Gli italiani e il mercato delle vacche “costruttrici”

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    Gli italiani e il mercato delle vacche “costruttrici” –

    Che tristezza il nostro parlamento. Già è triste di per sé per quanto fa o non fa. Ma lo diventa ancora di più, ed in maniera insopportabile, quando si attiva, con il così definito in modo pittoresco mercato delle vacche, alias dei senatori, assurdamente ed in maniera malaccorta, definiti costruttori.

    Ovviamente, quanto affermiamo, va inteso senza recare offesa alle povere vacche che, per lo meno, qualcosa di utile producono per il genere umano.
    E siamo purtroppo sempre alle solite.

    Sempre con i ricorrenti, chiacchierati nomi di Mastella e di Sandra Lonardo, moglie anch’essa chiacchierata del trombato ex parlamentare, attualmente sindaco di Benevento.

    Per proseguire poi con l’argentino senatore Ricardo Merlo, attualmente sottosegretario al ministero degli Affari Esteri e vertice del MAIE, l’associazione che dovrebbe tutelare e battersi per aiutare e favorire con mirati provvedimenti tutti gli italiani residenti all’estero, per i quali il sottosegretario è già scomparso da molto tempo.

    Passando, infine, a molti altri, felici residenti, in attesa di lucrosi eventi mercantili, nel gruppo misto del nostro Senato.

    Tutti questi lor signori in giro nella nostra seconda Camera, al momento, in un impeto di singolare attivismo, per conservare la poltrona e per ricevere, come doni naturali, prebende e incarichi di governo, ovviamente lucrosi e commendevoli.

    Zero meriti, faccia da posteriore, smania di protagonismo, menefreghismo totale per le sorti del paese e sfrontatezza assoluta nei confronti di elettori e popolazione: questo l’identikit riduttivo di questi lor signori costruttori, al secolo gli “sculface” parlamentari più propriamente definiti voltagabbana.

    In questi frangenti, però, va segnalato come sempre più numerose e preoccupanti appaiano notizie e comunicazioni sui social di vigorosa protesta e di propositive associazioni, già in attività, volte a modificare completamente, ma in senso radicalmente limitativo, con lo spuntato strumento dei disegni di legge d’iniziativa popolare, lo status economico, giuridico e previdenziale, ritenuto eccessivo oltre misura, degli attuali parlamentari italiani.

    Rimarchevoli le osservazioni, avanzate al riguardo come giustificazioni per la modifica ai loro emolumenti, secondo le quali da oltre mezzo secolo gli stipendi dei parlamentari non sono decisi più dai parlamentari stessi ma, con grande umiltà e senso della misura, commisurati modestamente per il frenetico lavoro svolto, per lo più per intrallazzi e pastette, a quelli percepiti dai magistrati nel nostro paese.

    Quasi certamente proteste e proposte resteranno al palo, senza il poderoso seguito che i proponenti vorrebbero dar loro, ma rilevano tuttavia in maniera lampante un indice di tolleranza della gente giunto ormai al suo livello massimo e pronto, non si sa come e dove, a deflagrare contro politica e politici nostrani, in un momento poi così drammatico e particolare del paese.

    Ma vediamo, in concreto, di comprendere cosa vuole la gente a seguito degli accadimenti in Parlamento e del mare di proteste e proposte apparse sui social.

    Volendo sintetizzare, il popolo degli elettori vuole il ritorno ad una vera democrazia, dove siano gli elettori a decidere chi debba governare, senza la mediazione di partiti e partitini e gli inciuci di palazzo ad opera di residuali volta gabbana.

    Per poter far ciò, indispensabile pensare ad una seria riforma della legge elettorale che consenta agli eletti più votati di governare linearmente il paese, senza condizionamenti ed inciuci di altri eletti appartenenti a partiti e partitini della minoranza.

    Tutto ciò, ovviamente, presupporrà una radicale modifica dell’ordinamento costituzionale in tal senso ed anche in maniera più ampia, prevedendo inoltre al suo interno una nuova disciplina della crisi di governo, della nomina e delle funzioni della Presidenza della Repubblica ed anche una adeguata, nuova riproposizione della istituzione Giustizia, consentendo finalmente agli eletti al governo di poter realizzare tale rinnovamento.

    Seguendo le indicazioni di un simpatico non politico che affermava, non riferendosi alle allora istituzioni del paese, che “l’era tutto sbagliato e tutto da rifare”, sarebbe auspicabile per l’Italia e per una sua vera, rinnovata crescita raggiungere tali ardui obiettivi.

    Purtroppo, non sarà certamente possibile conseguirli, chiosiamo noi, con l’inadatto, inefficace strumento dei disegni di legge d’iniziativa popolare.

    Pier Francesco Corso

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