Dirigente Istituto Vespucci: famiglie e studenti chiedono chiarezza

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Roma – Da questa mattina il telefono dell’istituto alberghiero ‘Amerigo Vespucci’ di Roma squilla senza interruzione. “Sono i genitori e i ragazzi che vogliono sapere quando dovranno venire a scuola, sono i gestori dei pulmini dei disabili che chiedono come organizzarsi in vista della ripresa. E noi non sappiamo cosa rispondere”, racconta all’agenzia di stampa Dire Maria Teresa Corea, dirigente della scuola romana. Dopo il Consiglio dei ministri di ieri sera, il governo ha deciso di posticipare l’apertura delle scuole all’11 gennaio, sempre che la situazione epidemiologica lo consenta. Il 7 gennaio, quindi, per gli istituti superiori le lezioni riprenderanno, ma a distanza.

“Siamo arrabbiati. Abbiamo passato giorni a scaglionare gli ingressi, rimodulare l’orario per adattarlo a lezioni di 50 minuti, e ora dobbiamo modificare ancora l’organizzazione- aggiunge la dirigente- Capiamo le difficolta’, sappiamo che c’e’ una pandemia e siamo tutti a lavoro per risolvere le problematiche, ma si prenda una decisione definita. La scuola ha bisogno di tempi certi, dobbiamo dire con chiarezza alle famiglie che cosa fare”.

La dirigente, che ha in reggenza anche un altro istituto, gestisce piu’ di 2.400 alunni. “Questo vuol dire che ci sono 2.400 famiglie che devono organizzarsi, anche perche’ molti studenti sono pendolari, vengono da fuori Roma”.

Per la preside del ‘Vespucci’, quindi, il problema non e’ se tenere aperte o chiuse le scuole, ma prendere una decisione, senza condizionamenti politici. I dirigenti chiedono quindi piu’ chiarezza ma anche piu’ coinvolgimento nei tavoli decisionali.

“La scuola va sentita, va ascoltata. È importante capire la macchina che c’e’ dietro. Alcuni nostri collaboratori scolastici, ad esempio, vengono dalla Campania. Altri dalla Calabria. Come risolvere il problema degli spostamenti tra regioni con livelli di contagio diversi?”.

In attesa di altri aggiornamenti, Maria Teresa Corea e’ pronta ad attuare le misure gia’ introdotte a settembre. Il problema resta quello dell’ingresso posticipato, che nel caso degli istituti professionali (dove le ore di lezione sono 6 al giorno), costringerebbe gli studenti a uscire dai cancelli di scuola non prima delle 18.30, considerate anche le ore di laboratorio. “Abbiamo ridotto le ore, spostato i ragazzi in base alla capienza delle aule. Ora pero’ vogliamo chiarezza”.

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