Lega, Giannini: fermare emorragia infermieri nel Lazio

Roma – “Nel Lazio c’è un’altra emergenza sanitaria non più procrastinabile, non stiamo parlando del Covid, ma dell’emorragia continua di infermieri, una categoria di lavoratori ad oggi terribilmente estenuata, stressata e, occupazionalmente parlando, delusa e demotivata, senza la quale non è pensabile affrontare alcun tipo di battaglia in piena pandemia”. Sono le parole del consigliere regionale della Lega, Daniele Giannini, membro della Commissione Sanità, commentando la denuncia odierna da parte del sindacato di settore ‘Nursind Lazio’ del licenziamento volontario di altri 600 infermieri.

“Sentiamo continuamente annunci più o meno tonanti – prosegue Giannini – sull’aumento di posti letto per fronteggiare l’emergenza Covid da parte di Zingaretti e D’Amato, ma finché non sarà possibile assumere nuovi lavoratori del comparto sanitario tutto ciò è letteralmente impossibile e a pagarne le conseguenze non saranno solo i malati da Sars Cov2, ma tutti i degenti nei reparti ospedalieri, coloro che sono in attesa di importanti operazioni chirurgiche, i malati oncologici e gli infermi in senso più generale.”

“Allo stato attuale gli infermieri sono provati da anni di stress e fatica lavorativa, operano su turni massacranti e non trovano riscontri nella stabilità professionale, dal momento che moltissimi di essi vivono nel precariato, senza possibilità nemmeno di avere soddisfazioni dal punto di vista remunerativo, con buste paga sostanzialmente ferme da circa 13 anni a questa parte. Proprio per questo preferiscono licenziarsi e non stiamo parlando di prepensionamenti, ma di personale tra i 30 e 50 anni.”

“Nel Lazio, ad oggi, mancano almeno cinquemila infermieri e tutto questo a fronte di una cronica mancanza di bandi di concorso di assunzione per personale sanitario da parte dell’amministrazione regionale. Quelli che vengono banditi, infatti, poi non vengono portati a compimento entro le date concordate e restano in stand-by, acuendo ulteriormente la situazione di emergenza.”

“Nel frattempo nella nostra regione le terapie intensive sono al limite della zona arancione, con solo più 63 posti letto totali a disposizione della rete Covid. Purtroppo per il Lazio, il Governatore e i suoi, dopo ben due anni dall’inizio della pandemia e nel pieno della terza ondata, sembrano dare tutti i segnali di voler proseguire su questo fronte, magari un domani attingendo ancora dall’estero per procurarsi nuovi professionisti anziché stabilizzare i precari, proprio come sta accadendo per i medici.”

“Occorre – conclude il consigliere regionale – un cambio di passo drastico, utilizzando una sufficiente fetta di fondi del Pnrr per invertire immediatamente una tendenza che da anni sta trascinando il settore, e con sé tutta la regione, in un baratro da cui presto potrebbe essere troppo tardi per rialzarsi”.