Fp Cgil e la Fp Cgil medici: “Caso San Camillo Roma non è isolato”

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    Il caso del San Camillo di Roma «ha riacceso i riflettori sui pronto soccorso, che già si erano illuminati sul Cardarelli di Napoli, sul Policlino di Bari e su altre strutture ospedaliere in diverse Regioni italiane. A rendere più chiara la dimensione del problema può aiutare l’Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale 2009, pubblicato a inizio febbraio 2012 dal ministero della Salute». Lo evidenziano la Fp Cgil e la Fp Cgil medici, all’indomani della notizia che la Procura di Roma ha avviato un’indagine sui pronto soccorso della Capitale. «Il 49% degli ospedali pubblici non è dotato di un dipartimento di emergenza e il 40,8% non ha un centro di rianimazione – afferma Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp Cgil – un dato che lascia attoniti e contribuisce a spiegare le ragioni del caos nei pronto soccorso. Gli operatori in diversi casi non sono in condizione di lavorare al meglio. Bisogna riflettere su quanto ancora oggi si sta facendo per indebolire ulteriormente i servizi pubblici e il sistema sanitario nazionale». «Nel 2009 ci sono stati quasi 3,8 accessi ogni 10 abitanti – aggiunge Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici – di questi solo il 15% è stato in seguito ricoverato. È evidente che il filtro delle strutture territoriali, con i pesanti tagli subiti dal sistema negli ultimi anni, non regge. I reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza dispongono per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 4.570 posti letto di terapia intensiva, 7,6 ogni 100 mila abitanti, di 1.063 posti letto di terapia intensiva neonatale, 1,9 ogni 1.000 nati vivi, e di 2.741 posti letto per unità coronarica, 4,6 ogni 100mila abitanti. Una situazione che rischia di aggravarsi con la crisi».

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