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Favola della domenica – La scala musicale

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    C’erano una volta due fratelli di nome Helèn e Martin che viaggiavano col pensiero su una scala musicale: do-re-mi-fa-sol-la-si.

    Una sera si trovavano nella loro abitazione in riva al fiume, contornata da fiori multicolori, alberi e cespugli. In questo giardino avevano imparato ad ascoltare le voci provenienti dall’universo tra i profumi del prato e le armonie che emettevanoi loro amati strumenti musicali.

    Facevano parte di un’orchestra in cui suonavano il violino e il pianoforte e spesso sognavano di partire per viaggi interstellari alla ricerca di sinfonie spaziali.

    Incamminatisi quella sera magicamente sulla scala do-re-mi-fa-sol-la-si, si ritrovarono nel vuoto cosmico a migliaia di chilometri di distanza dalla Terra. Viaggiavano vorticosamente.

    Tutt’a un tratto videro una stella, più grande di quelle mai conosciute. Sprigionava luce e gas di colore intenso. Non si sentivano in pericolo perché la musica li proteggeva e li sosteneva. Avanzarono senza paura.

    La scala si dirigeva proprio su quella grande stella. Era l’abitazione di un re. Venne loro incontro. Imponente e barbuto, li salutò con un sorriso: “Benvenuti nel mondo della melodia”. Poi indicò loro un bambino: “Questo è mio figlio Atlas”.

    “Sei il sovrano di questa stella?” chiese Martin.

    “Sì, per quanto me lo consentono le turbolenze interne al mio mondo”.

    “Anche sulla Terra ci sono molte turbolenze” disse Helèn pensando alle guerre e ai terremoti che spesso sconvolgevano il loro pianeta.

    “E’ naturale” aggiunse il re “l’universo è fatto allo stesso modo;gli sconvolgimenti e le turbolenze di ogni natura si trovano dappertutto. Io e mio figlio ne siamo spettatori”.

    “Ditemi, potete intervenire su pianeti come il nostro?”

    “Sì, plachiamo ogni turbolenza con una melodia attraverso le scale musicali, come quella che vi ha condotto oggi fino a qui.”

    “Conosci molte armonie?” chiese Martin “potrei impararle e portarle dalle mie parti.”

    In quel momento si avvicinò, a grande velocità, un’aquila reale.

    “Vieni qui!” esclamò Atlas. L’animale, dopo un breve volo, si posò dolcemente accanto al bambino.

    Il re indicò il grande rapace:“E’ lei che accompagna le nostre canzoni. Fa da tramite tra i pianeti e le stelle”. Si rivolse al figlio: “Ragazzo mio, canta la tua canzone ai nuovi arrivati”.

    Il bambino cantò :

    “Non far caso ai turbini d’argento

    Essi son stelle portate dal vento.

    Se un’aquila reale

    Ti sembra rapace

    Accoglila, può donarti la pace.

    Cammina, uomo, su note spaziali

    Col cuore, potrai mettere le ali.

    Ascoltate, fratelli

    Dei mondi gemelli:

    basta una canzone

    per far di tutti i mondi una nazione”.

    Atlas tacque, gli occhi brillanti.  Il re chieseai due fratelli: “Perché siete venuti su questa stella?”

    “Per imparare una nuova musica” rispose Helèn.

    Martin pregò: “Insegnaci nuove canzoni. Quando la tua musica sarà dentro di noi, potremo comunicarla agli altri e aiutare il nostro pianeta”.

    In quel momento si udì un grande boato. “La stella sta sprigionando la sua energia” disse il re. “Atlas, presto! Parti con l’aquila!”

    Il ragazzo ubbidì. Partì insieme all’aquila. Come sempre, il suo compito era quello di raccogliere le note scaturite dalla stella, in tante melodie nuove.

    “Allegri ragazzi!” esclamò il re. “Tra poco potrete portare con voi mille melodie da strabiliare l’intera vostra umanità!”

    Per Helèn e Martin un grande sogno si stava avverando; ben presto avrebbero potuto aiutare i loro simili con grandi e più potenti melodie cosmiche.

    Il ragazzo fece ritorno. Portava con sé note ed armonie sconosciute. I fratelli ascoltavano rapiti. Avevano fretta di tornare a casa per poter suonare con i loro amati strumenti, il violino e il pianoforte.

    “Avrete bisogno di strumenti di altro tipo” disse il re“l’arpa-violino e il pianoforte-contrabbasso”.

    “Chi ci insegnerà a suonarli?” chiese Helèn.

    “Atlas verrà con voi e resterà qualche tempo finché non avrete imparato. Poi, con le maggiori vibrazioni, potrete aiutare il vostro pianeta”.

    Su una luminosissima scala musicale i due fratelli, l’aquila reale e il melodioso bambino si diressero verso la Terra salutati da mille fuochi d’artificio scaturiti dalla stella più sfolgorante dell’universo.

    All’arrivo, Hatlas prese dalle ali dell’aquila i due nuovi strumenti, li sistemò in salotto ed eseguì i primi magici accordi. Nei giorni seguenti insegnò molte armonie ai due fratelli che furonopresto in grado di suonare l’arpa-violino e il pianoforte-contrabbasso.

    Un giorno, il  bambino spaziale annunciò: “Domani vi insegnerò le ultime note, poi tornerò indietro sulla scala musicale do-re-mi-fa-sol-la-si, fino mia alla stella”.

    “D’accordo” dissero i due fratelli.

    All’indomani, invece, Atlas e l’aquila erano spariti portando con sé i due magici strumenti. Alla delusione di Martin ed Helèn si aggiunse il dubbio di aver fatto soltanto un bellissimo sogno.

    Ma no! Gli spartiti con le nuove armonie erano sul tavolo di musica e, al posto dell’arpa-violino e del pianoforte-contrabbasso, c’erano due strumenti in miniatura che vibravano al più piccolo tocco delle loro dita.

    “Faremo costruire due strumenti uguali a questi modelli e potremo eseguire le nuove melodie insieme ai nostri compagni. Dài, mettiamoci al lavoro!” esclamò Martin.

    I due ragazzi erano impazienti di far conoscere ai compagni dell’orchestra e a tutto il loro pianeta le nuove magiche armonie trovate nella profondità del vuoto spaziale per dare più energia e luminosità alla loro Terra.

    Maria Rosaria Fortini

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