Si prepara un altro governo del Colle?

E’ passato più di un mese dalle elezioni politiche e tutto quel che è chiaro è che nessuno ha voglia di formare una maggioranza parlamentare. Il passo dalla propaganda elettorale alla responsabilità politica delle scelte che spettano a un Governo sembra essere tanto difficile e faticoso che i protagonisti si cercano ruoli da improbabili comprimari e si danno alla melina.

Come sempre, finite le pagliacciate elettorali, contano solo i numeri ed i numeri della finanza pubblica fanno spavento: la spesa pubblica italiana è rigida – la massima parte cioè non è comprimibile, se non si vuole turbare lo status quo – e gravata da un debito enorme il cui costo è una variabile da controllare con attenzione.

Il reddito di cittadinanza e la flat tax da soli o combinati, in una ipotetica maggioranza M5S e Lega, non sono sostenibili in questo contesto di finanza pubblica, anche ammesso che possano dimostrarsi validi moltiplicatori del PIL (lo si scoprirebbe solo a posteriori), mentre la geografia dei consensi mostra chiaramente che il meridione chiede l’uno ed il nord l’altra, in una strana commistione di assistenzialismo vetero DC e di super liberismo in salsa reaganiana.

I vasi di coccio della questione, Berlusconi e il PD, stanno a guardare, il primo avvinto nella sua guerra solitaria per la riabilitazione (e nel suo ruolo sostanziale e politicamente residuale di finanziatore dei propri eletti e notabili), il secondo ormai preda di una inestricabile cupio dissolvi, sempre indeciso fra la “responsabilità nazionale” e l’aventinismo, scelte comunque entrambe equivalenti ad un suicidio politico.

A questo punto si apre davvero lo spazio per quei poteri “codificati” nella consuetudine e nella prassi costituzionale che il Capo dello Stato può esercitare quando le urne non offrono i presupposti per un accordo politico di maggioranza, non dico di legislatura, ma neanche per un governo di scopo.

Come si intenda procedere al Quirinale non è noto, ma, storicamente, la maieutica istituzionale prevede una serie di passaggi volti a dimostrare ai partiti la propria insufficienza politica, constatata la quale e complice la propria –  facilmente immaginabile –  volontà di tenere le mani “pulite” dalle scelte del nominando comitato di salute pubblica (ne abbiamo avuti tanti negli ultimi anni), essi si rassegnerebbero ad un governo del Quirinale e ad una lunga decantazione, potendo tornare al proprio sport preferito ossia quello di lanciare e rilanciare dichiarazioni polemiche, tanto numerose quanto futili.

Il punto è proprio questo: l’architettura costituzionale fornisce un ottimo bilanciamento fra i poteri dello Stato, in primis la figura “elastica” del Presidente della Repubblica come soluzione di ultima istanza in caso di situazioni analoghe a quella attuale, ma questo sistema di sicurezza ha funzionato così bene da nascondere la crisi comatosa dei partiti tradizionali (ormai solo il PD o quel che ne resta) e l’insipienza dei “partiti del capo” e dei movimenti politici che hanno provato a sostituire, negli ultimi 25 anni, le vecchie geometrie della prima repubblica, con scarso successo.

Mattarella potrà costruire, ricavandolo dal pieno del papocchio elettorale, un governo del minimo comun denominatore, un governicchio per tirare a campare e fare il compitino del DEF e della legge di stabilità: ma un governo di questo tipo sarebbe il coperchio su una pentola che non bolle più. Se poi si tornerà, come è probabile, a riaprire il sarcofago della legge elettorale, la più nauseabonda delle carogne politiche, ci dovremo preparare a mesi di schermaglie e teorie, sempre oscillando fra “governabilità” e tutela delle minoranze, ma senza la prospettiva di una analisi critica e veramente propedeutica ad una modifica della forma di governo.

Analisi e riforma, peraltro, che non possono nobilitare con nessun orpello o veste costituzionale la assai modesta materia umana che compone la classe dirigente del momento: è la traduzione politica del millenario quesito sull’uovo e sulla gallina qui da intendersi come “è nata prima la classe dirigente o la costituzione”.

Ognuno può dare la propria risposta, partendo da un dato: la Costituzione c’è e andrebbe aggiornata, la classe dirigente invece?

CB