Fase 2 per le grandi aziende: parole d’ordine è cautela

Roma – A Roma le grandi aziende ripartono, ma con cautela. È un 4 maggio di riapertura all’insegna della gradualita’ per il motore economico della Capitale, con molti dipendenti ancora in smartworking e gli uffici con presenze contingentate tra chi non ha mai chiuso o sospeso le attivita’, come Leonardo S.p.A., la tredicesima piu’ grande impresa di difesa del mondo e la terza piu’ grande in Europa, e chi, come Acea, ha sempre garantito gli interventi sulle proprie reti durante il lockdown da coronavirus.

L’agenzia Dire e’ stata oggi in ‘sopralluogo’ nelle basi operative di alcune delle principali aziende romane. Poco movimento di fronte alla sede romana dell’Enel in viale Regina Margherita, dove per l’avvio della fase 2 l’azienda, per assicurare lo svolgersi delle attivita’ lavorative in sicurezza, sta riattivando per alcuni dipendenti la modalita’ di lavoro in presenza.

Si procede con attenzione: il rientro nelle sedi riguardera’ al momento i soli lavoratori per i quali sussiste un’esigenza per motivi di servizio, e avverra’ secondo apposite misure di accesso, distanziamento e protezione che saranno comunicate alla singola persona. I lavori e gli interventi sulla rete elettrica non si sono mai interrotti, in quanto considerati essenziali. Ferrovie dello Stato, 83.000 dipendenti in tutto il Paese, per quanto riguarda gli impiegati continuera’ a spingere molto sullo strumento del telelavoro anche nella fase 2: la sede romana di via Morgagni e’ semideserta, e il personale con mansioni d’ufficio restera’ in smartworking, in linea anche con le richieste del Governo e con quanto stabilito nell’ultima ordinanza della Regione Lazio.

Saranno in pochi, dunque, a tornare a lavorare fisicamente in sede. Nelle giornate di lockdown, come detto, non si sono mai fermate le attivita’ produttive di Leonardo Spa, societa’ molto attiva e presente a Roma in quei settori come elettronica, spazio e cybersecurity che animano la Tiburtina Valley: dagli elicotteri all’elettronica per la difesa, dai velivoli alle aerostrutture fino al settore spaziale (come ad esempio il Centro del Fucino), i lavoratori hanno operato applicando tutti i protocolli e le normative in materia di tutela della salute dei dipendenti. Discorso diverso per i settori diversi dal manufatturiero: qui Leonardo ha messo in modalita’ di lavoro remota il 40% circa dei suoi 28mila dipendenti italiani, la gran parte dei non addetti alle attivita’ manifatturiere. La sola divisione cybersecurity, per fare un esempio, ha operato all’85% in smartworking.

Da meta’ maggio, comunque, e’ previsto un graduale e alternato rientro nelle sedi per i lavoratori in smartworking, anche sulla base di specifiche esigenze operative. Anche nella sede di TIM a corso d’Italia, come nel resto delle strutture della societa’ sul territorio nazionale, si tornera’ a scaglioni, in base a un protocollo d’intesa siglato lo scorso 29 aprile con le organizzazioni sindacali proprio per la fase 2, contenente delle linee guida elaborate con la collaborazione e la supervisione scientifica del professor Roberto Burioni. L’accordo delinea un percorso che vede al centro la tutela della salute dei dipendenti, con un piano che consiste in un rientro a doppia gradualita’: sia organizzativa, con le funzioni di indirizzo controllo e governo aziendale, che territoriale, con la riapertura prima delle sedi del Centro-Sud Italia e poi di quelle situate al Nord.

Rispetto alla fase 1, in cui circa 36.000 persone hanno lavorato a distanza in lavoro agile e circa 11.000 hanno assicurato il lavoro on field (prevalentemente tecnici), nella fase 2 ricomincera’ un campione di 8.000 persone delle 36.000 in smartworking, numero che gradualmente aumentera’ fino a raddoppiare. La fase di rientro in Telecom sara’ inoltre accompagnata da una specifica indagine conoscitiva di natura sanitaria che prevede, su base volontaria, l’effettuazione di test sierologici anticorpali volti a verificare il grado di immunita’ al Covid-19 sotto la guida scientifica del prof. Burioni, e interessera’ progressivamente la popolazione aziendale a partire dal personale tecnico e dei negozi. TIM ha previsto un piano dettagliato.

Per chi rientrera’ sono previste numerose procedure, come la distribuzione di dispositivi di protezione individuale a tutti i dipendenti – come gia’ avvenuto finora per il personale tecnico on field e quello dei negozi, a contatto diretto con la clientela; la rilevazione della temperatura corporea in fase di ingresso nella sede; l’identificazione e ‘bollinatura’ delle postazioni di lavoro utilizzabili per assicurare il distanziamento; la regolamentazione dell’utilizzo degli spazi comuni e percorsi predefiniti attraverso apposita segnalazione; l’estensione della flessibilita’ in ingresso/uscita e soluzioni per evitare assembramenti in ingresso; la definizione degli interventi sugli impianti di aerazione; l’incremento della pulizia giornaliera con specifici prodotti disinfettanti di postazioni di lavoro e superfici di contatto e interventi di sanificazione profonda nelle sedi piu’ critiche; la sanificazione delle navette, con regole per un uso distanziato.

Tutto molto tranquillo anche alla sede di Acea a Ostiense, complice la chiusura al pubblico annunciata con un avviso sui cancelli chiusi: gli sportelli saranno out fino al primo giugno, misura precauzionale in coerenza con le linee guida del ministero della Salute, e si invitano i clienti a preferire l’utilizzo dei canali a distanza. Gli interventi sulle reti sono sempre stati attivi, mentre i dipendenti amministrativi sono ancora praticamente tutti in smartworking e rientreranno sul luogo di lavoro a scaglioni a partire dalle prossime due settimane. Attualmente, fa sapere all’agenzia Dire il Gruppo Acea, il personale in telelavoro rappresenta la quasi totalita’ degli amministrativi (circa 5.000 smartworker nel Gruppo), mentre il personale operativo ha continuato a lavorare sul campo durante l’intero periodo emergenziale per garantire la continuita’ dei servizi di pubblica utilita’ nel settore idrico, reti, energia ed ambiente.

Il rientro nelle sedi aziendali avverra’ in maniera graduale attraverso step successivi: nelle prime due settimane di maggio e’ previsto il rientro di un 10% (circa 150 dipendenti) del personale abitualmente impiegato presso la sede centrale di piazzale Ostiense, prendendo tutti gli accorgimenti del caso previsti dai provvedimenti governativi e regionali e secondo precise linee guida aziendali, che prevedono una distanza minima di due metri e un numero massimo di dipendenti nelle stanze. Per quanto riguarda le altre misure di sicurezza e prevenzione, sempre riguardo ad Acea, sono state potenziate le attivita’ di pulizia, igienizzazione e sanificazione di tutti i luoghi di lavoro e forniti i dispositivi di protezione individuale, oltre alla possibilita’ di misurazione della temperatura corporea agli accessi alle sedi aziendali e l’effettuazione su base volontaria di test sierologici.

Non solo: l’azienda mettera’ a breve a disposizione dei dipendenti un’app sui device aziendali (cellulari e tablet) attraverso cui, nel rispetto della privacy, potra’ essere compilato un questionario per una preventiva autodiagnosi volta a verificare il proprio stato di salute prima di accedere ai locali aziendali. Per quanto riguarda le misure organizzative del lavoro, sara’ assicurato un piano di turnazione dei dipendenti che non possono svolgere la prestazione in modalita’ smartworking per l’intera settimana, salvaguardano comunque le categorie piu’ fragili o in difficolta’, con un’articolazione dell’orario di lavoro ridefinita in base a flessibilita’ e orari d’ingresso sfalsati. Attivate anche iniziative di welfare, come l’assicurazione in favore dei dipendenti e delle loro famiglie in caso di ricovero a seguito di contagio da Covid-19 e un servizio di supporto psicologico. Tutte queste misure sono state condivise con le parti sociali in un’intesa sottoscritta il primo maggio, in linea con le previsioni dei protocolli gia’ siglati il 14 marzo e il 24 aprile scorsi.