Le rubriche di RomaDailyNews - OPS - Opinioni politicamente scorrette - di Arrigo d'Armiento

Protezionismo no, ma limiti e controlli sì

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    Protezionismo no, ma limiti e controlli sì –

    Gli economisti gemelli del Corriere della sera, Alesina e Giavazzi, spiegano da par loro che cosa è di sinistra e cosa è di destra nei provvedimenti legislativi e nelle proposte, oltre che nelle idee fisse dei partiti. L’editoriale di oggi sul Corriere merita di essere attentamente letto e meditato, fatelo leggendolo online o sul cartaceo. Il Jobs Act, con la sostanziale abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, per Alesina & Giavazzi, e anche per me, è a favore dei lavoratori, non contro. È a favore soprattutto dei lavoratori che il lavoro non l’hanno, perché le aziende ci pensano mille volte prima di assumere dipendenti che non possono mai più licenziare.

    Giulio Tremonti

    Giulio Tremonti

    “La sinistra tradizionale, quella degli anni Settanta, aveva – ricordano Alesina & Giavazzi –  alcuni principi chiari. Protezione sociale anche a scapito della meritocrazia: qualunque lavoratore, anche i pigri, gli incapaci o addirittura i disonesti, andava difeso. Nella scuola e nell’università «egualitaria» contava solo l’anzianità, mai il merito. Mercati regolamentati, da quello degli affitti (l’equo canone che ingessò il mercato penalizzando chi una casa non la poteva comprare), alle licenze di tassisti, farmacisti e di tante altre professioni ancora ben protette. Un mercato del lavoro fondato su «insider» ipergarantiti e illicenziabili, con giovani e donne esclusi da regole eccessivamente rigide, dove persino il part time era giudicato una cosa «di destra». Pensioni concesse ad alcune categorie privilegiate (a esempio insegnanti dopo pochi anni di lavoro) con il risultato che la dinamica del debito era diventata una bomba a orologeria”.

    E poi, il capitalismo di Stato, che la sinistra vorrebbe che fosse a favore dei lavoratori e invece li penalizza. E poi, la liberalizzazione dei mercati che favorirebbe le classi meno agiate. E ancora, i privilegi dei tassisti, protetti con politiche che non sono di destra né di sinistra, ma vanno contro la popolazione.

    D’accordo, d’accordo, condivido. Non condivido invece quando i due economisti se la prendono con i, chiamiamoli così, neo-protezionisti come Trump, Marine Le Pen, Tremonti che vogliono mettere paletti alla globalizzazione selvaggia. Tutto sta, ovvio, a quali e quanti paletti vogliono mettere, per ora sono più parole che fatti.

    Non mi piace il protezionismo, è catastrofico per l’economia, ma misure di protezione, nei confronti di chi pratica politiche aggressive sfruttando la globalizzazione, mi sembrano sacrosante. Non regalare il pesce a chi ha fame, regalagli l’amo e la canna, così lui farà concorrenza ai tuoi pescatori, li metterà sul lastrico. Il successo del Mec era dovuto alla liberalizzazione degli scambi all’interno e a barriere protezionistiche all’esterno, che non vietavano le importazioni dagli altri paesi ma le sottoponevano a limiti e controlli.

    Insomma, non si può aprire totalmente il mercato a chi ha prezzi troppo bassi, tenuti troppo bassi artificiosamente, con politiche di dumping e con sfruttamento schiavistico dei lavoratori. Così si distrugge la propria economia per arricchire gli sfruttatori dei lavoratori dei paesi emergenti. (Ard)

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