L’amaro calice di Zingaretti

Mancano poche ore alla scadenza del termine fissato da Mattarella ai partiti per esprimere una eventuale nuova maggioranza parlamentare che eviti le elezioni, ma la confusione regna sovrana. La fragilità estrema del Partito Democratico, il suo essere vittima di un correntismo di maniera (e di sostanza) che soltanto un partito pesante come la DC di una volta si poteva permettere, rischia di avvantaggiare esclusivamente Salvini. E’ chiaro che i grillini non vogliono andare al voto e sarebbero anche pronti alla inversione “ad U” e contromano pur di evitare le elezioni. Dal loro punto di vista sarebbe un successo ricondurre l’ex alleato leghista nelle stalle del governo, magari ponendo come condizione che l’uomo in bermuda resti fuori dalla lista dei ministri.

Il PD, invece, ha soltanto da perdere da una improponibile crasi con i grillini: davvero, il governismo di certi esponenti del Nazareno, in parte sincero, in parte legato a scenari futuribili (Renzi) è il cavallo di Troia perfetto per rimettere Zingaretti nello sgabuzzino. In effetti, la componente “di sinistra” del Partito che ha espresso l’attuale segreteria uscirebbe massacrata da un governo con il “nemico” e Renzi avrebbe buon gioco a lanciare un suo partito, generosamente sostenuto da tutti coloro che non vogliono Salvini al potere né ora, né in futuro. In sintesi, il PD deve sacrificarsi e morire, imputridendo accanto ai grillini (che pagherebbero un dazio enorme in caso di governo con il partito “di Bibbiano”), per consentire alla farfalla Renzi, candeggiata nei sacri lavacri di Oltretevere, rinvigorita dai denari di Confindustria e sospinta dall’antica simpatia di Berlusconi per l’omino di Rignano, di spiccare il volo al momento opportuno contro il rozzo Salvini e la Lega, metà partito secessionista, metà destra fascistoide.

Compiango il povero Zingaretti: se ingoia Conte, apre la via alla dissoluzione del PD. Se lo respinge, apre la via alla vittoria di Salvini. Se mostrerà “responsabilità istituzionale” rischia di trovarsi Di Battista ministro e logorarsi per mesi, se proverà a salvare il PD si troverà all’opposizione di una Lega pigliatutto. Gli rimane una sola possibilità: far saltare l’accordo con i grillini, sperando che si riprendano la Lega per tirare a campare ancora un po’. Ma, in questo caso, Salvini sarà davvero pronto ad accettare le condizioni postegli da Di Maio e soci o deciderà di far saltare il banco? Renzi però dovrebbe attendere perché la sua mossa non è pronta ed alle prossime elezioni le carte per le liste le darebbe Zingaretti, “derenzizzando” definitivamente il PD.

CB