Le rubriche di RomaDailyNews - Favola

Favola della domenica – Il talismano

Più informazioni su

    C’era una volta un mago che possedeva un talismano. Si trattava di un ciondolo a forma di puntale che il mago aveva intriso di poteri immergendolo in un fiume dalle acque magiche. Il puntale dava a chi lo metteva al collo una grandissima energia, vitalità e coraggio, tali da sconfiggere qualsiasi mostro malintenzionato. Quando costruì il talismano non aveva idea a quale persona potesse portare aiuto.

    In una fresca giornata d’autunno, s’incamminò per le strade intricate della foresta nella quale viveva e proseguì per i campi incolti abitati da rari paesani. Ciò che vide lo sorprese. Pensò che fuori della sua foresta il mondo era cambiato. Ricordò di non esserne uscito, se non con il pensiero e la sua magia, da svariati decenni.

    Si avvicinò ad un’abitazione. Bussò alla porta. “Scusate” disse alla donna che gli aprì, “sono stanco e avrei bisogno di un bicchiere d’acqua.” La donna lo fece entrare, lo invitò a sedere al tavolo di cucina, gli offrì dell’acqua e disse:

    “Non ci sono molte persone che passano da queste parti. Da dove venite?”

    “Da un luogo segreto della foresta.”

    “Come avete fatto ad attraversare incolume quell’intrico di rovi e di alberi?”

    “Non è stato difficile. I rovi e gli alberi mi hanno guidato.”

    “Parlate con le cose inanimate?” chiese la donna al colmo della curiosità.

    “Le piante non sono inanimate. Hanno spirito ed energia come noi.”

    “Siete un uomo singolare. Non sareste per caso un mago?”

    “Quando un uomo vive da solo nella natura non è difficile che senta le voci che percorrono la foresta.”

    “Dove siete diretto?”

    “Non ho un luogo preciso dove andare. Desidero solo scambiare qualche parola con delle persone.”

    “Sono la prima persona con cui parlate?” Il vecchio annuì. “Allora voglio raccontarvi una storia.” La donna si sistemò meglio sulla sedia posta di fronte a lui, si passò una mano sui capelli rossi e iniziò il suo racconto.

    Il mago l’osservava attentamente e notava che il viso dell’altra era schietto, sorridente, sicuro di sé. Anche l’ambiente dove si trovavano era confortevole, allietato dal rumore di una pentola che bolliva sul fuoco.

    “Io ho un figlio, Michele. E’ buono, bravo, ubbidiente. Faceva il pastore, come suo padre e come tutti gli abitanti di questa campagna. Un giorno arrivò dal paese una banda di perdigiorno. Cominciarono a prenderlo in giro perché il ragazzo era sempre gentile con tutti ma, per loro, troppo bravo, attaccato ai genitori e per di più con i capelli rossi. Suo padre gli raccomandava di sopportare, anche se più volte ha cercato di difenderlo. Michele per un po’ ha lasciato fare, poi ha reagito alle provocazioni. E’ venuto alle mani con quei manigoldi e ha preso tanti pugni da essere costretto a letto per diverso tempo.”

    “Non è intervenuto nessuno?” chiese il mago.

    “Sì, i difensori della legge hanno fermato tutti e sei i componenti della banda e li hanno costretti a lasciare il paese ma dopo poco sono tornati. Qui hanno famiglia e loschi affari. Mio figlio, per amore di pace, è emigrato, ma è andato poco lontano. Adesso si trova in città, a trenta chilometri da qui. Noi non abbiamo una macchina e la corriera passa raramente. Vedo mio figlio di tanto in tanto.”

    Il vecchio pensò che di storie simili ne aveva sentite tante. Di giovani costretti ad allontanarsi da casa per i più svariati motivi ce ne erano in quantità, ma intuiva che il racconto appena ascoltato nascondesse qualcosa di speciale. Pensò che, se avesse avuto la possibilità di parlare con gli spiriti della sua foresta, l’avrebbe scoperto subito. Si accontentò di aspettare che le parole della madre di Michele gli svelassero il mistero.

    La donna continuò: “Mio figlio è innamorato di una ragazza di nome Rosa. Noi l’abbiamo conosciuta; è bella, simpatica, affettuosa. Dopo qualche tempo gli ha confessato di essere una maga.” Le orecchie del mago si fecero attentissime.

    “E’ difficile crederlo, vero?” disse la moglie del pastore guardando il mago nel timore di essere derisa.

    “Al contrario, nessuno più di me può crederlo.” La donna si rasserenò e si convinse che la persona che aveva di fronte aveva delle qualità straordinarie.

    “Sapevo che potevo fidarmi di voi” gli disse. “L’ho capito non appena vi ho visto comparire sul mio uscio. Dunque” continuò “la ragazza è venuta a conoscenza della situazione che Michele incontra quando viene a trovare la sua famiglia. Quei pazzi sembra che aspettino solo di aggredirlo e di burlarsi di lui. Rosa li ha visti da lontano e crede che siano mostri in forma umana venuti a mettere zizzania tra gli abitanti delle nostre città e delle campagne.”

    “Dite sul serio? La ragazza è una maga?”

    “Ma certo e l’ha dimostrato. Come strega, ha usato i suoi poteri rendendo la banda inoffensiva ma la sua magia è durata solo qualche giorno. Dice di aver bisogno di qualcuno che le dia un potere più forte di quello che possiede naturalmente. Voi per caso conoscete il mago che abita nella foresta?” Il vegliardo scosse il capo. Non poteva rivelare la sua identità. La sua opera doveva, per il momento, restare segreta.

    “Ora devo andare” disse “ma cercherò di aiutarvi. Grazie per l’acqua”. Salutò con un sorriso e s’incamminò per la strada polverosa nella luce del tramonto.

    Concentrò il suo pensiero su Michele e Rosa. Vide con gli occhi della mente che i due giovani stavano venendo proprio dalla sua parte. Si incontrarono infatti a metà strada. I ragazzi scorsero un vecchio alto, con i capelli bianchi e la veste fermata da una cintura dentro la quale era incastrato un monile a forma di puntale. Lo videro prendere il talismano e, quando fu davanti a loro, senza dire niente, infilarlo in una catenella e metterlo al collo di Rosa. La ragazza gli sorrise e sentì una straordinaria energia invaderle il corpo e la mente. Il mago passò oltre.

    Rosa si rivolse a Michele: “Ora posso sconfiggere gli uomini-mostri che infestano queste contrade”.

    Infatti, dopo pochi giorni, i mostri tornarono cercando di aggredire gli abitanti della casa di Michele. Rosa, che non aspettava altro, li investì con la potenza della sua magia e di quella del talismano. I malvagi furono travolti da mille strali infocati. Fuggirono terrorizzati e non si fecero più vedere da quelle parti.

    Soddisfatta, la ragazza chiamò il mago col pensiero. Volle incontrarlo insieme a Michele. Entrambi gli espressero la propria gratitudine poiché, grazie alla sua generosità, avrebbero potuto vivere un futuro pieno di felicità e di promesse.

    Maria Rosaria Fortini

    Più informazioni su