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Favola della domenica – La perla

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    C’era una volta una perla che stava rotolando lungo un dirupo. Quando trovava un ostacolo, saltava agilmente per superarlo.

    Senza coscienza di sé, si chiese che cosa le fosse accaduto per dover rotolare in quel modo per la ripida discesa. Era inseguita, forse? Era scivolata?

    Cercò di vedere il lato positivo dell’avvenimento; trotterellò in mezzo ai cespugli bassi come una palletta impazzita, evitò abilmente le rocce appuntite e, alla fine, arrivò fino alle acque di un ruscello che scorreva a valle.

    L’acqua limpida la lavò, la accarezzò e rese la sua superficie lucente e madreperlacea.

    La sfera continuò ad avanzare tra le onde. Incontrò pesci, erbe acquatiche e ramoscelli galleggianti.

    All’improvviso, tornarono i ricordi. Aveva fatto parte, con molte altre perle come lei, di una collana che ornava il collo di una giovane donna. La donna aveva il viso dolce e la figura elegante. Inoltre, era allegra, divertente e amava molto i suoi nipotini, i figli di sua sorella.

    Ne aveva tre e, insieme al marito, aveva deciso di portarli in vacanza. Alla vigilia della partenza Davide, il più piccolo, si era attaccato alla collana della zia, attirato dalla lucentezza delle sue perle. Con costernazione di tutti, il filo che le teneva unite si era rotto, la collana si era sfilata e tutte le sfere  erano cadute in terra, ciascuna rotolando e rimbalzando alla rinfusa.

    Le due sorelle di Davide, con vari gridolini, si erano affrettate ad inseguirle e a raccoglierle sul pavimento liscio e lucido. Dopo poco, furono riunite nelle mani della zia che le mise in un sacchetto di velluto, convinta di non averne perduta nessuna.

    In quel mentre, si era levata la voce dello zio che sollecitava la famiglia a muoversi in fretta per prendere l’aereo che, di lì a qualche ora, li avrebbe portati in un luogo ameno, tra le montagne.

    Nessuno si era accorto che una perla era sfuggita alla ricerca affannosa delle due bambine, perché si era incastrata sotto una delle scarpe da ginnastica che calzavano quel giorno. Precisamente, sotto una scarpa di Federica.

    Nel luogo di vacanza, la comitiva compì una gita in uno dei luoghi scoscesi della montagna. Iniziarono a costeggiare un sentiero ripido. Federica avanzava con difficoltà perché non aveva voluto calzare gli scarponcini adatti per l’occasione. Con le scarpe da ginnastica ai piedi, scivolò su un sasso appuntito. Di conseguenza, la perla si era staccata dalla suola ed era rotolata lungo il dirupo raggiungendo il corso d’acqua dove ora viaggiava a velocità sostenuta.

    “Benvenuto, strano oggetto acquatico” esordì un ramoscello di vischio che navigava accanto a lei, “da dove vieni?”

    “Sono una perla e sarebbe troppo lungo spiegarti come sono arrivata fino a qui. Piuttosto, sai dirmi dove siamo diretti?”

    “Verso le cascate, naturalmente..  E’ la prima volta che fai questo percorso?”

    “Sì, e non ho idea di che cosa siano le cascate..”

    Il ramoscello rise pensando a quanto fosse divertente arrivare fino all’acqua scrosciante e farsi trasportare dalla corrente.

    “Non ci pensare. Avvicinati e incastrati tra le mie foglie. Andremo insieme.”

    La compagna non si fece pregare, già spaventata dal rumore che aumentava man mano che procedevano sull’acqua. Rimpiangeva la sua vita tranquilla, occupata a volte a dormire in un cassetto, altre allacciata intorno al collo della simpatica zia.

    A chi sarebbe stata utile, da quel momento in poi? Con un salto, si sistemò tra le foglie bagnate e si nascose per non vedere ciò che sarebbe capitato tra breve.

    “Iuhuu!” esclamò il suo compagno iniziando il grande salto tra le acque scroscianti. Volarono letteralmente tra gli spruzzi. Alla perla mancò il respiro e temette di essere scaraventata lontano dal ramoscello a cui era aggrappata con tutte le sue forze. Piombarono con violenza nel torrente a valle e vennero risucchiati per qualche momento dai vortici che la cascata formava alla fine della sua corsa.

    Il vischio si divertiva come un matto. Dopo un intervallo che sembrò infinito, ripresero a scivolare dolcemente sulla superficie del corso d’acqua. La perla riprese fiato ed energia e disse coraggiosamente: “Mi sono divertita anch’io..”

    “Penso che tra poco ci areneremo su una delle rive. Il torrente, da qui in poi, si allarga e prende un ritmo più moderato.”

    La perla gioì a questa prospettiva. Era un oggetto di terra e le dava fastidio sentirsi  fradicia e gocciolante per lungo tempo.

    Di lì a poco si arenarono su una delle sponde. Si fermarono a riposare.

    Poi, percepirono voci di varie persone. Incredula, la perla riconobbe quella di Federica. Sobbalzò dalla gioia e sperò che il sole la rendesse così luminosa da essere facilmente riconoscibile.

    La bambina si avvicinò alla riva con sua sorella, attirate ambedue da uno strano luccichìo. Raccolsero l’oggetto sferico e lo osservarono con enorme meraviglia:

    “Guarda, Giulia. E’ uguale alle perle della collana di zia Laura. Portiamola con noi”.

    “Sì” disse Giulia, “e prendo anche questo ramoscello di vischio, sarà di buon augurio per tutto l’anno.”

    Quando si riunirono alla comitiva, grande fu la gioia e lo stupore di tutti i presenti al racconto della perla perduta e ritrovata miracolosamente dalle due bambine.

    Maria Rosaria Fortini

     

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