sentire dalla sua protettrice.

    In quel momento, volteggiando sopra un orto, vide un rospo. Si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio:

    “Mi sembra che la tua specie abbia dimestichezza con il mondo delle fate. Vorresti mettermi in comunicazione con la mia?”

    “Certo! Che cosa vuoi che le chieda?”

    “Se, per favore, possa rendere la vita delle lucciole sul poggio meno pericolosa”.

    “Sarà fatto” rispose il rospo. “Da questa sera puoi star certa che il tuo desiderio sarà esaudito.”

    “Grazie tantissime.”

    Non contenta di aver avuto una tale assicurazione ella, qualche giorno dopo, volò sulla consueta foglia di valeriana per addormentarsi e si svegliò proprio mentre le lucciole uscivano dai loro nascondigli.

    Non c’era traccia della civetta e nemmeno dei pericolosi ragazzini. La serata era dolce e tranquilla.

    “Ti siamo molto grate” esclamarono miriadi di lucciole al suo indirizzo. “Per merito tuo ora la nostra vita è calma e felice.”

    “Com’è accaduto?”

    “Un rospo è passato da queste parti. Si è trasformato in un grande falco e ha cacciato via la civetta e i ragazzini che erano tornati a darci fastidio.”

    “Si tratta sicuramente della fatina che ha esaudito il mio primo desiderio..”

    “Non sappiamo come ringraziarti. Vieni a trovarci spesso..”

    “Lo farò”  promise la dolce e generosa creatura, addormentandosi di colpo sul crinale.

    Maria Rosaria Fortini

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