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Favola della domenica – L’orsetto rosa

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    C’era una volta un orsetto azzurro che si chiamava Cleo. La sua piccola proprietaria, Corinna, gli voleva così bene che ne desiderava un altro di colore rosa.

    Nel mese di novembre, scrisse una lettera a Babbo Natale nella speranza che ascoltasse la sua richiesta. Alla fine del foglio applicò una stella d’argento.

    Babbo Natale lesse quelle tenere righe e cercò di accontentarla. Si recò nel paese dei giocattoli dove risiedeva un enorme laboratorio, ma non trovò nulla che assomigliasse al peluche che le aveva portato anni prima.

    Chiese ai lavoranti della sua fabbrica di giochi se avessero preparato degli orsi rosa. Essi affermarono che quell’anno i bambini non ne avevano fatto richiesta, ora era tardi per poterne eventualmente fabbricare.

    Babbo Natale avrebbe voluto soddisfare la richiesta di una bambina che gli inviava lettere con stelline d’argento per questo decise di cercare il giocattolo dappertutto, anche tra i rifiuti; chissà che qualche piccolo non ne avesse scartato uno vecchio, l’avrebbe modificato egli stesso come quello che desiderava Corinna.

    Entrò in tutti i negozi che conosceva ma non trovò nulla. Perfino le rimanenze dell’anno precedente, gli dissero, erano state vendute a una strana coppia di individui.

    L’orso Cleo, all’insaputa della padroncina, quella stessa notte fuggì dalle sue braccia per andare in giro per la città. Aveva avuto l’idea di girare i quartieri alla ricerca di un suo gemello ma non vi riuscì. Stava tornando a casa sconsolato quando incontrò Babbo Natale. Decisero di cercare insieme. Diversi mucchi di rifiuti vennero velocemente rovesciati e rovistati ma non trovarono alcun orso rosa.

    “Impossibile!” esclamò Babbo Natale. “Ogni anno consegno migliaia di orsetti come te. Possibile che nessuno li abbia gettati via?”

    Cleo ebbe un’idea: “Non potremmo andare alla ricerca di un vero orso cucciolo e tramutarlo in un giocattolo?”

    “Potrei farlo” disse il canuto vegliardo “ma l’incantesimo svanirebbe tra le braccia di una bambina. Ho paura che non ci sia nulla da fare.”

    “Arcipoldo!” esclamò l’orsetto azzurro nella lingua dei suoi simili. “Corinna ne sarà molto delusa”.

    In quel momento passarono di là due marziani molto buffi, padre e figlia. Tenevano sulle spalle una quantità di orsetti rosa.

    “Ehilà!” gridò Babbo Natale in marziano “dove andate?”

    “Torniamo sul nostro pianeta.”

    “Che cosa state portando con voi?”

    “I nostri bambini si sono innamorati di un orsetto rosa visto alla televisione terrestre. Siamo venuti qui a prenderne per tutti.”

    “Non potreste cedermene uno? Devo assolutamente accontentare una bambina.”

    Il marziano padre scambiò uno sguardo con la figlia. Parlottarono un poco e poi l’uomo disse: “Mia figlia Trillinut ha deciso di cedere il suo in favore della bambina che ne ha fatto richiesta.”

    “Grazie, grazie!” esplose con gioia Cleo.

    “A una condizione..” continuò il marziano.

    “Quale?”

    “Che ogni tanto la bambina con il suo orsetto venga da noi per giocare insieme a mia figlia e ai suoi amici.”

    “E’ impossibile!” esclamò costernato Cleo.

    ”Perché mai?” disse Babbo Natale. “A me è possibile organizzare un viaggio su Marte. Con la mia slitta mi sposto dappertutto.”

    “Allora sì” approvò Cleo.

    “La bambina sentirà molto freddo” obiettò Babbo Natale.

    “Questa difficoltà non esiste. Abbiamo una pagoda dove riceviamo gli ospiti, adattabile ad ogni tipo di temperatura.”.

    “La notte della Befana verremo sul vostro pianeta” promise il vecchio con la barba bianca.

    Felici come non mai i due compagni notturni fecero ritorno nelle rispettive case portando con sé un grande segreto. Cleo fu tentato più volte di confidarlo a Corinna ma si trattenne. Non voleva toglierle la sorpresa. Infatti la notte di Natale, quando arrivò la tanto sospirata orsetta rosa, Corinna impazzì di gioia. La chiamò Cipria.

    Dodici giorni dopo, nella fatidica notte della Befana, la bambina dormiva stretta ai suoi orsacchiotti, quando una slitta si fermò fuori la finestra della loro camera.

    Cleo e Cipria, che nell’attesa non avevano chiuso occhio, si affrettarono ad aprire a Babbo Natale e svegliarono Corinna invitandola a salire sul favoloso mezzo di trasporto. La bambina non se lo fece ripetere due volte. Lesta lesta, infilò tuta e pianelle  e salì sulla slitta.

    “Dove andiamo?” domandò curiosa.

    “Su Marte” rispose Babbo Natale. “Vi porto a conoscere i bambini marziani”.

    In pochissimo tempo arrivarono a destinazione. A velocità incredibile giunsero all’interno della pagoda dove la comitiva scese con un sospiro di sollievo. C’era un folto gruppo di bambini con antenne sulla testa e gambe e braccia lunghi a dismisura che abbracciavano, ciascuno, un orso rosa, tranne Trillinut che aspettava di poter giocare con quello di Corinna.

    Nella pagoda, erano sistemati in ordine regolare ogni sorta di giochi sconosciuti. Il gruppo di bambini marziani si affrettò a mostrarli agli ospiti.

    Giocarono tutti insieme per molto tempo finché Babbo Natale disse: “Ragazzi, è ora di tornare! Sulla Terra è già mattina.”

    Con rammarico, la bimba e i due orsacchiotti si allontanarono da quel luogo straordinario non prima di aver promesso a Trillinut di fare ritorno l’anno successivo  per giocare di nuovo insieme in compagnia di Babbo Natale.

    Maria Rosaria Fortini

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