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Favola della domenica – Un regalo di Natale

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    C’erano una volta due fratelli, Violetta e Cesarino. A causa di un incidente, anni prima, avevano perduto la capacità di parlare.

    Due medici logopedisti, di nome Ramo e Remo, li avevano curati per un certo tempo. Poi, erano andati a lavorare in un luogo lontano.

    A dicembre, i ragazzini inviarono una lettera a Babbo Natale per chiedere l’indirizzo della località dove si erano trasferiti i due insegnanti per poterli raggiungere. Erano gli unici, dissero, capaci di far tornare loro la parola, ma la notte del 24 dicembre non avevano ancora ricevuto una risposta.

    Il giorno di Natale, usciti in giardino per giocare con il barboncino Argo, ricevuto in regalo, ebbero la sorpresa di sentirlo parlare: ‘Io conosco la strada per poter raggiungere i vostri insegnanti. Posso portarvi da loro’ disse.

    Sorpresi e felici, Cesarino e Violetta prepararono gli zaini con indumenti e generi di conforto e partirono alla ricerca dei loro maestri.

    Si diressero verso la Stazione Ferroviaria. ‘Qui occorre farsi venire un’idea brillante per poter viaggiare senza biglietto’ disse il barboncino.

    Ipnotizzò il capostazione e i passeggeri in transito e salirono tutti e tre su un vagone di prima classe senza essere notati.

    Dopo due ore, Argo invitò gli altri a scendere.

    ‘Dove siamo?’ domandò Cesarino con sforzo, aiutandosi con i gesti.

    ‘Lo vedrai. Seguitemi’.

    Erano arrivati in un luogo sconosciuto non segnato dalla carta geografica che Cesarino aveva portato con sé.

    Fuori la Stazione, la campagna era deserta. Argo s’incamminò lungo un sentiero che si svolgeva tra gli alberi. Una barriera invalicabile li costrinse a fermarsi. Un muro invisibile ma solido impediva loro di andare avanti.

    ‘Qui servono parole magiche per poter proseguire’ disse Argo. ‘Apértitiportam!’ esclamò.La barriera si aprì e permise loro di passare nel nuovo mondo.

    Dall’altra parte, c’era una città fantastica con palazzi dorati, fontane scroscianti, montagne profilate all’orizzonte di colore rosa e argento.

    ‘Dove ci troviamo?’ domandò ancora Cesarino acquisendo più facilità di parola.

    ‘Come siamo capitati qui?’ chiese Violetta nel linguaggio dei segni.

    ‘Questa è una città che esiste in una piega dello spazio-tempo, invisibile ai passanti.

    ‘I due maestri abitano qui?’

    ‘Sì, hanno chiesto di venire in questo posto per poter curare bambini che hanno le vostre stesse difficoltà’.

    ‘Cioè, non sanno parlare?’

    ‘Parlano con la mente, cioè telepaticamente, non con le corde vocali. Siccome dovranno visitare la zona oltre la barriera, da dove siamo venuti, hanno bisogno di imparare ad usarle’.

    ‘Presto, raggiungiamo Ramo e Remo’ disse Violetta impaziente di incontrare i due logopedisti.

    Attraverso una valle incantata, raggiunsero un villaggio con le strade lastricate di bianco, le case basse e circolari, i mezzi di trasporto volanti.

    Argo li condusse verso un fabbricato rilucente. Entrarono e una luce azzurrina li colpì. I due insegnanti erano là, impegnati a istruire bambini sul modo di emettere correttamente le parole.

    Accolsero Violetta e Cesarino con un forte abbraccio.‘Restate con noi, vi insegneremo a parlare bene’ dissero accarezzando il cane Argo.

    ‘Vorremmo tanto ma i nostri genitori credono che siamo usciti per una passeggiata. Dobbiamo fare ritorno presto’ disse Cesarino.

    ‘Non c’è da preoccuparsi. Quando tornerete a casa, saranno trascorsi solo pochi minuti dal momento in cui vi siete allontanati’.

    ‘Com’è possibile?’ articolò Violetta.

    ‘In questo luogo non valgono le stesse leggi della parte del mondo oltre la barriera. Qui il tempo trascorre in modo diverso. Restate, tornerete a guarigione avvenuta’.

    ‘Ci dispiace di non aver ancora ricevuto una risposta da Babbo Natale’.

    Ramo disse: ‘Babbo Natale vi ha dato la possibilità di venire da noi perché potessimo curarvi. E’ stato molto chiaro nel dare a noi questo incarico’.

    Remo aggiunse: ‘Non solo. Ha dato la parola al vostro Argo perché vi conducesse qui’.

    I ragazzini ne furono commossi e s’impegnarono a guarire presto e perfettamente.

    Quando tornarono a casa, si esprimevano come tutti gli altri bambini. In apparenza, erano trascorsi soltanto dieci minuti dalla loro partenza invece dei trenta giorni che avevano impiegato a riprendere la parola.

    I genitori, sentendoli parlare con proprietà e scioltezza, pensarono che fosse accaduto un miracolo.

    Argo riprese i suoi giochi in giardino senza ricordare nulla e Cesarino e Violetta si affrettarono a spedire una lettera a Babbo Natale per ringraziarlo del prezioso e straordinario regalo ricevuto.

    Maria Rosaria Fortini

     

     

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