Di Biagi: Per ora il ssn regge, nonostante la politica

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    Di Biagi: Per ora il sistema sanitario nazionale regge, nonostante la politica – Intervista esclusiva al segretario nazionale di Confintesa-Ugs Medici –

    Chiusa da poco  la XVII legislatura, siamo ormai  in campagna elettorale.

    Tracciamo un bilancio dell’attività degli ultimi Governi con il Segretario Nazionale del Sindacato Confintesa-Ugs Medici, il Dr. Ruggero Di Biagi, anche per comprendere e conoscere in anticipo le istanze sindacali e professionali, in vista della prossima scadenza del 4 marzo.

    Il dottor Ruggero DI BIAGI

    Il dottor Ruggero DI BIAGI

    Che bilancio si può fare per la Sanità nel nostro paese? Mi saprebbe indicare le iniziative presa dalla politica, specificandomi quali ritiene buone e quali pessime?

    Mi risulta difficile individuare cose positive.

    Una certamente avrebbe potuto essere la Legge sulla Responsabilità Professionale che, in piccola parte, peraltro è un modesto passo in avanti, se fosse stata svincolata dagli obblighi assicurativi, cosa peraltro improbabile per gli ultimi Governi filo-multinazionali e se non vi fosse in aggiunta un continuo rimando a regolamenti e disposizioni successive che di fatto la inceppano.

    La legge sui LEA-LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA è anch’essa sulla carta un fatto positivo se non fosse che, scientemente o incoscientemente, si allarga il perimetro delle prestazioni garantite, a fronte di un depauperamento del Finanziamento del SSN, cosa quest’ultima che rappresenta un vera e propria presa in giro.

    Qualcosa in più onestamente – penso solo a fini elettorali – è stato fatto in tema di sanatoria del precariato. Non accenniamo al fine-vita, data la estrema farraginosità del provvedimento e l’insulto ai medici, degradati a meri spettatori e funzionari passivi.

    La vera realtà positiva è che il Sistema, pur tra enormi difficoltà ancora regge (non si sa per quanto), ma questo solo grazie all’abnegazione degli operatori e non certo per merito della Politica.

    Mentre ciò che realmente spicca in negativo è l’assenza totale di visioni organiche sulla Sanità nella road-map dei governi dell’ultima legislatura. Niente fondi adeguati per rilanciare la Sanità pubblica, niente rinnovo dei contratti e delle convenzioni, niente sblocco delle assunzioni.

    Al contrario, si procede irresponsabilmente con continui tagli al SSN-SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, che demoliscono un pilastro sociale e sanitario strategico, spianando la strada ai colossi privati, del resto in linea, come dicevamo, con il servilismo alla grande finanza proprio degli ultimi Governi, vedasi il caso vaccini, che ha triplicato gli obblighi, precedentemente equilibrati, a freddo e immotivatamente (tranne forse per gli utili degli industriali farmaceutici).

    Cosa chiederete come Confintesa-Ugs Medici alle forze politiche impegnate nella prossima campagna elettorale? Ci sono delle priorità?

    Il finanziamento del SSN sta lentamente scivolando verso livelli di pre-collasso del Sistema, evidenziato plasticamente dall’assalto ai Pronti Soccorsi, vero imbuto dello sfascio delle strutture ospedaliere e territoriali. La Legge di Bilancio 2018, peggiorando la situazione, prevede un rapporto tra spesa sanitaria e PIL del 6,4% nel 2019 e del 6,3% nel 2020, ben inferiore alla media europea. Vogliono chiaramente l’eclissi del sistema sanitario pubblico e convenzionato.

    Negli ultimi sette anni il settore Sanità ha perso oltre 50.000 addetti, di cui circa 9.000 dirigenti medici e sanitari, con una riduzione della spesa per il personale dipendente di circa 2,3 miliardi di euro. Nel contempo ben 10.000 medici italiani sono emigrati, stretti nella strozzatura laurea-specializzazioni e senza futuro qui, mentre mancano sempre di più infermieri e tante altre figure professionali sanitarie.

    L’Italia è il paese OCSE con la più alta età media dei medici dipendenti, quasi 54 anni. Nei prossimi anni, nel periodo 2018-2022, usciranno dal SSN per pensionamento circa 30.000 medici specialisti dipendenti, quasi un terzo dell’attuale forza lavoro, cui sono da aggiungere i pensionamenti attesi tra gli specialisti convenzionati, tra gli universitari e nei settori sanitari privati.

    E le assunzioni risultano pressoché ferme.

    Emergono, inoltre, mortificanti differenze nella qualità dell’assistenza e degli esiti clinici tra le Regioni del sud e quelle del centro/nord, imputabili anche e soprattutto al dislivello di trasferimento di fondi statali tra le diverse regioni, che già incide nella minore aspettativa di vita media nel Sud, nonché al progressivo divaricamento organizzativo tra Regioni e Regioni e tra Asl e Asl.

    Infine, l’inversione di tendenza nella considerazione del SSN da parte delle forze politiche, che andrebbe visto come un fiore all’occhiello nel sociale italiano e non come una fastidiosa palla al piede, una vacca da mungere per pagare gli interessi sul debito pubblico nazionale.

    Che pagella darebbe e con quali voti a Letta, Renzi, Gentiloni, Padoan e Lorenzin?

    Ci asteniamo per carità di Patria da giudizi nei confronti di quanti citatati nella domanda! Non c’è un solo motivo per apprezzarne i pessimi risultati, in Sanità come in altri campi…

    Forse erano distratti dall’interesse, postumo, per le Banche.

    Un vero dramma…

    Pier Francesco Corso

     

     

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