Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

Ainis, Rosatellum: né governabilità, né rappresentatività

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    Ainis, Rosatellum: né governabilità, né rappresentatività –

    Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare, diceva Mark Twain. Con tutto il rispetto per il grande filosofo – gli umoristi sono tutti filosofi – americano, la differenza la fa, eccome se la fa. Ma non per noi, per loro. Gli elettori magari saranno costretti a affrontare la pioggia, o a rinunciare al mare, per andare a mettere la scheda nell’urna. Una differenza da poco. Ma gli eletti? Essere eletti o rieletti comporta tanti sacrifici: andare a annoiarsi a Montecitorio o a Palazzo Madama tre o quattro volte a settimana, dover controllare sul conto online se sono stati versati stipendio e indennità ogni fin di mese, non è poca cosa.

    Il compito più faticoso però, per gli eletti, è quello di far durare la legislatura fino al termine dei cinque anni, per non rischiare di perdere benefici pensionistici. Compito per niente facile, perché da superare sono gli ostacoli di chi invece vuole chiudere bottega in anticipo, per sfruttare meglio il momento propizio a vincere, o a non perdere, le elezioni.

    Questo spiega perché, trovandosi il parlamento nella necessità di varare una nuova legge elettorale, dopo che la Corte costituzionale ha bocciato Porcellum e Italicum, passano i mesi ma i partiti non riescono a mettersi d’accordo su un nuovo testo, o forse semplicemente non hanno troppa fretta di praticare l’eutanasia alla legislatura. Già, perché pare sia obbligatorio andare subito a votare se si cambia la legge elettorale.

    Le proposte di nuova legge elettorale si sprecano, tutte diverse. Chi punta sul maggioritario e chi sul proporzionale, chi sul sistema tedesco, chi su quello spagnolo o su uno qualsiasi che garantisca a chi lo propone di vincere o di non scomparire dai palazzi della politica.

    Consapevole di non controllare la maggioranza del senato, Renzi, un giorno pronto a allearsi con Berlusconi, il giorno dopo con Grillo o con la Lega, ha escogitato il Rosatellum, di cui forse solo il padreterno conosce l’etimologia, un sistema che prevede la metà di deputati e senatori eletti col sistema maggioritario e metà con quello proporzionale.

    Il risultato, secondo Michele Ainis che lo analizza nell’editoriale di oggi su Repubblica, sarebbe questo qui: “L`ultima versione consiste in un sistema anfibio, che non esiste da nessuna parte al mondo. Né maggioritario, né proporzionale, o meglio tutt`e due: un maggiorzionale. L`evoluzione della specie rispetto al Mattarellum, che s`iscriveva pur sempre in una logica maggioritaria, benché temperata dal 25% dei seggi assegnati in proporzione ai voti. Stavolta, invece, il proporzionale genera il 50% dei parlamentari, mentre l`altra metà sbuca da collegi uninominali. (…)

    E’ secondo Ainis “la decisione perfetta, forse l`unica possibile, per un Paese incapace di decidere (…). Ma a quale prezzo? Con un sistema elettorale fondato sull`ossimoro, c`è il rischio di sommare i difetti del proporzionale (scarsa governabilità) agli svantaggi del maggioritario (scarsa rappresentatività). Sennonché non è certo la coerenza a guidare le scelte dei partiti. La vera posta in gioco sta nelle alleanze che scaturiranno dalla nuova legge elettorale, sta nella speranza di far rivivere l`Ulivo o di riesumare il Pdl, sta nell`opportunità di coalizioni variabili da una contrada all`altra, come per l`appunto consente il Rosatellum. È questo il secondo fine da cui muove ciascuna trattativa, anche se ovviamente non viene mai manifestato, come d`altronde il nesso fra l`approvazione della legge e la durata della legislatura”.

    Tuttavia, aggiunge Ainis, “le alleanze, i rapporti di consanguineità fra i vari partiti, non possono dipendere da un marchingegno elettorale. Costituiscono l`essenza dell`agire politico, la sua visione programmatica. Se quest`ultima s`immiserisce in calcoli puramente strumentali, magari può accadere che alla fine della giostra vinca chi si coalizza soltanto con se stesso: i 5 Stelle. (…).

    Il testo integrale dell’editoriale di Ainis può essere letto su Repubblica, nell’edizione di carta o in quella digitale.

    Arrigo d’Armiento

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