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Favola della domenica – Il ragazzo dello spazio

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    C’era una volta un bambino di nome David che viveva su un pianetino vicino al sole e aveva desiderio di visitare la Terra.

    Era già stato su Marte e su Plutone ed essendo un viaggiatore galattico, aveva deciso che fosse venuto il momento di partire di nuovo per conoscere un altro pianeta del Sistema Solare.

    Aveva sentito dire che, tra i pianeti della Via Lattea, la Terra fosse il più rigoglioso e stupefacente.

    Vulcan era molto caldo, anche se schermato dai raggi cocenti e dalle radiazioni del sole con opportune calotte protettive.

    Era comunque un luogo molto rilassante e David lo stimava adatto per stazionarvi tra un’avventura planetaria e l’altra. Era abitato anche da compagni con cui si poteva trascorrere il tempo in pace e tranquillità.

    Proprio essi gli avevano riferito come gli abitanti della Terra fossero alquanto irrequieti e bellicosi ed era molto curioso di appurarlo di persona. In alcune zone, avrebbe dovuto munirsi di tuta mimetica e giubbotto antiproiettile per poter passare inosservato e difendersi adeguatamente da strali sia materiali che psichici poiché un’altra caratteristica dei terrestri era di avere sentimenti violenti e di riversarli contro i propri simili.

    L’interesse principale di David era di stendere, ad ogni viaggio, una cartina specifica delle Terre e delle civiltà che di volta in volta visitava.

    S’imbarcò su una navicella spaziale in dotazione degli esploratori cosmici e, davanti a un computer superpotente, digitò le linee galattiche che l’avrebbero portato a destinazione.

    Viaggiava da solo poiché la navicella era fornita di tutto il materiale necessario per la sua sopravvivenza e il viaggio non sarebbe stato lungo.

    Atterrò in un’area arida e deserta dell’Asia. La mappa riportava: Deserto dei Gobi. Aveva scelto una zona isolata per non spaventare i terrestri, troppo primitivi per conoscere le astronavi e per credere ad abitanti di altri mondi.

    Atterrò su una duna. Incerto sul da farsi, vide da lontano due figure e un animale che procedevano in fila indiana.

    Con circospezione, si avviò da quella parte. Quando fu abbastanza vicino, accennòunamichevole gesto di saluto. Gli altri risposero continuando ad avvicinarsi. Si trattava di una donna occidentale, di un indigeno e di un cammello.

    La donna lo apostrofò: “Che cosa ci fa da queste parti?”L’indigeno, impaurito, si affrettò a nascondersi dietro il suo animale.

    “Sono in visita sul vostro pianeta”.

    “Per quale motivo? Intende forse dominarci e sfruttare le nostre risorse?”

    “Niente del genere. Sono un esploratore. Mi risulta che i vostri studenti vadano all’estero a studiare per completare la loro istruzione e ampliare le loro conoscenze. Così è per me. Sul nostro pianeta siamo forniti di mezzi e di tecnologia che ci permettono di visitare gli altri corpi celesti e noi ne approfittiamo”.

    “Da dove viene?” chiese la donna offrendogli un dattero.

    “Vengo da Vulcan, un pianeta molto vicino al sole”.

    “Sentirà freddo da queste parti”.

    “La tuta mi protegge dal freddo e poi sono atterrato sul deserto per acclimatarmi”.

    “Bene. Io devo proseguire per il mio cammino. Sono un’esploratrice dei deserti. Ne ho già attraversati tre”.

    “Se vuole, posso darle un passaggio”.

    “No, grazie. Un record è un record. Devo proseguire da sola. Ho la guida che mi accompagna”.

    Nel frattempo,l’indigeno si era allontanato dal luogo dell’incontro tenendo le redini del suo cammello. Attendeva che la signora, presa da quello che riteneva un miraggio, finisse di conversare.

    “Piuttosto” riprese l’esploratrice “ha bisogno di qualche indicazione? Non tema, io sono piuttosto esperta di viaggi”.

    “Non ce n’è bisogno, grazie. Mi aspetti qui. Voglio farle un regalo”. David tornò sulla sua navetta e ne uscì poco dopo con uno strumento piccolo e liscio. “Questo è un orientatore galattico. Quando vorrà venire a farci visita, le darà le coordinate giuste”.

    “Grazie, ma credo che dovrò aspettare qualche decina di anni finché saremo in grado di viaggiare a piacimento nello spazio”.

    “Ho fiducia che prima o poi ci rivedremo. Buona esplorazione!”

    La donna tornò indietro, raggiunse la sua guida e ripose l’orientatore nello zaino.

    David risalì sulla navetta. Questa volta programmòil computer perché raggiungesse un luogo abitato. Capitò in Iraq. Per atterrare, scelse una zona isolata tra le montagne e si spostò a piedi munito di tuta mimetica e casco.

    Qui sì che gli uomini si mostravano bellicosi! Individuò soldati occidentali, tribù indigene, cecchinidelle due parti avverse e aerei che dall’alto rilasciavano bombe e sostanze nocive!

    Si sentì girare la testa. Nonostante fosse preparato e avesse studiato la storia antica del suo e di altri pianeti, non poteva immaginare che la guerra, la malvagità e la crudeltà degli uomini contro i propri simili potesse arrivare a tal punto.

    Tornò sulla navetta. Si mise in comunicazione con il centralino del suo paese. Chiese chiarimenti.

    “Sapevi benissimo a che cosa andavi incontro esplorando la Terra” si sentì dire dal saggio a capo del consiglio di Vulcan.

    “Sì, lo sapevo ma, vedendo da vicino tali catastrofi, sento il desiderio di fare qualcosa per rimediarvi”.

    “Torna indietro, non puoi fare nulla. Non ci è dato di interferire nella storia evolutiva degli altri pianeti”.

    David chiuse la comunicazione ma non si diede per vinto. Decise di agire in maniera indipendente.

    Scrisse una lunga lettera. Circa un milione di pagine. Poi sorvolò il pianeta a bassa quota facendole cadere una ad una fino a che non raggiunsero il terreno.

    Alzando gli occhi al cielo, gli uomini vollero raccogliere ciò che era caduto nientemeno che da un’astronave.

    Trascorsero un’infinità di tempo nel cercare di ricomporre le pagine dello scritto. Erano così occupati che dimenticarono di farsi la guerra.

    Quando i fogli della lettera furono in ordine, vennero letti dalla massima autorità terrestre. Vi si raccontava di come il pianeta Vulcan, da un passato di guerra e diviolenza, fosse evoluto in una civiltà di equilibrio, pace e tranquillità.

    All’esploratrice dei deserti chiesero di raccontare la sua storia e fu la prima che venne inviata nello spazio, destinazione Vulcan, con il suo orientatore galattico, quando finalmente si stabilì un contatto tra i due pianeti.

    Maria Rosaria Fortini

     

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