Acer, Rebecchini: non buttare Prg, ripensare centralità per emergenza casa

Roma – “I tagliandi dovrebbero essere fatti dopo 3.000 km e non dopo 300mila ma meglio tardi che mai”. Il presidente dell’Ance Roma e dell’Acer, Nicolò Rebecchini, nel corso di un’intervista all’agenzia Dire la pensa come Il Campidoglio sulla necessità di rimettere mano al Piano regolatore della Capitale e non di cestinarlo.

“Sono molto vicino alla posizione del sindaco Gualtieri. Il piano regolatore non è da buttare, certo ha delle impostazioni datate perché risalgono al sindaco Rutelli e pertanto qualcosa va cambiato”, fa sapere.

Anche a livello di visione: “Il concetto delle centralità urbane, all’interno delle quali doveva esservi un forte sviluppo direzionale in modo policentrico, è sorpassato dai tempi- ha spiegato Rebecchini- La stessa digitalizzazione e lo smart working non aiutano in questo senso. Quelle impostazioni vanno riviste ma ciò non significa buttare il piano. L’importante è aprire un dibattito sul fatto che quelle centralità vanno ripensate secondo un’altra logica”.

Quella dell’abitare: “A Roma c’è un grande problema di emergenza abitativa e questo Prg è carente in questo senso, perché manca un’impostazione pubblica di questa emergenza.

Non a caso tutte le amministrazioni che si sono succedute dopo l’approvazione del Prg hanno portato questo tema in Consiglio comunale”. Come pure va ripresa in mano la questione del sistema della mobilità: “E’ rimasto un’incompiuta e grazie anche all’aiuto del Pnrr va riportato avanti”.

Proprio l’assenza di questo sistema è stato alla base del ‘ripopolamento’ di Roma: “Quando questo Prg è stato approvato- ha ricordato Rebecchini- la città non tendeva ad espandersi ma a delocalizzare i propri cittadini, portandoli a vivere meglio nell’hinterland romano. Oggi questo concetto è finito. Il sistema della mobilità è talmente carente che la gente tende a rientrare in città.”

“Non c’è dubbio che il Prg debba avere una rivisitazione in chiave normativa, perché sono intervenute leggi statali e regionali che permetterebbero un fortissimo snellimento procedurale. E la semplice applicazione di queste norme in maniera più confacente alle esigenze di Roma permetterebbe un forte sviluppo e di dare tante risposte alle visioni che erano nel piano”.

A cominciare dalla rigenerazione urbana: “All’inizio degli anni 2000 c’erano i print: ne furono previsti 140 e ne fu realizzato solo uno. Oggi bisogna dare una risposta utilizzando anche il rapporto con i capitali privati. Ci sono 3 grandi ambiti, Corviale, Torbellamonaca e Santa Maria della Pietà, dove si vorrebbero calare circa 330 milioni. Perché- ha proposto Rebecchini- non fare degli ambiti di rigenerazione intorno a queste tre zone, che godranno di finanziamenti pubblici così forti, in modo da riqualificare quei territori col capitale in supporto all’iniziativa pubblica?”.

Altra area di intervento nel Prg del 2008 è quella del “cambio delle destinazioni d’uso- ha proseguito Rebecchini- Abbiamo delle cattedrali nel deserto, interi fabbricati vuoti. Bisogna trovare una sinergia con le proprietà di queste immobili per fare in modo che diano una risposta all’interesse pubblico e all’interesse privato. Ci auguriamo che quanto prima l’assessore, il suo staff e tutte le forze sociali e culturali ridefiniscano il piano per rimettere in moto questa città. Altrimenti anche i tanti fondi che atterreranno col Pnrr rischiano di non arrivare a dama”.

Condizione indispensabile, secondo Rebecchini, per centrare questi obiettivi è “fare più progetti. Il Comune metta fondi a questo scopo. Va integrata questa macchina debole che necessita di funzionari e dirigenti. Vanno rinforzate le società Risorse per Roma e Roma Metropolitane, affinché i progetti che vogliamo proporre all’esterno possano essere avanzati altrimenti restiamo solo con tante belle idee”.

Peggio ancora delle incompiute di cui Roma è popolata: “Spero trovino una definizione. Penso all’Ostiense, alla vecchia Fuiera di Roma e anche a quella nuova che va vitalizzata una volta di più investendo sulla rotaia: perché se non è collegata in modo autonomo è difficile trovare una sinergia tra il problema del pendolarismo e quello dell’Alta velocità.”

“Poi, c’è il grande nodo di Tor Vergata e della Vela di Calatrava- ha concluso Rebecchini- Ci auguriamo che l’iniziativa che vuole portare il Comune finalmente venga compiuta perché è una zona troppo importante per Roma col polo universitario e sanitario che lì ci sono”. (Agenzia Dire)