Nei consolati occorrono dirigenti esperti, efficienti, non politici

L'eccezione di Caracas tra i consolati italiani all'estero, come ci scrive un nostro lettore. Mentre a Parigi e in tante altre sedi i connazionali non trovano appuntamenti sufficienti a rinnovare documenti in tempi ragionevoli -

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    I Consolati d’Italia ubicati in tutto il mondo sono la residenza e la sede degli uffici dove si svolge l’attività dei consoli. Cioè dei dirigenti di alto livello del Ministero degli Esteri (MAECI-Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), veri e propri organi dello Stato italiano preposti ad attività di carattere prevalentemente amministrativo in uno Stato estero.

    Che continuino a non funzionare e ad assolvere, per lo più molto male quasi dovunque, il loro compito di base rappresentato dall’assistere i nostri emigrati residenti all’estero, è cosa ben nota e risaputa da tempo. Già antecedentemente le stesse sedi non si distinguevano per tempestività e corretto funzionamento, suscitando il malcontento dei nostri concittadini oltre confine. Ma la situazione si è venuta aggravando dopo la geniale travata di introdurre la digitalizzazione per rapportarsi con la nostra gente all’estero.

    Assolutamente veritiera e in linea con le lamentele di ampia portata da tutto il mondo su tali uffici, la lettera pubblicata sul Corriere della Sera, il cui testo per concisione vi riassumiamo, dove una nostra emigrata residente nella capitale francese scrive recriminando apertamente nei confronti degli uffici preposti e della politica. Politica, come fa notare, che si guarda bene dal trovare rimedi all’impossibilità per gli italiani all’estero di rapportarsi con le sedi consolari e comunicare con loro per le più svariate ed impellenti ragioni, non ultima quella del rinnovo dei documenti d’identità (neanche i comuni italiani aiutano gli emigrati iscritti all’Aire su espressa richiesta in loco a fornire loro nuovi documenti.

    Per doveri di obiettività professionale, tuttavia, nonostante la tentazione di schierarci con quanti giustamente protestano, riportiamo a seguire una lettera pervenutaci da Caracas eccezionalmente elogiativa dei Consolati locali.

    “Egregio Direttore, sono un connazionale residente all’estero. Desidero rendere pubblica l’esperienza vissuta per rinnovare il passaporto di mio figlio minorenne nel Consolato di Caracas. Confesso che ero preoccupato perché era scaduto e temevo di imbattermi in enormi difficoltà per ottenere l’appuntamento, come era avvenuto la volta precedente. Invece, con mia grande gioia, prima sorpresa. Appuntamento ottenuto subito e a stretto giro, esattamente nel giorno che avevo chiesto io. Mi reco in Consolato e, seconda sorpresa.

    Anzitutto, l’ingresso è stato abbastanza fluido, nonostante i meticolosi controlli di sicurezza. Poi, tutto il Consolato è decorato con meravigliose foto giganti del nostro Bel Paese che promuovono bene il turismo e invitano a visitare l’Italia.

    Mentre ammiravo le foto, ho visto dal pannello a colori che è stato chiamato il mio numero. Scattata la foto a mio figlio di 5 anni e presi i suoi dati biometrici, i miei dati e quelli della mia compagna, abbiamo firmato e pagato.

    Il tratto è stato di grande cordialità. Ho notato che anche tutti gli altri utenti che erano lì con noi erano sereni, sorridenti in un ambiente tranquillo e ben organizzato. Mi sono sentito a casa. Dopo un’ora siamo usciti contenti ed emozionati con il nuovo passaporto in mano.

    Tutti gli impiegati del Consolato di Caracas meritano i più vivi complimenti, veramente!

    In un mondo pieno di brutte e terribili notizie, credo che ogni tanto faccia bene leggere di un Consolato con funzionari impegnati, che svolgono al meglio il proprio dovere, facendo sentire che lo Stato è al fianco dei connazionali, tutelandone al meglio i diritti civici. Per chi vive all’estero da tanti anni per lavoro è un immenso orgoglio poter vivere con un pezzo d’Italia che funziona, che ti aiuta e che ti sta vicino tanto da farti dire: viva l’Italia! Cordiali saluti, Marco Selva-Iscritto all’AIRE di Caracas”.

    Al nostro giornale non piace riportare solo missive sgradevoli soltanto per fare notizia ed è per questo che abbiamo pubblicato la mail inviataci da Caracas. Ovviamente un’eccezione quella riscontrata a Caracas che, anche se piacevole, non risolve il problema di fondo, pur apparendo nel suo piccolo indicativa delle cause che sono alla base di tali disservizi. Tutti pensano che si abbia paura di premiare l’efficienza e che il suo eccesso dia fastidio a molti dei notabili.

    E la colpevole di quanto affermato, come evidenziato nelle tante mail pervenuteci che condividiamo, viene indicata nella politica. Una politica che seguendo le sue logiche distorte miranti solo al conseguimento di consensi elettorali, premia solo la fedeltà al partito e poco alla bravura già dimostrata ed alla serietà dei diplomatici da nominare e collocare purtroppo solo “pro proselitismo” nelle sedi consolari.

    Proprio al riguardo dal Ministero degli Esteri giunge notizia della recente costituzione di una Commissione consultiva, insediata per le nomine al grado di Ministro Plenipotenziario per l’anno 2024 dell’alta dirigenza interna da destinare successivamente ad Ambasciate e Consolati. I lavori si svolgeranno dal 25 al 29 marzo di quest’anno per individuare a chi assegnare i 12 posti disponibili. Il Presidente è il Segretario Generale Amb. Riccardo Guariglia e tra i membri i seguenti nomi di personaggi altolocati della Farnesina: Amb. Armando Varricchio, Membro; Amb. Emanuela D’Alessandro, Membro; Amb. Giorgio Marrapodi, Membro; Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali, Membro; Min. Plen. Patrizia Falcinelli, Membro; Min. Plen. Nicola Verola, Membro.

    Ognuno dei componenti della Commissione, come è ragionevole che sia, ha un suo orientamento politico che a suo tempo sarà servito di aiuto per le nomine. Loro indicheranno 24 nominativi papabili per i 12 posti da assegnare in promozione e nella fase finale sarà rimessa al ministro Tajani (nella foto) ogni decisione sui nominativi da premiare.

    Le tante mail inviateci concludono al riguardo ponendo un quesito che, sembrandoci molto appropriato e funzionale. rigiriamo a tutti loro, ministro Tajani compreso: “Non sarebbe il caso di utilizzare l’I.A., l’intelligenza artificiale, previa adozione di codici valutativi ben rigorosi e non riconducibili ad alcun ambito politico? Non ci crediamo, ma ci speriamo, con l’auspicio di non fare la fine indicata dal noto detto.

    Pier Francesco Corso

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