Il Cul de Sac

Il vicolo in cui si è andato ad infilare il Quirinale è un pertugio stretto e senza uscite, se non nuove elezioni. Come si è arrivati all’impuntamento di ieri sera, però? La responsabilità politica principale è di Renzi e del PD: la legge elettorale che ha prodotto questo pastrocchio è frutto avvelenato della mentalità del Reuccio fiorentino. Meglio che il paese affondi se non è lui a governarlo, la logica gigliata sembra suggerire, ma di mezzo ci vanno gli italiani e il Quirinale forse ha esercitato eccessiva prudenza, salvo poi inchiodare prima del baratro. Più o meno dev’essere andata così: ai primi ruggiti dell’artiglieria finanziaria si sono chiuse le porte della stalla, a buoi fuggiti, però. Forse sarebbe stato meglio “bruciare” Salvini, mandandolo a cercare una fiducia impossibile, due mesi fa, o Di Maio o entrambi, in ordine inverso. Verificata l’insussistenza di una maggioranza elettorale (ossia partorita direttamente dalle elezioni), si sarebbe dovuto tessere il filo di un governo di decantazione per scrivere una legge elettorale maggioritaria sul tenore di quella che prendeva il nomignolo di stampa proprio dall’inquilino del Colle. Invece si è scelta la via costituzionalmente più corretta, lasciare che le forze politiche provassero a costruire una maggioranza post elettorale col risultato che i due avventuristi hanno finito per partorire un ircocervo a metà fra sovranismo e conflitti di identità. Se però Salvini sa bene chi è – egli è qualunque cosa gli italiani vogliano (o credano di volere) purché lo porti al potere a colpi di social, dirette facebook, lanci stampa, Di Maio, invece, esperimento politico di forma e senza contenuti, non sa chi è perché il suo humus non è un partito, né un movimento ideologico, ma fa della departitizzazione e della deideologicizzazione il proprio marchio di fabbrica. In altre parole, nel M5S c’è di tutto, inclusi soggetti lunari, complottisti, vittime della sindrome Bilderberg e via delirando. Il resto è la poca qualità culturale dell’italiano medio. Non è una versione aggiornata dell’Uomo Qualunque, ma poco ci manca. E’ chiaro che fra i due Salvini non ha mai avuto alcuna intenzione di formare un governo: infatti Radio-Salvini non ha mai taciuto la propria doppiezza e, in queste settimane post voto, è diventata un megafono micidiale di slogan precotti per il popolo bue. Risultato? Di Maio si è fatto circuire alla grande e oggi salta anche lui, a rimorchio, sul carro della piazza contro il Quirinale, guidato da Salvini e spinto dalla Meloni che spera di rientrare in gioco, sfuggendo alla propria irrilevanza.

Mattarella, con fermezza, si è opposto al diktat gialloverde, ma ha prestato anche orecchio alle pressioni delle cancellerie europee ed al rombo dello spread. Fu Berlusconi a cadere sotto i siluri di massicce vendite overnight di una quota rilevante del nostro debito pubblico e quella uscita da un portone laterale del Quirinale costituisce un precedente troppo fresco per essere taciuto: Salvini ha ragione quando dice che l’Italia è un paese a sovranità limitata, ma ha torto quando dice che questa limitazione è “colpa dei poteri forti”. La limitazione è la conseguenza degli accordi internazionali sottoscritti, l’adesione ai quali è garantita dall’art.11 della Costituzione – che parla appunto di limitazioni della sovranità. Mattarella sa che l’Italia deve prestare fede ai patti ovvero agire perché i patti siano modificati dall’interno, ma questo non può farlo un governo che, nel sottotesto della propria vicenda genetica, lascia intendere che l’intenzione – ne fu segnale la bozza di “contratto di governo” fatta pervenire alla stampa dalle solite manine – sia quella di stracciare gli accordi in modo unilaterale.

Nel frattempo, Renzi e Berlusconi – ora riabilitato – tacciono, ma sono certo che i contatti fra i due sono serrati. Vedremo cosa succederà quando il Quirinale tenterà, come si appresta a fare, la via del governo del Presidente (strada che avevo immaginato sarebbe stata la conclusione di questo tortuoso percorso già due mesi fa in un altro articolo).

 

CB