Angi incontra: intervista esclusiva alla consigliera della Regione Lazio Marta Bonafoni per il rilancio di Roma Capitale

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    Angi incontra: intervista esclusiva alla consigliera della Regione Lazio Marta Bonafoni per il rilancio di Roma Capitale

    Marta Bonafoni

    G.F. : Come prima domanda vorremmo analizzare, facendo un bilancio dalla sua elezione ad oggi, appunto come consigliera alla Regione Lazio, quali sono i più importanti risultati raggiunti e quali sono ora i progetti da realizzare?

    M.B.: Dunque, traccio un filo rosso che va dalla scorsa legislatura a questa che ha ancora un anno di tempo per concludersi. Allora io, come prima azione da consigliera regionale, fui la relatrice di maggioranza di una legge sulla prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, che è in qualche maniera la traccia del mio lavoro: le politiche di genere, le pari opportunità, lo sguardo sulla redistribuzione delle opportunità fra uomini e donne. Quella legge è diventata tale nel 2014. L’ultima azione è di questa estate e risale a fine agosto, e si tratta dell’ufficializzazione della finalmente vinta battaglia sulla Casa delle donne ‘Lucha y Siesta’, che dice moltissimo alle cittadine di Roma, ma direi che ha avuto anche un’eco nazionale. È uno spazio che era finito nel concordato Atac dell’amministrazione Raggi e che invece noi abbiamo salvaguardato, acquistandolo a patrimonio pubblico regionale, per l’appunto, vincendo l’asta in terza seduta ad agosto.

    Posso citarvi altre cose a cui tengo particolarmente: la congiunzione del Parco dell’Appia Antica con quello dei Castelli Romani, il sogno di Cederna di più di quaranta anni fa, che è diventato realtà grazie a questa seconda legislatura e prima ancora l’incremento del parco tutelato dell’Appia Antica per ancora il 33% del suo perimetro, come segno di un nuovo modello di sviluppo della città e congiuntamente dell’area metropolitana e del suo agro. L’agro romano, famoso in tutto il mondo va messo a sistema, in termini economici, agricoli e anche di welfare.

    Sono stata prima firmataria di una legge, che è diventata tale e che quindi è in vigore dall’estate del 2019, che è la legge sul contrasto al caporalato, altro fenomeno che infesta non solo le campagne della Regione Lazio. Sono stata recentemente promotrice di due emendamenti, diventati anch’essi legge nell’ultimo collegato. Uno sui ‘Poli Civici’, come acquisizione di patrimonio pubblico per far vivere all’interno dei quartieri delle nostre città, meglio se periferici all’interno delle aree interne del nostro territorio regionale, delle locazioni dove possono trovare spazio servizio pubblico, privato sociale, sportelli, volontariato. Quindi dei luoghi dove mettere a sistema il grande contributo che la società civile e il Terzo settore danno alla sopravvivenza e spesso all’innovazione dei nostri territori.

    Contemporaneamente e parallelamente a questo, l’istituzione delle Officine Municipali, quindi questi spazi di co-working in pubblico, dove far convivere nuovo welfare e possibilità di fare smart working, non come lo abbiamo fatto durante la pandemia, in cui ci siamo ritrovati tutti soli, alienati, in particolare le donne troppo indaffarate a fare tutto a casa, ma spazi di mediazione e intermediazione tra l’ufficio e la casa. Quindi anche luoghi di convivenza e relazione tra lavori e lavoratrici e lavoratori.

    G.F. : Importantissimo è anche il suo impegno civico con l’Associazione POP e con la lista ‘Roma Futura’ a sostegno della candidatura di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma. Da questo punto di vista, volevamo sapere quali sono i principi ispiratori di questa lista civica femminista, egualitaria, ecologista e quali sono i programmi che ci si aspetta per l’appoggio al candidato Gualtieri come possibile guida in Campidoglio?

    M.B.: Allora intanto POP, che nasce nel gennaio del 2020, intende fare quello che poi sta cercando di portare dentro la lista civica ‘Roma Futura’, cioè provare a riconquistare prima del consenso l’affezione e la vicinanza di interi settori della nostra città – anche se POP ha vocazione regionale, ma oggi parliamo di Roma – che negli anni si erano disaffezionati, allontanati, erano finiti nel voto di protesta piuttosto che nell’astensionismo. C’è un mondo vastissimo che sta facendo società, economia e comunità, spesso trovandosi contro le istituzioni locali, una grande energia sociale, come dice il nostro amico Fabrizio Barca, che si ritrova dentro le associazioni, i comitati, le startup.

    Noi abbiamo trovato il modo di tenere insieme tutto questo, con gli amministratori e le amministratrici locali, abbiamo lavorato un anno e mezzo, spesso carsicamente o meglio sul web, vista la pandemia. Ora è arrivato l’appuntamento elettorale e stiamo cercando di portare questa ricchezza bellissima dentro la lista ‘Roma Futura’, ispirata e guidata da Giovanni Caudo, attuale presidente del Terzo Municipio, un urbanista, già assessore all’Urbanistica dell’amministrazione Marino.

    I pilastri sui quali ci muoviamo sono tre più uno. Il primo è il femminismo, una parola impegnativa, ingombrante, ma a nostro modo di vedere è una parola nuova, proiettata verso il futuro. Il femminismo non è una città delle e per le donne, ma una città inclusiva che riesca a far convivere, a partire dai diritti democratici di piena realizzazione della parità, uomini e donne insieme dentro una società rinnovata.

    La seconda parola, il secondo pilastro è quello della lotta alle disuguaglianze, quindi la Roma egualitaria, un welfare da immaginare generativo, economicamente fruttuoso. Quindi non assistenzialismo, ma attivazione di energie che possono dare oltre che ricevere dall’Amministrazione Pubblica.

    Il terzo pilastro è quello della Roma ecologista. Come si fa oggi a non parlare di transizione ecologica?

    Il PNRR offrirà da questo punto di vista grandi opportunità, ma per coglierle bisognerà avere formazione, competenza, una visione di città. Non è tutto valido quello che è transizione ecologica.

    L’ultimo pilastro, il più uno, è la ricchezza di Roma. Fino ad ora Roma si è illusa, di poter vivere ancora oggi su un vecchio modello di sviluppo. Un tempo erano il mattone, quindi l’investimento immobiliare, la Pubblica Amministrazione, era un terziario che prima la crisi del 2008 e poi l’affondo totale del Covid-19 hanno schiantato. Noi pensiamo che si possa ripartire investendo sulla conoscenza, sulla ricerca, sulla cultura, su un nuovo turismo.

    Insomma, siamo nella città più bella del mondo e mettere a sistema tutto questo pensiamo possa fare la differenza.

    G.F.: Dal punto di vista di quella che ritenete essere la ricetta vincente per Roma Capitale, quali potrebbero essere, anche per le sfide del primo periodo, i punti prioritari?

    M.B.: Allora, intanto sfatare il fatto che Roma non abbia le risorse. Roma le risorse ce le ha, per altro ne arriveranno con il Recovery e con la nuova programmazione europea. Ce la dimentichiamo, ma noi siamo alla vigilia di un nuovo settennato di programmazione dei fondi strutturali ed europei, che sono fondamentali per i nostri territori. Il 21-27 è appunto già partito.

    Quindi credo che noi, dobbiamo spostare il discorso dall’esistenza delle risorse al pieno utilizzo di quelle stesse risorse, rendendo la macchina amministrativa e politica di Roma, una macchina efficiente in grado di spenderle e di farle cadere a terra. Cadere a terra significa cambiare la vita delle persone in meglio, degli uomini, delle donne, dei bambini, degli anziani, dei disabili, di tutti i cittadini e delle cittadine della nostra città.

    Io credo che il primo impegno verso il quale bisogna andare, ad esempio, sia quello di rendere realmente funzionanti i Municipi, 15 città nella città che oggi non hanno poteri, ma hanno grandissime responsabilità.

    Penso che nei primi cento giorni noi, non è detto che compiamo quella rivoluzione, ma dobbiamo sicuramente impostarla in maniera tale che nei cinque anni, in questa che è a tutti gli effetti una consiliatura costituente per il nuovo potere di Roma, possiamo rendere efficace questo.

    E poi non perché parlo con voi, forse più perché ho un figlio che sta per compiere diciotto anni, io credo che bisogna scommettere davvero sui ragazzi e le ragazze.

    Noi tendiamo a criminalizzare il divertimento dei ragazzi, a vederli stesi su un divano a fare nulla. Il Covid ci ha raccontato un’altra storia, non soltanto di sacrifici, ma di grande resistenza di questi giovani cittadini.

    Io penso che scommettere su di loro, su una scuola all’altezza dell’impresa, sull’università, sull’avviamento al mondo del lavoro, sulla capacità di immetterli dentro la Pubblica Amministrazione per modernizzarla, rendendo la cinghia di trasmissione tra le competenze che ci sono e gli innovatori qualcosa che funzioni, penso che farlo sul serio, non soltanto come slogan elettorale, possa essere una buonissima chiave di rilancio della nostra città.

    G.F.: Proprio parlando di giovani e, perché no, anche di imprese in questa fase ancora condizionata dalla pandemia, in termini di attuazione del PNRR quali pensa siano le principali risorse che dovranno essere investite anche rispondendo al tema di ambiente e del cosiddetto gender gap, anche portando avanti una collaborazione tra la Regione e il Comune di Roma?

    M.B.: Questa è la domanda delle domande. Sull’ambiente noi sicuramente dobbiamo fare una grande rivoluzione sui trasporti e quindi chiudere l’anello del ferro di cui si parla da quando io ero minorenne. Si può chiudere, non è vero che sia una cosa impossibile. Quindi scommettere su una mobilità sostenibile, le ciclabili, l’intermodalità, l’accessibilità vera sui trasporti.

    Non è soltanto la prima cosa a cui si pensa, forse parimenti ai rifiuti, quando si dice “a Roma non funziona niente”. È una scommessa sulla qualità della vita e quindi sulla qualità della società che si muove all’interno di Roma.

    Tutto questo ha molto a che fare anche con il genere. Noi abbiamo una città in cui i trasporti e le stesse fermate vengono immaginate da casa a lavoro, ma da casa a lavoro ci sono mille altre cose: la scuola, lo sport, il colloquio con i professori, la palestra per chi ha tempo di fare sport. Quindi scommettere su una nuova idea di viabilità, scommettere su una frase anche questa che fa il titolo di Roma, ma non è mai diventata lo svolgimento “il Comune agricolo più grande d’Europa”.

    Cosa significa? Significa benessere, significa poter contaminare con agricoltura biologica le mense scolastiche, significa dare lavoro ai giovani agricoltori e a tutta la filiera, significa accorciare quella filiera e dotare i nostri mercati rionali di una vera struttura comunitaria. Quelli sono luoghi che se si spengono, come troppi si stanno spegnendo, lasciano dei vuoti urbani che diventano insicurezza e buio.

    È necessario, invece, scommettere su quella filiera agricola per poter rigenerare l’intera città.

    Sul gender gap c’è davvero molto da fare, in Regione alcune indicazioni sostanziali le abbiamo date.

    Non vi parlo di leggi, cioè di quello che abbiamo fatto in questo Consiglio, dal quale parliamo e io penso che abbiamo davvero dettato la linea, anche per il Paese, su alcuni provvedimenti fondamentali che hanno a che fare con la parità salariale, piuttosto che sui luoghi delle donne.

    Vi parlo di un provvedimento di Giunta, anzi addirittura di amministrazione, che forse viene troppo poco raccontato anche da noi e che è l’inserimento del gender procurement dentro i bandi della Pubblica Amministrazione. Non c’è soltanto il green procurement, c’è anche l’impatto di genere e allora bisogna smetterla con aziende che vincono i bandi ledendo i diritti delle donne, le pari opportunità, sia ai vertici che alla base.

    Addirittura ci sono aziende in giro per l’Italia che vincono soldi pubblici, risorse pubbliche, se discriminano le donne sui luoghi di lavoro. Noi abbiamo fatto un bando per servizi interni alla Regione, che dice basta a tutto questo e che invece premia le aziende virtuose nel riequilibrare il rapporto fra uomini e donne anche all’interno delle proprie aziende.

    G.F.: Per completare, ringraziandola per la disponibilità, in termini di messaggio che si vuole dare ai giovani, un appello prima del voto, quale pensa debba essere la comunicazione che si sente di dare in questo particolare momento storico?

    M.B.: Di andare a votare. L’ultima volta ci fu un’astensione paurosa per chi tiene a cuore la democrazia e la sua qualità. Quindi innanzitutto andate a votare, soprattutto se avete vent’anni e vi sentite come se nessuno vi stia pensando, perché invece è esattamente questo il momento in cui si può ripartire.

    C’è una coincidenza drammatica, però allo stesso tempo potenzialmente straordinaria, che è questo dopo-pandemia. Noi diciamo “nulla dovrà essere più come prima, potrà essere più come prima”.

    Io credo che se ventenni, trentenni, quarantenni riusciranno a essere protagonisti e quindi a occupare lo spazio pubblico all’interno della nostra città, noi si potrà veramente avere le risorse innanzitutto umane, politiche e culturali per poi attuare e recepire le risorse economiche.

    Quindi, il primo appello che faccio e il più forte è quello a partecipare al voto del 3 e del 4 ottobre. E poi non mollarla lì, cioè pretendere spazi di discussioni, consulte, confronti. Non può finire in due giorni la partecipazione. Pretendere che la nuova amministrazione di Roma, che io mi auguro sarà guidata da Roberto Gualtieri, concepisca spazi in cui avere una porosità continua, tra ragazzi e ragazze, istituzioni, nel dialogo tra chi nelle istituzioni entrerà ed è ancora classificabile come giovane e chi invece nella società fa politica, parimenti a chi è dentro, provando a immaginare insieme il cambiamento di Roma.

    Noi, qui in Regione, qualche passo in avanti importante lo abbiamo fatto in questi otto anni, dimostrando che si può fare. Farlo a Roma sarà una bellissima scommessa.

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