Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

I complotti di Massimo Teodori

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    Massimo Teodori ha scritto un libro, “Complotto! Come i politici ci ingannano” (Marsilio, 2014, pagine 124, 14,50 euri), uno dei tanti che ha dato alle stampe da quando ha imparato l’abc, per demolire la teoria del complotto, il complottismo che avvelena la vita democratica dell’Italia.

    Il suo lavoro – che ha firmato insieme a Massimo Bordin, di Radio Radicale, autore del capitolo sulla trattativa Stato-Mafia, che mai ci fu, o quasi – si può riassumere in poche parole: complotti in Italia non ce ne sono mai stati, i partiti usano la parola complotto per mascherare le loro incapacità a governare.

    Le incapacità a governare ci sono, è vero, e i complotti non sono mai stati sufficienti a mascherarle. Ma è sicuro Teodori – che nella nota biografica sulla copertina dimentica di essere stato per anni un editorialista del Giornale – che si sia sempre trattato di normale dialettica democratica?

    Non posso spulciare tutto il libro, ma qualche dubbio lo posso trovare già nelle prime pagine, quelle che si possono leggere gratis sul sito di Marsilio. “Fumo, soltanto fumo” dice Napolitano riferendosi a chi vede un complotto trapelare dalle ammissioni di Prodi, Monti, Debenedetti a Alan Friedman, che le ha riportate nel suo bestseller  “Ammazziamo il Gattopardo”. E nessuno ha mai smentito la cena del 2011 a casa di Guido Rossi, durante la  quale secondo il Giornale D’Alema offrì a Monti, a nome di Napolitano, la presidenza del consiglio conquistata coi voti da Berlusconi.

    Episodi usati per evocare complotti ne esistono altri, compreso quello che portò alle dimissioni di Prodi. Non sono complotti? E sia, ma Teodori non venga a raccontarci che si tratta di normale dialettica democratica. Compito del capo dello stato è di sostenere i governi democraticamente eletti, non di brigare per sostituirli con gente che non ha mai affrontato il giudizio degli elettori, preferendo quello dei banchieri e dei despoti di Bruxelles.

     

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