Family day, family gay

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    12-novembreFamily Day, Family Gay. Sarebbe intanto il caso di utilizzare l’italiano, ma pare che, di questi tempi, ci si debba vergognare della propria lingua e quindi sia la migliore delle scelte dare una bella passata di inglese su qualunque espressione, scadendo in quello che i britannici irridenti chiamano “italiese”. Non importa, però, quello che conta è dividersi, ancestrale e irresistibile tendenza della penisola: siamo alle conte quindi, siamo due milioni, no massimo settantamila, noi eravamo trecentomila e via sparando cifre su cifre, dimenticando che se il matrimonio non fosse diventato uno strumento di controllo sociale e di potere politico (lo scisma anglicano si regge su una richiesta di scioglimento di un matrimonio) oggi non assisteremmo a queste scene.
    La strumentalizzazione a fini di potere delle masse (potrei dire “politici” se la politica, in Italia, fosse ancora viva), per consenso elettorale o per prolungare antichi sistemi di controllo sociale, ormai da decenni in crisi, non è niente di nuovo. La verità però è che i rapporti sentimentali fra le persone dovrebbero rimanere nei confini della privata regolamentazione dei singoli attraverso (sperabilmente) forme contrattuali codificate.
    Insomma, al diritto il compito di regolare i rapporti fra persone, lo Stato distinto dal Pulpito, e niente legislatori occhiuti e implicitamente arbitri parziali di morale, tardivi e decrepiti epigoni di una visione del mondo e della esistenza umana basata sui sensi di colpa, in primis il Peccato Originale, in secundis sulla natura infida della donna (Eva latrice delle parole del Serpente, quindi colpevole ontologicamente di immorale proclività verso il Demonio e ridotta a seconda fila nella gerarchia sociale) e poi, nell’ordine che preferite, la lunga teoria dei diversi, bersagli a turno di persecuzioni, oppressioni e genocidi vari.
    Invece, nel 2016, siamo ancora qui a cercare di evitare che tematiche serie (la vita e le relazioni fra esseri umani) non diventino la porta sul retro di visioni ideologiche che generano, per contrapposizione, altri settarismi.
    Il mondo cambia, piaccia o meno, e metter su la crasi fra i cocci del fu estremismo di destra dei tempi belli, il perbenismo cattolico da buco nel lenzuolo e una serie di speculatori politici che pensano, i lurchioni, di far cassa elettorale sulle fobie ignoranti del popolo bue fa il paio con le carnevalate sui carri dell’altro fronte.
    Non avrai altro Dio all’infuori di me, scriveva De André, per poi ricordarci, per tutta una canzone (Il testamento di Tito) che colore, orientamento sessuale, fedi e religioni non dovrebbero (e in effetti non lo fanno) mutare il colore del sangue, immancabilmente rosso per tutti quelli che camminano sotto il cielo.
    La domanda che sovviene, spontanea, in tutta questa vicenda di italiche camarille e tammurriate di piazza è quasi banale nella sua elementare semplicità: le unioni civili cambieranno la vita di chi è sposato, di chi intende farlo o di chi sta per compiere il fatale passo? No, certamente. Forse contribuiranno a rendere l’Italia un paese meno schizofrenico, forse costituiranno quel lettino dello psicanalista capace di farci prendere coscienza del nostro orribile rapporto col sesso, col corpo delle donne, con la fragilità di chi, non per scelta, si trova a vivere in una situazione di minoranza e paga un prezzo tutti i dannati giorni per quel che è.
    Ma questo non accadrà dando retta a Gandolfini ed ai rigurgiti neri che lo sostengono, pur se pittati (da bravi sepolcri imbiancati) in modo da risultare meno zeloti di quanto invece siano: è la sordità assoluta e invincibile di questa gente che ripete, come tanti dischi rotti, che “è così perché è così”, somma sintesi di ogni apodittica idiozia sull’altare della quale hanno versato sangue a milioni nei secoli della storia cristiana d’Europa (le famose radici care ai Pontefici).
    Accadrà, invece, se tutti, da una parte e dall’altra, la smetteremo di mostrare i sintomi da fin de siècle di quella malattia ideologica della sinistra sessantottina che fece della sfera emotiva, intima e sensuale tema di dibattito politico, lasciandoci, quaranta anni dopo, ostaggio di ectoplasmatici brandelli, ombra delle ombre delle opposte fazioni che più non sono, anziché arbitri, con la nostra testa, delle nostre scelte e delle nostre ragioni di esseri umani.
    P.s. pubblico una vecchia foto dell’ultima manifestazione “milionaria” fatta in Italia, era la CGIL di Cofferati contro la finanziaria di un governo Berlusconi parecchi anni fa. E’ stata l’ultimo singulto della sinistra e, in piazza, c’erano solo pensionati. Già si annunciava, con ciò, che la politica e il sindacato erano cadaveri che camminavano.

    Cosimo Benini

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