Nonna Roma: per senzatetto vanno requisiti alberghi e B&B

Roma – “In un momento di grave emergenza, in cui e’ richiesto di restare a casa per tutelare la propria salute e quella degli altri, l’emergenza quotidiana dei senzatetto diventa improvvisamente piu’ visibile e drammatica. Sono 50.724 i senza fissi dimora ‘censiti’ in Italia, secondo dati Istat risalenti ormai al 2014, di cui il 76% in condizione di vulnerabilita’ maggiori. Cio’ nonostante, oltre al danno di non avere alcuna casa in cui restare, si aggiunge spesso la beffa: non sono rari i casi di denunce a carico di senzatetto per aver violato il decreto ‘Io resto a casa’. Ma quale casa per chi un tetto non ce l’ha e se le strutture di accoglienza sono state chiuse?”. Cosi’ su Facebook l’associazione Nonna Roma.

“È certamente evidente la necessita’ di fare i tamponi a tutti i senza tetto, come affermato dalla sindaca Raggi, ma se non si garantisce anche un tetto a queste persone si tratta di una misura destinata a rimanere estemporanea ed inefficace- spiega l’associazione- Insieme a tante altre associazioni, realta’ sociali e organizzazioni, chiediamo alla sindaca Raggi, al prefetto, di concerto con Protezione Civile, Regione Lazio e Governo, di individuare fin da subito i luoghi dove poter dare accoglienza a migliaia di senzatetto che necessitano di ospitalita’. Innanzitutto attraverso una tempestiva e immediata requisizione di strutture alberghiere, gia’ dotate dei servizi essenziali di accoglienza che da sole sarebbero in grado di garantire piu’ di 50.000 stanze, a cui si aggiungono le disponibilita’ di ostelli e bed & breakfast”.

“Si tratta di attivita’ al momento sospese o comunque colpite da una caduta verticale delle prenotazioni- continua- Si potrebbero anche mettere a disposizione, dopo aver predisposto il necessario per l’accoglienza e nel rispetto delle misure di sicurezza, palestre, capannoni o edifici pubblici non utilizzati, in condizioni di agibilita’ e sicurezza. L’accoglienza dei senzatetto puo’ e deve rappresentare un primo passo per avviare percorsi stabili di mappatura delle esigenze e reintegrazione sociale, evitando che superate le esigenze di tutela della salute collettiva, la loro fragilita’ torni a rappresentare un elemento di ordinaria normalita’ se non di ‘degrado’ della nostra citta’”. “È il momento che le istituzioni si prendano le proprie responsabilita’- conclude l’associazione- e affrontino le criticita’ strutturali che amplificano l’impatto di questa emergenza su chi di emergenze ne ha gia’ vissute troppe. Subito”.