Ora basta piangersi addosso.

Più informazioni su

Sarebbe bello se tutti ci dessimo una calmata. Se facessimo silenzio. Se pensassimo a tutte le persone che stanno lavorando duramente per curare i malati, ma anche a tutti coloro che, non avendo tutele, stanno pagando in prima persona, dovendo chiudere attività, servizi, imprese. Sarebbe bello se ci pensassimo come un popolo, una comunità nazionale, una Nazione e non una mandria idrofoba di egoismi contrapposti, furbi, ladri e malandrini. Vi dò una notizia – certificata dal Sole 24 ore – dal 1998 al 2020 i posti letto in rianimazione in Italia sono aumentati: anche le “grida”, gli “allarmi” e i video che molti professionisti della sanità – comprensibilmente sotto pressione – stanno condividendo, fanno parte della auto narrazione “social”, ma non tengono in considerazione due principi. Il primo: la portata delle dichiarazioni di ciascuno si riflette sul mood di tutti. E’ necessaria più responsabilità. Il secondo: dovrebbe parlare solo l’Autorità, non chiunque. E so bene che oggi i rianimatori, i virologi, gli epidemiologi e via discorrendo hanno titolo scientifico e tecnico, ma le valutazioni politiche non spettano a loro.

E’ ovvio che a ciascuno tocca una parte del lavoro: aderiamo al telelavoro ove possibile, limitiamo al massimo gli spostamenti, tuteliamo i nostri anziani, applichiamo tutte le misure di igiene con scrupolo, siamo disciplinati e manteniamo la calma.

Ecco: ordine e disciplina – non sembri un rigurgito reazionario – sono due parole dimenticate dagli italiani, ma soltanto con ordine e disciplina si vincono le guerre.

L’ordine promana dall’Autorità, ma se l’Autorità è frammentata, balbuziente e scoordinata da essa promanerà la confusione, l’incertezza, la divisione. La disciplina però dobbiamo mettercela noi: ognuno è stato informato su cosa fare e cosa non fare. Poi c’è la solidarietà nazionale: non si possono lasciare soli imprenditori, professionisti e autonomi.

Finita questa storia, la Pubblica Amministrazione dovrà “spingere” e gestire rimborsi, finanziamenti, aiuti e quant’altre provvidenze verranno rese disponibili rapidamente ed efficacemente. Oggi lavoriamo da casa, domani dovremo lavorare il doppio. L’Italia si rimette in piedi con il contributo di tutti.

Voglio concludere con una affermazione solo in apparenza paradossale: la Calamità è un’occasione. Un’occasione per tornare ad essere una comunità nazionale coesa ed armoniosa. Il pericolo ci deve far ricordare i valori essenziali sui quali si incentra tutto, famiglia, dovere, sacrificio ed amor patrio.

E poi, per Dio, smettiamola di piangerci addosso. Siamo l’Italia: i respiratori li costruiamo e li diamo agli ospedali, i medici possiamo formarli sul campo, utilizzando gli specializzandi, siamo pieni di strutture che possono essere riallestite rapidamente, ma tutti i cittadini devono fare la propria parte.

Remare tutti in una direzione.

CB

Più informazioni su