Buontempo: “Roma città pilota del social housing”

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    Roma i conti con l’emergenza abitativa li fa da sempre, case popolari non se ne costruiscono più da 10 anni e 50 mila cittadini sono attualmente sotto sfratto; la sola risposta che danno gli Ater (le Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, gli ex Iacp cui è demandata la gestione del patrimonio immobiliare del comune) non è sufficiente a risolvere i problemi. «Una risposta efficace può però venire dalla combinazione di due fattori, da una parte l’Ater e dall’altra l’edilizia sociale insieme possono venire incontro alle esigenze sia dei ceti a basso reddito sia per quelli a medio che fino ad alcuni anni fa avevano come risorsa abitativa l’offerta fatta dagli enti di previdenza». Così dice all’Adnkronos Teodoro Buontempo, assessore alla casa della giunta regionale del Lazio, che si è battuto e si batte con passione per affrontare quella che è diventata, e non da oggi, un’emergenza continua. «Oggi di emergenze ce ne sono di nuove – continua Buontempo – riguardano i giovani, le persone sole, le coppie separate, i disabili per i quali la risposta data dall’edilizia sociale non è sufficiente e che non potrebbe soddisfare la domanda di abitazione per quei ceti che hanno un reddito medio basso. La Regione Lazio nei suoi programmi assicurerà ampio sostegno per quel tipo di edilizia sociale, con offerte di case a canone calmierato e a riscatto, che daranno più sicurezza, specialmente ai giovani che vogliono dare vita ad una nuova famiglia». «Noi abbiamo deciso di dare un forte impulso al concetto di ‘alloggio socialè – continua Buontempo – L’obiettivo è quello di far diventare il Lazio regione pilota del social housing, per questo la Regione promuove questa tipologia di offerta abitativa con il concorso di enti locali, aziende pubbliche, fondazioni no-profit, imprese sociali, banche etiche, imprese di costruzioni e cooperative di abitazione». «L’alloggio sociale è realizzato, anche attraverso interventi di recupero, con contributi e agevolazioni pubbliche, assegnazioni di aree o immobili, fondi di garanzia, agevolazioni urbanistiche, previa pianificazione regionale con la collaborazione dei comuni che potranno mettere a disposizione aree e immobili inutilizzati. Il nuovo Piano casa regional’, inoltre – aggiunge l’assessore – prevede la possibilità di destinare dal 30 al 35% delle superfici destinate a cambi di destinazione d’uso, ad edilizia sociale a canone calmierato. »Bisogna cambiare la filosofia di approccio ai problemi dell’emergenza casa – aggiunge Buontempo – bisogna finirla di costruire quei casermoni di bassa qualità, bisogna costruire case gradevoli, in ambienti vivibili promuovendo integrazione tra i diversi ceti sociali. Vivere in un alloggio di qualità, in un contesto vivo ed efficiente aiuta anche a far nascere quei meccanismi individuali di tutela della propria abitazione e del contesto in cui essa si trova, preservando quindi il valore dell’investimento«. «L’alloggio sociale è destinato ad essere affittato ad un canone sostenibile o a riscatto con lo strumento del mutuo sociale; ma può essere anche una struttura alberghiera che fornisca una sistemazione di ospitalità temporanea. C’è da dire – sottolinea Buontempo – che il mutuo sociale prevede un pagamento mensile che non deve superare il 20% del reddito di una persona». «Se però – specifica – quella persona perde il lavoro, anzichè il riscatto, paga l’affitto e questo affitto, che è di un importo pari a un terzo del riscatto, non è però a fondo perduto, perchè quando la persona ha la possibilità di ricominciare a pagare il mutuo, le rate di affitto versate in precedenza vanno in conto capitale ed interessi del mutuo. E questa è l’unica Regione d’Italia che può vantare un’iniziativa così socialmente avanzata». «In una prima fase a carattere sperimentale – continua Buontempo – la Regione Lazio ha avviato una prima parziale esperienza con il bando sull’housing sociale, stanziando 70 milioni di euro provenienti dai fondi di cui all’accordo di programma del 26 ottobre 2000 tra Ministero e Regione Lazio relativo ai programmi di edilizia agevolata». I fondi sono stati ripartiti in tre tronconi finalizzati a sviluppare le potenzialità dell’housing sociale: 65 milioni di euro sono stati destinati alla costruzione, al recupero, all’acquisto di nuovi alloggi; le proposte potevano essere avanzate da diversi soggetti (amministrazioni pubbliche ed enti pubblici e locali diversi dai Comuni, imprese di costruzione e loro consorzi, cooperative edilizie di abitazione e loro consorzi, fondazioni no profit, imprese sociali, banche etiche e altri soggetti senza scopo di lucro) e sono state presentate alla Regione dal Comune di competenza. «Due milioni di euro sono finalizzati a incentivare l’offerta di alloggi privati in locazione (attraverso l’agevolazione che consente di pagare l’Ici ad appena il 4,9% ai piccoli proprietari, che decideranno di affittare a canone concertato la propria abitazione); 3 milioni – continua Buontempo – sono destinati a sostenere gli interventi di autorecupero da parte di cooperative composte da soci che si impegnano a recuperare alloggi da strutture, anche se precedentemente non destinate ad uso abitativo e per le quali ora è possibile variare automaticamente la destinazione d’uso». «Io spero che entro il prossimo mese si riesca a varare una nuova legge di gestione delle Ater che sono regolamentate da una legge ormai superata dagli eventi, ci sono nuove e diverse emergenze a cui dobbiamo dare risposte più adeguate». Secondo l’assessore, «dieci anni fa, ad esempio, le giovani coppie separate non erano un’emergenza sociale, oggi lo sono, i single non erano un’emergenza sociale, oggi lo sono, per i disabili non c’era una forte esigenza abitativa perchè c’era la famiglia che faceva da equilibratore sociale, oggi non solo non ci sono case per disabili nè pubbliche nè private, ma se un disabile si rivolge al mercato privato trova difficoltà a trovare una casa in affitto». «Se le Ater – conclude Buontempo – sono costrette a rispettare il vincolo che impone il divieto di vendere immobili quando questa vendita costituisca un valore superiore al 30% dell’intero patrimonio immobiliare detenuto dall’ente, ci troviamo di fronte ad un deprezzamento del patrimonio, alienato in piccole quote, senza però essere riusciti ad avere risorse adeguate ad avviare nuove costruzioni. Se questo vincolo potesse essere superato, allora si creerebbero i presupposti per avere le risorse per un piano di sviluppo significativo dell’edilizia convenzionata».

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