Consulta Roma: Comune e Regione devono trovare fondi, basta litigare

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Roma – “È inutile che Comune e Regione continuino a rimpallarsi le responsabilita’. Smettano di litigare e trovino i fondi per tutti. Basta”. Lancia un monito Umberto Gialloreti, presidente emerito della Consulta cittadina permanente sui problemi delle persone portatrici di handicap, intervistato dalla Dire in merito alla recente graduatoria capitolina sui disabili gravissimi, che ha visto esclusi quasi 800 richiedenti. Fino a marzo 2018, infatti, “i malati di Sla avevano un contributo specifico e dedicato dal fondo nazionale per le non autosufficienze.”

“Dopo marzo, invece, anche loro sono ricompresi nel calderone unico dei ‘gravissimi’ creato dal decreto interministeriale del 26 settembre 2016”, ai tempi del Governo Renzi. In realta’, sono tante le condizioni che il decreto interministeriale ha accorpato nel “calderone unico” dei disabili ‘gravissimi’: stato vegetativo o di minima coscienza, coma, lesioni spinali, stato di demenza, gravissima compromissione motoria da patologia neurologica o muscolare.

E ancora: deprivazione sensoriale complessa, gravissima disabilita’ comportamentale dello spettro autistico, ritardo mentale grave o profondo, dipendenza vitale o dipendente da ventilazione meccanica assistita. “Una definizione che prima non esisteva e che non trova corrisponza nella normativa vigente in materia, a partire dalla 104/92. Una scelta motivata, probabilmente- spiega l’esperto- dalla volonta’ di azzerare tutti i fondi specifici dedicati”. Il decreto, dunque, a detta della Consulta, non ha portato buone pratiche perche’ ha messo insieme “disabilita’ complesse con invalidita’, senescenza e molte altre patologie”. Con la ricomprensione di tutte patologie neurodegenerative, poi, “i casi cresceranno ancora nei prossimi anni”.

Il nodo centrale della questione dei fondi sta, fa notare Gialloreti, nel fatto che il bilancio “dovrebbe piegarsi all’effettiva esigibilita’ di un diritto e non viceversa”. Ad oggi “si parla tanto del diritto alla salute per i casi di Coronavirus, ma in realta’ decreti come quello del 2016 hanno portato a una socializzazione della salute. Hanno trasformato di fatto il diritto ad essere curati e assistiti in un interesse legittimo. Il che significa- conclude il presidente emerito della Consulta- che l’Amministrazione, chiunque essa sia, Comune, Regione o Municipi, intende dire ai disabili gravissimi: non nego che tu abbia un interesse legittimo in questa materia, ma io lo soddisfo solo se ho risorse disponibili. Il che e’ inaccettabile”.

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