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Favola della domenica – L’omino

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    Nei vagoni affollati della metropolitana di Roma, si trovava un giorno un omino piccolo piccolo. Aveva la caratteristica di essere invisibile alla maggior parte delle persone che viaggiavano con lui. Non aveva una meta precisa, gli piaceva soltanto trovarsi tra gli umani. Ma, tra i corpi di tanta gente, quel giorno si sentiva mancare il respiro.

    Ebbe un’idea. Con un salto, si trasferì sul corrimano dove i passeggeri si tenevano per non cadere ai cambiamenti di velocità del treno sotterraneo. Finalmente, poteva respirare a pieni polmoni, anche grazie al finestrino parzialmente aperto alle sue spalle.

    Da quella posizione, guardava interessato i volti delle persone sedute o in piedi, quasi al livello del suo viso.

    Qualcuno spostò la mano dai suoi calzoncini fatti di stoffa leggera e un bambino più alto di lui, che si teneva appoggiato con il corpo alla sua mamma, lo guardò fisso negli occhi. L’omino gli sorrise. ‘Toh’ pensò il bambino ‘c’è un elfo nel treno!’ Aveva ragione, poiché l’omino aveva le fattezze dei tanti personaggi che, sulle illustrazioni dei libri di favole, vengono chiamati elfi.

    Si era in dicembre e, nell’aria, già si sentiva l’atmosfera magica del Natale.

    Sul treno si vedevano persone che portavano, in mano o appoggiate sulle ginocchia, buste colorate e voluminose, decorate con abeti, stelle dorate e immagini di Babbo Natale.

    L’elfo, sicuro che la festa imminente donasse molta gioia a tutti i presenti, decise di sintonizzarsi sui loro pensieri.

    Cominciò dal bambino, che continuava a guardarlo con curiosità e con una sorta di disapprovazione: ‘Ma guarda questo tipetto quanto è curioso!’ pensava. ‘Dove avrà deciso di scendere?’

    L’elfo non si meravigliò, anzi, sarebbe stato felice che l’altro mostrasse amicizia nei suoi confronti. Materializzò una palla lucente e variopinta e gliela porse. Stupefatto, il bambino la nascose tra il pelo della giacca con l’intenzione di farla vedere alla mamma non appena fossero scesi alla loro fermata. Per ringraziamento, sorrise con tutti i denti alla personcina invisibile arrampicata sul corrimano.

    L’elfo si guardò intorno. Notò una ragazza seduta in mezzo ad altre due. Aveva un’espressione incerta sul viso minuto.

    ‘E’ proprio una ragazza graziosa. Avrà dei pensieri lieti.’ Al contrario, la giovane si rammaricava per aver camminato a lungo tra la folla e di quante compere ancora le restavano da fare per accontentare con un piccolo dono tutte le persone che amava.

    L’elfo, sorpreso, continuò la sua ricerca e si accorse che nessuno, nella mente, mostrava gioia per l’arrivo della prossima festa natalizia.

    ‘E’ incredibile’ rimuginò, ‘noi elfi ci prepariamo tutto l’anno per festeggiare questo avvenimento. Devo trovare il modo di rivolgere i pensieri degli occupanti del treno verso questa straordinaria festività.’

    A questo scopo, creò delle immagini natalizie, le più belle che poté.

    Cominciò con le riunioni familiari davanti al caminetto, come si svolgono nel nord d’Europa o in campagna. Proseguì con i girotondi festosi di ragazzi e ragazze intorno all’albero di Natale. Realizzò anche musiche e canti che accompagnano i commensali mentre, a tavola, si scambiano i dolci fatti in casa per l’occasione. Infine, uscì dalle sue mani un profumo intenso di pasticceria. Non mancavano odori fragranti di bosco, agrifoglio e pungitopo.

    Soddisfatto della sua opera, l’omino si apprestava a presentare davanti agli occhi dei viaggiatori queste visioni quando, titubante, si colpì la fronte con una mano: ‘A tutto ciò manca una cosa fondamentale…. Adesso ricordo! Mancano le lodi a Dio nostro Signore.’

    Fu meraviglioso creare scene in cui fedeli di tutte le razze partecipano a funzioni in chiesa per la nascita del Bambinello, abbracciandosi e baciandosi per questa ricorrenza.

    ‘Non è giusto’ pensò ‘che la festività sia solo di una religione. Sarebbe bello celebrare tutti insieme questo evento. E l’importante non è poi tanto quello che si festeggia, quanto il sentirsi tutti fratelli e uguali di fronte a Dio.’

    Terminate le sue riflessioni, fece scorrere, una dopo l’altra, le immagini davanti ai suoi compagni, che si meravigliavano dei loro stessi pensieri.

    Qualcuno ricordò feste natalizie in cui aveva provato un’eccitazione e un’aspettativa dimenticate. ‘Come quando ero bambina’ pensò la ragazza con le buste piene di fiocchetti colorati. ‘Come quando ero veramente religiosa’ pensò la mamma del bambino amico dell’omino.

    Una singolare agitazione si verificò tra i vagoni del treno; il fiume di persone che entrava alle varie stazioni, guardava curiosa i visi animati e fiduciosi di chi scendeva.

    Anche il bambino era sceso con la sua mamma. Mentre la donna procedeva per le scale mobili un po’ trasognata, le disse: “Sai mamma, quell’omino sulla metropolitana era proprio simpatico. Mi ha fatto vedere delle immagini di Natale bellissime.”

    “Quale omino?”

    “Quello che stava sul corrimano sopra di noi. Ha voluto fare un regalo a tutti per farci felici.”

    “Se è fantasia o realtà quello che mi stai dicendo non lo so” disse la mamma, “ma è proprio vero che qualcuno mi ha fatto un regalo, perché sono felice di aver ricordato per un attimo la magia del Natale.”

    Maria Rosaria Fortini

     

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