Il Liceo Einaudi riparte: emozionante rivedere studenti

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Roma – Le proteste e gli scioperi indetti in occasione del rientro tra i banchi degli studenti delle scuole superiori non hanno offuscato la commozione. Ieri, per la prima volta dopo piu’ di due mesi di assenza, i ragazzi e le ragazze delle scuole secondarie di secondo grado di Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Molise sono tornati in aula. Non tutti, solo un 50% che si e’ ulteriormente ridimensionato a causa degli scioperi bianchi. Ma la maggior parte degli studenti ha scelto di tornare a seguire le lezioni in presenza.

“Qualche ragazzo non si e’ presentato, ma anche se la scuola si e’ resa sicura, capiamo anche la protesta di chi pensa che sui mezzi di trasporto non si sia fatto abbastanza”, spiega all’agenzia Dire Marina Di Foggia, vicepreside dell’Istituto ‘Einaudi’ di Roma. In questo momento, pero’, prevale la felicita’ di rivedere di nuovo abitati i corridoi e le aule prima deserte.

“Stamattina mi sono commossa- racconta la vicepreside- Questi giorni ho continuato ad andare a scuola ma avvertivo il vuoto, il silenzio. Mancava la linfa vitale, il senso stesso della scuola, che sono i ragazzi. Abbiamo lavorato per loro ma i ragazzi non erano tra noi. La scuola non esiste senza gli studenti”.

Oggi anche l’istituto romano di Via delle Fornaci e’ alle prese con orari da riorganizzare e ingressi scaglionati. L”Einaudi’ ha deciso di ‘tagliare’ a meta’ le classi, per permettere a tutti, a rotazione, di frequentare in presenza. L’obiettivo del 75% delle presenze sembra pero’ ancora difficile da realizzare. “Monitoriamo l’andamento della settimana, ma il 50% delle presenze mi sembra un buon compromesso- aggiunge Marina Di Foggia- Con questa modalita’ diluiamo la possibilita’ di contagio e permettiamo a tutti i ragazzi di venire”.

Per i docenti, ora la Didattica a distanza sta funzionando. “Dopo un primo periodo di disorientamento, siamo diventati esperti- commenta la vicepreside- ora abbiamo maggiori abilita’ e forse avremmo potuto continuare ad usare la Dad anche adesso. Certo, la scuola resta un luogo di incontro e non frequentarla impedisce una crescita ai ragazzi. Ma sulla scuola non si possono avere posizioni estreme. Bisogna valutare tutti i rischi, sia quelli epidemiologici, sia quelli psicologici legati al disagio dei ragazzi”.

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