Cnel come Fort Apache, in 14 a difenderlo

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VILLA LUBIN, SEDE DEL CNEL

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Come a Fort Apache, sono in 14, presidente ed altri 13 consiglieri (questi ultimi facenti parte del mondo delle professioni, del terzo settore e tre esperti nominati dal Presidente della Repubblica), gli strenui, indomabili, ultimi difensori del CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Ente a rilevanza costituzionale, ormai pronto, pur se ancora poco  rassegnato, alla sua esecuzione.

Sono talmente così restii a defungere che, anzi, il suo presidente facente funzioni, tale Delio Napoleone, settantenne, abruzzese, imprenditore del settore della plastica vicino all’Api (sostituitosi ad Antonio Marzano – l’ultimo presidente regolarmente eletto dalla politica – dimessosi nel 2015), con fantasiose motivazioni, che non riportiamo, ha provveduto, insieme agli altri 13 consiglieri rimasti quali ultimo baluardo in difesa dell’Organo, alla nomina di uno tra essi a Vice Presidente del Cnel (Gian Paolo Gualaccini, vicino a Comunione e Liberazione), pur di consentirgli di usufruire di auto di servizio, autista, segreteria e, cosa non ultima, di più doviziosi appannaggi.

Ciò alla faccia di quanto espressamente indicato nella “Spending Review” di Cottarelli e della tanto dilagante povertà nel nostro paese.

Per giustificare questo irrefrenabile, ultimo exploit,  però, c’è lo strabiliante annuncio, da parte del Cnel e dei suoi ultimi arroccati difensori, della prossima presentazione di un Rapporto preparato dall’Ente sul Mercato del Lavoro in Italia.

E pensare che, per evitare tutto ciò, sarebbe stato sufficiente l’approvazione di un semplice decreto legge da parte del Governo per l’abrogazione della legge ordinaria n. 936 del 1986, istitutiva del Cnel, per far  definitivamente  decadere l’Organo, in attesa di una successiva modifica al riguardo della nostra Costituzione.

Due ultime notazioni finali per indurci ad un sorriso, purtroppo amaro.

Da una parte, il presidente  facente funzioni del Cnel Delio Napoleone che risponde picche alle numerose e reiterate richieste del (nominante) direttore generale di Confindustria di dare le dimissioni da presidente dell’Ente.

Dall’altra, la candidatura già avanzata dal CSM-Consiglio Superiore della Magistratura, per accaparrarsi la bella palazzina stile Liberty di Villa Lubin dentro Villa Borghese, nella parte più bella di Roma.

Ci viene un dubbio: ma i Barbari vivono ancora e seguitano a  spartirsi le prede migliori?

Pier Francesco Corso

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