Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

Geithner, ex ministro del tesoro Usa: nel 2011 complotto per far cadere Berlusconi

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    Berlusconi fatto cadere nel 2011 con un complotto? Ma no, è il solito vittimismo di Silvio, sostengono tutti i media italiani legati mani e piedi ai poteri forti, quelli che secondo gli stessi media non esistono. E invece di complotto parla nientemeno che Timothy Geithner, l’ex ministro del Tesoro degli Stati Uniti nel primo mandato di Barack Obama. In un libro che esce in questi giorni, “Stress test”, Geithner fa rivelazioni sugli avvenimenti del 2011 che dovrebbero far cambiare idea a chi parla di fumo, soltanto fumo, altro che complotto. L’inviato della Stampa a New York, Paolo Mastrolilli, ha letto il libro e oggi riferisce il contenuto dei passi che riguardano la vicenda del rovesciamento del premier italiano nel 2011.

    “Nell’autunno del 2011, scrive Mastrolilli, quando la drammatica crisi economica aveva portato l’euro ad un passo dal baratro, alcuni funzionari europei avvicinarono il ministro del Tesoro americano Geithner, proponendo un piano per far cadere il premier italiano Berlusconi. Lui lo rifiutò, come scrive nel suo libro di memorie appena pubblicato, e puntò invece sull’asse col presidente della Bce Draghi per salvare l’Unione e l’economia globale”.

    «Ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei – dice Geithner nel libro – ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato». Geithner, allora segretario al Tesoro Usa, rivela il complotto nel suo saggio «Stress Test», uscito ieri. Una testimonianza diretta – spiega Mastrolilli – dei mesi in cui l’euro rischiò di saltare, ma fu salvato dall’impegno del presidente della Bce Mario Draghi a fare «tutto il necessario», dopo diverse conversazioni riservate con lo stesso Geithner.

    I ricordi più drammatici – scrive Mastrolilli nel citare il libro – cominciano con l’estate del 2010, quando «i mercati stavano scappando dall’Italia e dalla Spagna, settima e nona economia più grande al mondo». L’ex segretario scrive che aveva consigliato ai colleghi europei di essere prudenti: «Se volevano tenere gli stivali sul collo della Grecia, dovevano anche assicurare i mercati che non avrebbero permesso il default dei paesi e dell’intero sistema bancario». Ma all’epoca Germania e Francia «rimproveravano ancora al nostro West selvaggio la crisi del 2008», e non accettavano i consigli americani di mobilitare più risorse per prevenire il crollo europeo.

    Nell’estate del 2011 la situazione era peggiorata, però «la cancelliera Merkel insisteva sul fatto che il libretto degli assegni della Germania era chiuso», anche perché «non le piaceva come i ricettori dell’assistenza europea – Spagna, Italia e Grecia – stavano facendo marcia indietro sulle riforme promesse». A settembre – riporta Mastrolilli – Geithner fu invitato all’Ecofin in Polonia, e suggerì l’adozione di un piano come il Talf americano, cioè un muro di protezione finanziato dal governo e soprattutto dalla banca centrale, per impedire insieme il default dei paesi e delle banche. Fu quasi insultato. Gli americani, però, ricevevano spesso richieste per «fare pressioni sulla Merkel affinché fosse meno tirchia, o sugli italiani e spagnoli affinché fossero più responsabili». Così arrivò anche la proposta del piano per far cadere Berlusconi: «Parlammo al presidente Obama di questo invito sorprendente, ma per quanto sarebbe stato utile avere una leadership migliore in Europa, non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. “Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani”, io dissi».

    Vi basta? Geithner più chiaro di così non poteva essere: funzionari europei (nel linguaggio americano i funzionari non sono impiegatucci, sono responsabili ufficiali) proposero agli Stati Uniti “un piano per far cadere Berlusconi” ma Obama rifiutò di partecipare. “Non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani” scrive oggi Geithner. Più chiaro di così non si può. Per fortuna, di Berlusconi non è stato versato il sangue, in Europa non si usa. Se il complotto c’è stato, gli Usa non vi hanno partecipato, almeno così dice Geithner. Ma complotto o non complotto, Berlusconi è stato fatto cadere con procedura poco democratica e la stessa sorte ha subito Papandreu. E, guardate un po’ che combinazione, tutti e due sostituiti da funzionari dell’Unione Europea.

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