Lucarelli: manifesti ProVita 8 marzo “in contrasto con diritti e legge pubblicità”

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Roma – “Il 4 marzo ho richiesto una valutazione agli uffici competenti e hanno ritenuto che, nel momento in cui l’associazione Pro Vita ha utilizzato quale veicolo di diffusione l’impianto pubblicitario, l’immagine e il messaggio del manifesto erano da ricondurre nella dispciplina del regolamento sulla pubblicità.”

“Il dipartimento Sviluppo economico e Attività produttive nella direzione Sportelli unici ha contestato l’idoneità della tipologia impiantistica pubblicitaria a ospitare altre e diverse forme di comunicazione, che si porrebbero in contrasto con la finalità e tipizzazione dei mezzi pubblicitari, come si legge anche negli articoli 1 e 2 della delibera di Assemblea capitolina 141/2020, il cosiddetto Regolamento sulla pubblicità.”

“Avrebbero quindi errato le ditte pubblicitarie qualora avessero accolto e promosso la campagna in oggetto accettando di affiggere su impiantistica pubblicitaria altre e diverse forme di comunicazione, legittimando la disposta rimozione”. Lo ha detto l’assessore alle Attività produttive di Roma Capitale, Monica Lucarelli, rispondendo durante il question time in Assemblea capitolina a un’interrogazione del gruppo di Fratelli d’Italia, a prima firma del consigliere Federico Rocca, sulla rimozione disposta dal Campidoglio nei confronti dei manifesti dei Pro Vita che erano stati affissi in città in occasione dell’8 marzo.

Fermo restando quanto sopra, ha sottolineato Lucarelli, “la Corte costituzionale in tema di tutela ex articolo 21 ha riconosciuto in più di una sentenza la sussistenza di limiti alla libertà di manifestazione del pensiero, da individuarsi nell’esigenza di limitare e proteggere ulteriori ed essenziali temi protetti dalla Costituzione. Nella fattispecie vengono in rilievo espressioni e immagini che possono risultare discriminanti verso coloro che esercitano una scelta autonoma, ovvero un diritto sancito da una legge dello Stato, come la legge 194 del ’78”.

Lo stesso, ha proseguito l’assessore, “viene chiarito anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Anche lo Statuto di Roma Capitale all’articolo 1 impegna l’amministrazione a tutelare i diritti individuali delle persone così come sanciti dalla Costituzione italiana, vietando altresì ogni forma di discriminazione fondata in particolare sulle convinzioni personali, rifiutando ogni manifestazione di intolleranza ideologica e ritenendo che le decisioni personali e private della persona vadano rispettate”.

A illustrare il quesito era stato il proponente Rocca: “La questione risale al 4 marzo e riguarda i manifesti affissi per la festa delle donne. A nostro avviso si rischia un precedente molto grave con le motivazioni addotte dall’amministrazione per ordinarne la rimozione. ‘Potere alle donne, facciamole nascere’, questo è il testo del manifesto: il resto è libera interpretazione, ma nella diffida predisposta dagli uffici si legge che il manifesto ‘risultava offensivo per la libertà delle donne’ nel ricorso all’interruzione di gravidanza. Non entro nel ‘derby’, ma questo manifesto non andava censurato e vorrei sapere cosa ha spinto l’amministrazione a farlo”, le parole del consigliere. (Agenzia Dire)

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