Cattolica: ecco proposte per ripartire da buone pratiche città

Roma – Procedure amministrative piu’ snelle, digitalizzazione e nuova applicazione delle “buone pratiche” di ogni citta’: queste le principali proposte scaturite per la nuova Economia italiana scaturite dal webinar “Fare impresa nelle citta’ italiane – Idee per ripartire dall’indagine Doing Business” che si e’ svolto oggi, promosso dalla Facolta’ di Economia nel campus di Roma dell’Universita’ Cattolica in collaborazione con World Bank e Commissione Europea, moderato da Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla Facolta’ di Economia (campus di Roma) dell’Universita’ Cattolica.

“Il rapporto presentato oggi- ha detto il rettore dell’Universita’ Cattolica Franco Anelli nel saluto di apertura- cerca di diffondere le buone pratiche di ogni citta’: l’idea di individuare, contrastando un atteggiamento spesso pessimistico, cio’ che si puo’ fare per far funzionare il sistema e’ certamente un approccio utile per far emergere soluzioni e diffondere buoni modelli”.

“La Pubblica amministrazione del futuro- ha detto Gian Paolo Manzella, Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico- dev’essere basata su un approccio generale e di sistema: piu’ che per uno Stato imprenditore dobbiamo lavorare per uno Stato imprenditoriale che si occupa di valutare le proprie attivita’, curare la selezione dei migliori, innestare nuova tecnologia, raccontandosi e aprendosi a nuove professionalita’. Il mondo va verso l’Economia delle citta’ che stanno ridiventando luogo di crescita, occasione e incontro: e’ un bene che la ricerca presentata oggi parta proprio dalle “luci” delle loro buone pratiche, prerequisito essenziale per ogni azione di rilancio”.

“La ricerca Doing Business in Italy si e’ basata su dati pre-pandemia, ma rimane valida proprio per le buone pratiche che ha evidenziato- ha detto Tommaso Rooms, uno dei curatori dell’indagine Doing Business della World Bank- Il rapporto ha mostrato che i tempi e i modi per adempiere alla burocrazia variano sensibilmente da una citta’ all’altra. Le citta’ italiane possono migliorare il contesto in cui operano le loro imprese apprendendo le une dalle altre, e replicando gli esempi virtuosi individuati dallo studio.. Tra le buone pratiche che prevedono l’adozione di sistemi digitali, in due indicatori l’Italia ha risultati molto positivi: avvio d’impresa e trasferimento proprieta’ immobiliare, spesso anche con piu’ rapidita’ e efficacia rispetto ad altre citta’ europee”.

A lui si e’ affiancato Alberto Pellicano’, curatore dell’indagine della World Bank: “Per quanto riguarda il quadro delle controversie commerciali, una diffusione piu’ omogenea delle buone pratiche potrebbe dare un serio slancio al mondo della giustizia italiana, ad esempio con l’adozione del cosiddetto ufficio del processo e di un algoritmo per lo smistamento delle cause iscritte al ruolo, con il conseguente snellimento delle cancellerie”.

“Per attenuare gli effetti economici devastanti della crisi sanitaria occorrono massicce dosi di politiche monetarie e di bilancio keynesiane a sostegno della domanda aggregata- ha dichiarato il professor Giampaolo Galli, docente di Politica Economica alla Facolta’ di Economia (campus di Roma) e membro dell’Osservatorio Conti Pubblici dell’Universita’ Cattolica- Ma per riprendere il cammino della crescita che l’Italia sembra aver abbandonato da almeno due decenni occorrono le politiche dell’offerta; quelle politiche che ci vengono suggerite dalle indagini, straordinariamente ricche ed accurate, della Banca Mondiale. L’Italia deve diventare un paese in cui e’ “easy”, o comunque conveniente, fare impresa. Per troppo tempo in Italia abbiamo pensato che per crescere bastasse la spesa pubblica. Ma questa e’ un’illusione”.

“La ricerca presentata oggi e’ un lavoro eccellente, particolarmente perche’ svolta su aree sub-nazionali, evidenzia le singole best practice e offre indicazioni utili sulla direzione da seguire- ha concluso il professor Massimo Bordignon, docente di Scienza delle Finanze alla Facolta’ di Economia e membro Comitato di indirizzo scientifico IFEL (Fondazione ANCI)- Nel rapporto nessuna citta’ e’ migliore rispetto alle altre. L’eterogeneita’ e’ massima, ad esempio, laddove non sono state introdotte piattaforme digitali comuni e questa variabilita’ rappresenta il problema del sistema italiano riguardo ai servizi pubblici nazionali, finanziati allo stesso modo e seguendo le stesse regole, ma con risultati molto diversi: questo e’ il punto fondamentale su cui ragionare e agire. L’Italia riesce sempre a reagire nelle grandi circostanze: questo periodo e’ un’occasione fondamentale da non perdere”. Alla discussione hanno partecipato anche Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform (Confindustria), Silvia Giacomelli, Dipartimento di Economia e statistica Banca d’Italia.