El Alamein, Londra e il declino della civiltà

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    El Alamein, Londra e il declino della civiltà –

    Oggi stavo guardando, una passione non recente, un documentario sui reduci di El Alamein (https://www.youtube.com/watch?v=MvoFfGgUWkI&t=2406s). Pochi conoscono le condizioni di incredibile sofferenza e, direi quasi, di martirio dei nostri soldati sul fronte libico-egiziano in quell’autunno fatale del 1942. Questi vecchi, commuovendosi, ricordano i loro (i nostri) morti: il capo carro arso vivo nel suo M13 (un carro medio che, al confronto dei Mathilda inglesi, faceva ridere), il tenente finito sotto il tiro dei cecchini inglesi, il capopezzo di un mortaio deceduto per essere rimasto al suo posto mentre tutto intorno esplodeva.

    Mi domandavo, non senza un bel groppo in gola, dove sia finito tutto quel coraggio, tutta quella cristiana rassegnazione ad un dovere ingrato – quello di resistere sino alla fine, celebre il telegramma di Mussolini – per salvare non la vita, ma l’onore della bandiera quando tutto quel che c’era era una gamella di riso e sabbia, acqua sporca, dissenteria e un nemico con gli acquedotti in trincea, carri pesanti il doppio dei nostri e scatolette di carne e frutta sciroppata.

    Si può tecnicamente parlare di un esercito di pezzenti scalzi perché le scarpe italiane non avevano la suola di para, ma di cartone pressato che, coi sassi aguzzi del deserto, si bucava impastando di sangue le calze direttamente sulla pelle martoriata.

    Mi ponevo questa domanda, chiedendomi dove sia finito il nerbo dell’Europa e, incidenter tantum, proprio oggi leggiamo di un altro vigliacco attentato contro civili inermi in una grande capitale europea di fronte al quale i nostri governi continueranno a fare quello che han fatto fino ad oggi: andare in televisione, sperticandosi in chiacchiere ed ammonimenti, senza poi concretamente far nulla.

    Lo scrivo, sia chiaro, guardandomi allo specchio, io, assai più pasciuto di quegli smagriti antichi fanti del deserto che, nel 1942, fermarono o avrebbero fermato il rullo compressore inglese se i tedeschi, proprio ad El Alamein, non si fossero ritirati, aprendo un varco micidiale e consentendo al nemico di aggirare i nostri e prenderli tra due fuochi. Cosa avrei fatto io in quell’inferno? Cosa farebbe questa gioventù flaccida, presa da selfie, social, mode consumistiche in mezzo agli scorpioni, alla dissenteria e sotto i colpi di artiglieria inglese, mezzi morti di fame, caldo e sete.

    Me lo chiedo perché i segni del declino di una civiltà sono anche questi: governi deboli e popoli che annegano il nulla che han dentro in ogni genere di vizi. Non pensatemi come un Catone censore col suo bel cesto di fichi cartaginesi sbarcati freschi dal porto di Ostia, non voglio il ripristino della dittatura e la Festung Europa dei nazisti. Eppur mi chiedo, fortemente mi e vi chiedo: questo crepuscolo che ci blandisce con la sua luce solo apparentemente dorata prepara forse una lenta notte e un doloroso addio alla via maestra della Storia della civiltà europea occidentale?

    Cosimo Benini

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