Chi ha paura del M5s cattivo

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    Chi ha paura del M5s cattivo –

    Tutti contro uno, il M5S. Una lotta impari con gli altri partiti in lizza, considerata l’impossibilità per i pentastellati di fare coalizioni.

    Sconfitta certa allora per i grillini, relegati, dalla nascita, nel solo ruolo di opposizione?

    Non è ancora detto, replichiamo noi, sintetizzando gli umori dei nostri lettori che, amabilmente, continuano ad inondarci con le loro numerose missive, sull’angoscioso e preoccupante tema delle recenti elezioni.

    Luigi Di Maio

    Luigi Di Maio

    Se i 5 Stelle senza strisce partissero con certezza già sconfitti, non si spiegherebbe il risveglio dal sarcofago del Cavaliere Nero di Arcore e del suo incontenibile dinamismo per tutta Italia e su ogni Media radiofonico e televisivo, dopo aver dichiarato di aver prenotato biglietti di viaggio e già preparato bagagli e provocanti mini costumi da bagno per località esotiche, caraibiche o africane.

    Ma cosa è tutto questo timore per i neo-giacobini stellati, da poco tempo resuscitati e riunitisi in una nuova setta associativa, considerati illetterati, impreparati, poco professionali in ogni attività ed in ogni lavoro, soprattutto in quello della politica?

    Non hanno quotidiani di carta stampata, non hanno Radio e Tv, né private né di Stato, non hanno quasi nulla, se non sdrucite tastiere di pc con le quali lanciano indecifrabili tam tam tra di loro ed il loro complicato totem di Rousseau.

    Ma allora di che preoccuparsi?

    Partita già persa in partenza, parrebbe.

    Ma a ben vedere, secondo le precise indicazioni dei nostri saggi lettori nelle missive pervenuteci, qualcosa di originale e stimolante, nel difficoltoso andazzo del giovane Movimento, riesce pur a rinvenirsi.

    E si individuerebbe, a dir loro, in una prorompente voglia di risanare il paese, di dare nuove speranze alla gente tutta, in particolare ai giovani, sottraendolo dal marciume in cui una classe politica, sadica e becera, lo ha “professionalmente” e scientificamente ridotto.

    Non saranno certo delle aquile i pentastellati grillini, anche alla luce delle recenti magagne sorte in materia di mancati rimborsi da parte di pochissimi, tra parlamentari ed eletti a cariche istituzionali. Ma per lo meno va loro riconosciuto il merito di aver destato dal lungo torpore un paese, da sin troppo assopito, e di aver indicato ai malconci connazionali, vessati in ogni dove, una possibile via alternativa per uscire dall’impasse della mafia dei politici professionisti, da mezzo secolo al comando della nazione.

    Per quale motivo, allora, se la vittoria su di loro  è certa, aver dato vita ad una legge elettorale, anch’essa becera e non condivisa da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per di più dalla culla già incostituzionale, che sottrae al popolo, ridotto da sovrano in mero schiavo, il diritto sacrosanto di eleggere i propri rappresentanti, persone cioè scelte per prestare pro tempore un servizio al paese nella ormai malvista veste di politici?

    Perché continuare ad imbonire, da parte dei vecchi partiti, gli italiani, con straordinarie promesse irrealizzabili, turlupinandoli, senza sosta e vergogna, attraverso i diversificati e più quotati strumenti di comunicazione, quando si è certi di avere già vinto la partita?

    Gli italiani non sono poi così rincoglioniti, pur se apostrofati in tal modo da rappresentanti irati di vertice degli stessi 5 Stelle.

    Gli elettori dell’intera penisola realizzano con chiarezza l’avvenuta presentazione dei tanti indagati impresentabili nelle liste elettorali degli schieramenti partitici maggiori, inseriti oculatamente per salvarli, con le conseguenti immunità parlamentari, una volta eletti, dalle patrie galere, in nome di certi, consistenti tributi di voti al partito.

    E non saranno certamente le campagne di stampa e comunicazione, orchestrate appositamente su fascismo e  antirazzismo dai partiti in lizza, a distoglierli dal severo monito con il quale si riservano di dare il giusto benservito elettorale a chi continua, senza alcun tipo di remora, a burlarsi vergognosamente di loro.

    Il 4 marzo, sentenziano i nostri lettori nelle loro mail, i partiti dello sfascio del paese avranno la loro risposta chiara e definitiva su di essi.

    E noi, da meri osservatori, come è giusto che sia, aspettiamo fiduciosi, per poter commentare, il guiderdone, giusto o meno che sia, che verrà definitivamente dato loro con la forza del voto.

    Pier Francesco Corso

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