Farmacap, Ruberti: risanamento in quattro punti, da Comune 22 mln

Roma – Un piano di risanamento articolato in 4 punti e un sostegno di Roma capitale da 22 milioni di euro. Sono le due mosse con cui l’amministrazione Gualtieri intende salvare Farmacap, l’azienda speciale capitolina che gestisce 43 farmacie comunali ma che non vede approvato un bilancio dal 2013 ed era stata messa in liquidazione dalla giunta Raggi.

“È quasi l’ultima chance”, ha detto Albino Ruberti, capo del gabinetto del sindaco di Roma, parlando alle commissioni Bilancio e Politiche sociali che hanno iniziato l’iter per arrivare all’approvazione delle delibere di Giunta relative a 8 bilanci (dal 2013 al 2020) e al piano di risanamento. La vicenda Farmacap è “un’unicità nazionale”, ha spiegato Ruberti.

“Non abbiamo trovato casi di aziende speciali con numero così alto di bilanci non approvati e di anni in cui non si è fatto un bilancio di previsione: è come se l’azienda fosse stata lasciata a sé stante a svolgere una funzione con risultati negativi, tranne che per un’annualità”.

Non fosse stato per una norma nazionale promossa dal deputato (ed ex consigliere capitolino) Stefano Fassina, un’azienda come Farmacap (in quanto “speciale”) avrebbe dovuto essere posta in liquidazione dopo 4 annualità in perdita: in questo caso non si approvavano i bilanci dal 2013 e “con perdite medie di 2 milioni l’anno”.

L’innovazione legislativa ha invece introdotto la possibilità, per aziende speciali con perdite maturate entro i 7 anni, di potere essere comunque oggetto di un piano di risanamento e quindi di una scelta di rilancio che l’amministrazione poteva fare.

Roma, 6 apr. – Anche da questo punto di vista il caso Farmacap è un unicum nazionale perché, come ha sottolineato Ruberti, “stiamo applicando un qualcosa mai applicato prima in Italia”.

La scelta del Campidoglio di non dare seguito alla liquidazione dell’azienda, ma anzi di salvarla e rilanciarla, nasce da un presupposto: “Riteniamo che il modello Farmacap (cioè generare risorse, attraverso le sue 43 farmacie, da reinvestire per garantire la fornitura di servizi sociali ai cittadini, ndr) sia giusto e quindi sia corretto mantenere la proprietà di questa azienda speciale, vedremo poi se questo assetto societario sarà il più giusto o con altre forme, per avere un presidio pubblico con una gestione positiva delle farmacie e potenziare l’offerta di servizi sociali di cui c’è un gran bisogno.”

“Soprattutto il post pandemia trasformerà ancora di più le farmacie, che si stanno orientando verso un’offerta di servizi integrati con un ritorno della medicina territoriale”.

Per rimettere in piedi Farmacap, il Campidoglio intende intervenire con un sostegno finanziario da 22 milioni che però sarà vincolato all’approvazione di un piano di risanamento che “parte da una previsione di un 2021 ancora in perdita- ha spiegato Ruberti- ci saranno alcuni effetti positivi delle misure nel secondo semestre 2022, mentre nel 2023 e 2024 si tornerà a registrare un utile”.

Questo obiettivo, secondo il Comune, si raggiunge attraverso quattro azioni: “Le perdite accumulate negli anni e la situazione finanziaria molto pesante ha generato una serie di difficoltà per questa società, ma l’intervento complessivo da oltre 22 milioni di euro genererà una serie di benefici. A cominciare dall’azzeramento degli oneri finanziari, visto che l’azienda ricorre allo scoperto di tesoreria col Monte dei Paschi per 11 milioni di euro, che generano mezzo milione di oneri finanziari aggiuntivi”.

Tredici milioni e mezzo dei ventidue stanziati dal Comune serviranno a coprire le perdite pregresse e liberarsi degli oneri finanziari con le banche. “La seconda azione più strutturale e strategica riguarda il fatto che grazie a questa iniezione finanziaria può essere radicalmente cambiata la politica di acquisto della merce dal punto di vista qualitativo e quantitativo”, ha detto Ruberti.

“Quindi Farmacap potrà tornare ad acquistare i prodotti a maggior margine, come i parafarmaci. In queste farmacie spesso offrivamo solo parzialmente, ad esempio, la vendita dei pannolini, perché dovendo scegliere si andava sui farmaci. Ci sarà, inoltre, un meccanismo diverso di acquisto.”

“Ora Farmacap lo fa attraverso grossisti, prorogando una procedura di gara risalente al 2015: una modalità datata che non è sana per l’azienda, sia per gli effetti sul bilancio ma anche nel confronto con le opportunità che il mercato offre. Quindi col nuovo management ci saranno subito nuove procedure di gara aggiornate con grossisti e il ricorso all’acquisto diretto che può generare una marginalità superiore”.

Nel piano “è stato immaginato che l’effetto integrato tra nuova liquidità e nuova di acquisto può generare una riduzione del costo medio del prodotto del 5%”.

Terzo elemento del piano “è mettere in vendita il patrimonio non strategico. Questa azienda aveva 4 immobili, oggi non in uso, di ex sedi di asilo nido e quindi è stato immaginato di mettere immediatamente in vendita attraverso un’asta pubblica questo patrimonio, che è stato stimato, e ha un valore di oltre 3,6 milioni”.

Ma siccome i tempi di vendita sono lunghi, Roma Capitale ha deciso, all’interno dei 22 milioni di sostegno, di anticipare a Farmacap questi 3,6 milioni “che dovrebbero tornare indietro attraverso la vendita dei 4 immobili. Nel caso non si vendessero, il Comune ha comunque la garanzia di tornare in possesso di questi beni”.

Infine, il quarto elemento riguarda le azioni per fare tornare Farmacap a crescere nel fatturato. Intanto “c’erano due operazioni in corso, il trasferimento di una sede di una farmacia e l’apertura di una nuova: questo genererà un parziale incremento. Sul fatturato abbiamo valutato non crescite iperboliche ma pensiamo di potere tornare alle cifre degli anni scorsi, grazie a maggiori prodotti in vendita e a un miglioramento delle politiche di marketing.”

“Infine, un investimento importante per migliorare l’estetica dei negozi, la modalità di esposizione dei prodotti, l’offerta dei servizi, una politica più sfidante di fidelizzazione dei clienti, anche con offerte di scontistica”.

Il Comune metterà quasi 5 milioni di euro (4,873 milioni) per l’aumento di Capitale della sua azienda: “E’ questo il vero investimento sulla Farmacap del futuro”.

Se l’azienda nel 2023 può raggiungere “l’obiettivo semplice di oltre 1 milione di euro di utile si ridurrebbe la spesa corrente dell’amministrazione nel contratto di servizio. Noi in questo piano lo abbiamo aumentato di 432 mila euro perché è importante accompagnarlo con una maggiore offerta di servizi sociali, ma nel momento in cui faremo il nuovo contratto è inutile generare un utile alto di oltre 1 milione e dare soldi.”

“Quindi negli anni futuri abbiamo la possibilità di tornare a una riduzione, grazie a una gestione sana di questo servizio, del nostro intervento di spesa corrente sui servizi sociali non per diminuirli ma piuttosto incrementandoli, perché a Roma ce n’è un gran bisogno”.

Il piano salva Farmacap è un punto di partenza, gran parte della strada dovrà farlo il nuovo management (con in testa un cda che succederà alla gestione commissariale): “E’ un documento semplice e chiaro, con obiettivi lineari per dare mandato al nuovo management di cogliere le opportunità aggiuntive che si potranno avere- ha continuato Ruberti- Mi riferisco alla possibilità che questa azienda ha di 11 concessioni ulteriori per aprire nuove farmacie che però dovranno essere valutate bene, dove sarebbero utili e come, anche perché andrebbero supportate da piani assunzionali.”

“Così come valutare, all’interno delle 43 farmacie attuali, singole situazioni che è utile dismettere a fronte di nuove aperture rispetto ai territori, all’esigenza di avere in piedi situazioni che possano generare maggior reddito ma anche quelle che possono colmare vuoti in territori più svantaggiati”.

Ora però il primo nemico da sconfiggere è il tempo. Per questo Ruberti ha rivolto alle commissioni un appello alla celerità: “L’azienda è in una situazione di criticità finanziaria molto spinta. Quando siamo arrivati c’era una previsione di messa in liquidazione fin da novembre.”

“In questi mesi abbiamo stressato la possibilità di pagamenti legati ai servizi, c’è una grande tensione con fornitori e banche e il nostro non decidere produce ulteriori perdite. L’obiettivo ideale sarebbe arrivare all’approvazione di tutto entro fine mese”. (Agenzia Dire)