25 Novembre. Roma, Comando Militare insieme a studenti per le donne foto

Roma – Partire dalle giovani generazioni per contrastare la violenza contro le donne e alimentare la cultura del rispetto. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), il Comando Militare della Capitale ha riunito questa mattina, nel Circolo Unificato Pio IX, uomini e donne delle Forze Armate, personalità delle istituzioni e studenti per riflettere insieme su come prevenire e contrastare la violenza di genere.

“Se il futuro dei nostri e dei vostri figli sarà migliore, sarà grazie a voi. Siete voi giovani che dovete recepire il messaggio e trasmetterlo in famiglia- ha detto in apertura il Generale Rosario Castellano- i giovani sono la struttura portante del messaggio che vogliamo far passare: abbiamo a che fare con un fenomeno strutturale. La parola emergenza presuppone interventi dell’ultimo minuto, noi invece affrontiamo un racconto che coinvolge varie realtà, tutto l’anno. L’impegno delle istituzioni è fondamentale”.

Il Generale ha raccontato poi ai giovani presenti in sala le sue esperienze sul campo e gli stereotipi di genere che sopravvivono nei Paesi stranieri ma anche nel nostro. “Anche uno schiaffo è una violenza grave che non si deve sottovalutare”, ha aggiunto.

“Il fatto che questa iniziativa si rivolga alle giovani generazioni è straordinario- ha commentato la parlamentare Valeria Fedeli, in collegamento video- Dovremmo parlare di questi fenomeni tutto l’anno, perché le leggi servono a poco se non vengono applicate. Dobbiamo puntare all’educazione e al rispetto a partire dalle scuole. Alle ragazze vorrei dire: non pensare mai che sia colpa vostra se subite una violenza fisica o psicologica”.

Fedeli, membro della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha ricordato i passi in avanti fatti dal Parlamento e la discussione, in commissione giustizia e lavoro, sulla regolamentazione delle molestie sessuali nei luoghi di lavoro. E poi l’importanza della prevenzione e dell’educazione al rispetto, descritta nella convenzione di Istanbul. “Le norme ci sono, ma da sole non bastano- ha aggiunto- abbiamo una legge sul Revenge porn, ma serve una consapevolezza maggiore sugli strumenti della rete”.

Ad ascoltare gli interventi in sala, i ragazzi e le ragazze dell’istituto ‘Armellini’ di Roma; mentre gli studenti del liceo ‘Maria Immacolata’ e dell’istituto ‘Cartesio’ hanno seguito l’evento in streaming.

“Nella storia dell’umanità le donne hanno sempre contato di meno. E per questo spesso sono state considerate come oggetti. Ma nel contesto di guerra la situazione delle donne è ancora più grave”, ha spiegato il Tenente Colonnello Rosa Vinciguerra, capo sezione ‘Politiche di genere’ e Gender Advisor dello Stato Maggiore della Difesa. Dal ratto delle Sabine fino al conflitto nei Balcani e la guerra in Ruanda, lo stupro è utilizzato dai popoli nemici come arma di guerra per distruggere il tessuto di una comunità.

“Per questo abbiamo costruito figure professionali che nelle missioni di pace devono interpretare il contesto in cui si trovano anche in un’ottica di genere- ha spiegato Vinciguerra- In patria, invece, sensibilizziamo i giovani su questi temi, anche attraverso spot pubblicitari da diffondere tra i ragazzi che si arruolano”. In ambito militare, infatti, la tutela penale di genere non è ancora definita.

“Non abbiamo nel Codice penale militare una specificità di genere- ha commentato Maurizio Block, procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione- abbiamo delle figure criminose generiche, quindi tutto ciò che avviene nell’ambito della caserma, per la donna non ha una specificità. Mentre in questi contesti si possono verificare degli abusi particolari dovuti anche al rapporto gerarchico. Ma ci sono vari progetti di legge che consentirebbero di intervenire con specificità e rapidità. Anche il ministro Guerini- ha aggiunto Block- ha mostrato interesse verso questo aspetto e ha istituto una Commissione per studiare il fenomeno.

La violenza fisica, però, è solo la punta di un iceberg che nasconde violenze psicologiche, molestie e violenze economiche. “Sono fenomeni strutturali perché legati alla nostra comunità, che è ancora di carattere patriarcale- ha detto Valeria Valente, senatrice e presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio- da anni cerchiamo di capire perché questo fenomeno continua ad esistere. Abbiamo inasprito le pene e cambiato i reati, ma le donne continuano a morire.”

“Cos’è che non va?- si chiede la senatrice- dobbiamo dare alle donne autonomia e libertà di scelta, e smetterla di colpevolizzare loro per le violenze che subiscono. Vinceremo questa sfida solo se riusciremo a cambiare i paradigmi culturali che sono molto più radicati di quello che possiamo credere”. E per farlo è necessario partire soprattutto dagli uomini. Per questo Stefano Ciccone ha co-fondato l’associazione ‘Maschile plurale’, una rete di gruppi di riflessione critica sul maschile.

“L’idea che il violentatore o il molestatore sia estraneo a noi ci libera da ogni responsabilità, ma questo problema ha a che fare con le nostre vite e il nostro immaginato- ha detto Ciccone- Con l’idea che l’amore sia una catena e non una scelta libera. Dobbiamo interrogarci continuamente di quanto noi siamo complici di questa logica e rimettere in discussione la nostra cultura condivisa e le nostre regole sociali. Per questo dobbiamo partire dai giovani”.

Anche la psicoterapeuta e criminologa Virginia Ciaravolo lavora nelle scuole, accanto ai giovani. “L’età dei maltrattamenti si è abbassata alla fascia 18-35 anni- ha spiegato- Vuol dire che nonostante tutte queste iniziative, in molte famiglie permane un retaggio culturale che assimila la donna a un oggetto. Dobbiamo strutturare interventi che abbiamo una continuità nel tempo, non bastano iniziative sporadiche”.