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Favola della domenica – La scatola magica

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    Marina era una ragazzina fantasiosa e allegra che possedeva una scatola di latta  decorata. Conteneva biglietti, pupazzi e nastri che di volta in volta vi riponeva. Gliel’aveva regalata la nonna.

    In un noioso pomeriggio d’autunno, aprendo la scatola, notò all’interno la firma della sua creatrice: ‘Barbara’.

    ‘Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa della sua vita’ pensò.

    Immediatamente, con sua grande meraviglia, le mura della stanza scomparvero. Si trovò in un luogo sconosciuto, in montagna, presso una baita. Era estate e le nevi si stavano sciogliendo. Notò sul fianco della vetta una graziosa ragazza che osservava un gruppo di stambecchi.

    Indossava il costume locale e intonava una canzone. Il padre, affacciandosi sulla porta, le disse: “Preparati, Barbara, è ora di partire.” Poco dopo, raggiunsero una comitiva di turisti di cui l’uomo era la guida. Si avviarono insieme lungo la parete rocciosa. La ragazza era agile e saliva con l’aiuto di una corda lungo una ferrata. A causa di una grossa pietra, scivolò rischiando di cadere nella voragine. Emise un urlo e si aggrappò al padre che la tirò su prontamente. Raggiunsero la vetta felicemente ma Barbara era sconvolta. Al ritorno, decise di non partecipare più a gite impegnative insieme al padre.

    La visione scomparve.

    Marina si chiese che significato potesse avere quell’episodio, vissuto da una ragazza adolescente. Fu comunque elettrizzata per aver assistito ad un avvenimento tanto inconsueto.

    Per diverso tempo non espresse più alcun desiderio poi, in un altro pomeriggio di noia, riprese in mano la scatola, ne tirò fuori una scarpina da ballo e pensò: ‘Che cosa sarà poi accaduto a Barbara?’

    Questa volta vide la ragazza danzare su un palcoscenico sulle note di un brano tratto da ‘Il lago dei cigni’. Muoveva piccoli passi insieme a ragazze vestite in tutù rosa come lei. Dopo un salto, atterrò malamente su un piede e cadde. Il coreografo l’aiutò a rialzarsi. Terminò l’esercizio senza provare troppo dolore ma era sicura di non poter mai più continuare a ballare.

    Marina, chiudendo la scatola, si chiese di nuovo perché le fossero apparse, vivendole, due situazioni della vita di una ragazza più o meno della sua età. Dipendeva dalla scatola, ne era sicura. Volle sapere perché fosse tanto speciale. Telefonò a nonna Giovanna: “Nonna, sono Marina. Non credi che la scatola che mi hai regalato sia un pò magica?”

    “Lo pensi davvero? Perché non formuli questo pensiero aprendo il coperchio?”

    Marina si affrettò ad eseguire il consiglio e vide la nonna cogliere roselline da un cespuglio con l’intento di farle essiccare. Le si avvicinò una ragazza che portava in mano la scatola di latta. “La prenda, gliela regalo. Ci conservi le sue rose” disse, porgendola alla signora Giovanna.

    Il giorno dopo Marina si recò dalla nonna. “Ho fatto come hai detto. Ho visto Barbara, è lei che ti ha regalato la scatola. Mi racconti la sua storia?” le chiese.

    “La ragazza è un tipino originale e stravagante. E’ figlia di una guida alpina e di una ballerina che, col matrimonio, lasciò il palcoscenico e si trasferì in montagna. Barbara coltivava entrambe le attività dei genitori: d’estate accompagnava il padre in arrampicate sui monti insieme a gruppi di turisti e d’inverno frequentava la scuola di danza nella città vicina. Accadde che, a causa di due incidenti, non volesse più fare né l’una né l’altra cosa.

    Poi, a vent’anni, trovò un’occupazione singolare: si dedicò alla costruzione di scatole e di piccoli oggetti in vari materiali e fogge. Divenne molto brava. Il suo piccolo negozio veniva frequentato da tantissime persone, adulti e bambini. I suoi clienti dicevano e dicono che mette la magia nelle cose che costruisce. E’ vero. Tutto ciò che inventa ha una sua particolarità, come la scatola che ti ho donato. A me tempo fa ha regalato un ombrello che canta quando lo apro per far dimenticare la noia della pioggia.”

    “Carino! Io, nella scatola, ho visto due immagini della sua vita. Vorrei tanto essere come lei.”

    “Comincia a costruire anche tu piccole cose con la passione di cui sei capace ed esse parleranno.”

    Marina seguì il suggerimento della nonna. Si mise di gran lena a inventare borsette col carillon, vasi con incensi dall’intensa profumazione, anelli con pietre di luna. Costruì anche due angeli, di stoffa e piume e li appese nelle sua camera in attesa di scoprire in loro un incanto particolare.

    Era soddisfatta ma, a dire il vero, pensava di non essere stata capace di mettere nei suoi oggetti la magia straordinaria di Barbara.

    Di notte sognò che i due angeli aprissero la scatola. Vide con meraviglia che da essa si sprigionavano fasci di luce i cui raggi colorati andavano a colpire bambini di ogni razza: bianca, gialla, rossa e nera. Felici, i bambini tendevano le braccia verso le scintille colorate. Svegliatasi, decise di far dono dei suoi artistici articoli a bambini più sfortunati di lei. Ne costruì ancora poiché voleva che ne gioisse il maggior numero possibile.

    Dopo qualche giorno venne a trovarla nonna Giovanna: “Ho saputo che i bambini a cui hai dato le tue belle costruzioni ne sono entusiasti. Dicono che sono magici.”

    “Non ho messo nessuna magia nelle mie costruzioni, nonna, non ne sono capace…”

    “Al contrario! Ci hai messo tutto l’amore e la passione del mondo.”

    “Ma non la magia di Barbara. Guarda, ho tenuto da parte un regalo per te.” Marina tirò fuori dal cassetto una collana di vetri color rosso fuoco che dava calore a chi la indossava.

    La nonna la mise al collo: “E’ meravigliosa! La porterò tutto l’inverno, è una collana davvero portentosa, grazie. Ma anch’io ho un regalo per te, piccina.”

    “Che cos’è?”

    “E’ venuta a trovarmi Barbara, le ho parlato di te. Ha detto che quando lo desideri, puoi raggiungerla al suo negozio. Ti insegnerà a costruire i suoi oggetti magici.”

    “Davvero, nonna? E’ una cosa meravigliosa!” Marina abbracciò la nonna con tanto trasporto da rischiare di sfilarle la magica collana di perle rosso fuoco che portava al collo.

    Maria Rosaria Fortini

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