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Favola della domenica – Il maialino

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    Il maialino Prizzy aveva una passione: gli piaceva il salame. Era un animale domestico, nato nella stalla di una fattoria, a pochi chilometri da una grande città.

    Il suo padroncino Sandro era affezionato a Prizzy poiché, appena nato, era rimasto orfano della sua mamma, portata al macello. Si era occupato di lui ogni giorno poi, quando aveva capito che il suo protetto era destinato a fare la stessa fine di tutti quelli della sua specie,  aveva ottenuto dai genitori il permesso di tenerlo con sé e la promessa che non l’avrebbero mai macellato.

    Sandro coccolava il suo beniamino e gli portava i bocconcini più gustosi che trovava sulla sua tavola, a pranzo e a cena. Il bocconcino preferito del maialino era il salame.

    Un giorno Prizzy ebbe un fatale incontro. I vicini fattori avevano anch’essi un maiale. Sandro volle portare con sé Prizzy  per farlo divertire con qualcuno della sua razza.

    Il maiale dei vicini non aveva un nome e non era amato e vezzeggiato come il suo. A dirla tutta, egli era cosciente che, quando il suo padrone lo guardava, vedeva in lui salsicce, prosciutti e guanciali. Temeva quindi la presenza dell’uomo e non fece mistero di questo fatto con Prizzy.

    “Non ti fidare della bontà del tuo padrone, è falsa e minacciosa” gli disse dall’alto della sua esperienza.

    “Perché dici questo? Che cosa sai?”

    “So che ci tengono in vita e ci rimpinzano di cibo solo per macellarci nel mese di dicembre e per fare di noi affettati e polpette.”

    “Veramente anche a me sono arrivate queste voci e tutti quanti se ne lamentano, ma non sarà il mio caso, caro amico, perché Sandro a me ha promesso che morirò di vecchiaia.”

    “Beato te che ci credi. Quando il tuo Sandro avrà problemi di cibo, ti guarderà come il mio padrone guarda me e cioè come una fabbrica di salami.”

    Prizzy si sentì svenire: “Di  salami, hai detto!?” E ripeté: “Hai detto proprio ‘…di salami’?”

    “Che ti succede? Non sapevi che quel buon insaccato è fatto con la nostra carne?”

    “No, non sapevo niente…” Prizzy era sconvolto. Riusciva a parlare a malapena.

    “Come sei ingenuo! E’ logico che le cose più buone che arrivano sulla tavola degli uomini vengono da noi. Al contrario, devi anche esserne contento; non è da tutti essere utile agli altri…”

    Prizzy non riuscì a condividere questo ragionamento. Gli tremavano le gambe dall’emozione e dall’incredulità. Possibile che la vita, per loro maiali, funzionasse in questo modo? Quando Sandro venne a prenderlo per tornare a casa, si preoccupò. “Prizzy, che hai? Ti senti male?” gli chiese.

    L’animale lo guardò incerto. Sarebbe riuscito a spiegare la sua amarezza per il destino riservato alla razza suina? Sandro era affettuoso ed era sicuro che gli volesse bene, ma lo sorprendeva il fatto che, con animali generosi e spensierati come i maialini, gli uomini facessero a cuor leggero polpette, salsicce e, nientemeno …salami!

    Tornato nella sua stalla, come sempre linda e pulita, pensò che la situazione fosse seria e che valesse la pena di impegnarsi per cambiarla.

    Nottetempo, quando tutti alla fattoria erano immersi in un sonno profondo, emise un suono udibile solo dai suoi simili.

    Con quel richiamo, comunicò a tutti di aver avuto una brutta sorpresa e cioè che, in tanti anni, si era nutrito con la carne dei parenti esistenti nel circondario senza saperlo e che se ne dispiaceva moltissimo. Desiderava cambiare il destino di tutti loro, cioè quello di essere uccisi per ornare con cose prelibate le tavole degli uomini e chiedeva sostegno e consiglio.

    Man mano, nella notte, ricevette risposte attraverso lo stesso segnale. Compagni di tutto il vicinato gli dicevano di non preoccuparsi, poteva continuare a mangiare tranquillamente salami e salsicce;  era una cosa normale e accettata dalla loro specie da molto tempo.

    Prizzy ne fu sorpreso e deluso. Perché nessuno aveva apprezzato la sua grande idea? Nessuno si era offerto di aiutarlo? Pensò che uccidere animali fosse stato necessario in tempi in cui scarseggiava il cibo, non oggi che tante cose buone potevano essere cucinate con uova, latte e prodotti della terra.

    Ne aveva sentito parlare da Sandro alla fattoria e ci aveva anche riflettuto per conto suo. Continuò a rifletterci fino al mattino quando una maialina rispose al suo appello presentandosi di persona alla sua stalla. Prizzy ne fu conquistato; era graziosa, pulita e gentile. Confessò di essersi allontanata non vista da un recinto situato poco lontano. “Hanno intenzione di macellarmi non appena metto su qualche chilogrammo in più” disse costernata “perciò vorrei aiutarti nella tua missione; potremmo cercare insieme di migliorare il destino dei suini.”

    Prizzy ne fu commosso e la ringraziò di cuore per la sua offerta. “Io mi impegno a non mangiare più salami, ma non basta. Bisogna convincere tutti i maiali a digiunare; in questo modo non ci sarà ragione di ucciderci. Forse l’uomo imparerà a non nutrirsi più di esseri viventi” le confidò.

    “Sono d’accordo” acconsentì la maialina con un certo tremore. Lo scopo era buono, pensò, ma sarebbe stato duro non mettere niente sotto i denti per chissà quanto tempo. Prizzy le offrì di dividere con lui la sua casa.

    Quando Sandro il giorno dopo si avvicinò alla stalla, vide due maialini invece di uno; oltretutto, entrambi rifiutarono il cibo che aveva portato. Chiese spiegazioni e, a modo suo, Prizzy spiegò che cosa bolliva in pentola. Il bambino tranquillizzò i due amici e disse che si sarebbe impegnato personalmente a convincere gli uomini a diventare vegetariani, non c’era bisogno che digiunassero. Prizzy e la sua compagna emisero un sospiro di sollievo. “Resterai qui” disse poi il ragazzo alla maialina “e ti chiamerò Trizzy.” Dalla gioia, i due amici strofinarono il muso umido sulle gambe del loro amico e salvatore, che si prendeva cura di loro e che li amava.

    Maria Rosaria Fortini

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