Pd in pressing, Sassoli apre a sua candidatura a Sindaco

Roma – La ricerca del Pd di un suo candidato a sindaco di Roma sembra essere arrivata a un punto di svolta. Secondo quanto risulta all’agenzia Dire, David Sassoli ha rimosso la sua iniziale indisponibilita’ alla corsa per il Campidoglio ed ha aperto uno spazio a una sua candidatura. Il pressing condotto da tempo dagli alti vertici del partito nei confronti del presidente del parlamento Europeo ha sortito i primi effetti, anche se non ancora decisivi. Due, in particolare, sarebbero le questioni da risolvere affinche’ questa apertura dell’esponente dem si trasformi in una definitiva discesa in campo.

La prima (non necessariamente in ordine di importanza) riguarda il piano ‘interno’, cioe’ la ragionevole garanzia che lui sia il candidato che il Pd unitariamente portera’ alle eventuali primarie di coalizione, che dovrebbero svolgersi a febbraio. Insomma, uno scenario diverso rispetto a quanto accaduto nel 2013, quando Sassoli arrivo’ dietro un candidato del Pd, Ignazio Marino (che poi sarebbe diventato sindaco), e davanti ad altri due candidati del Pd, l’attuale commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, e la deputata Patrizia Prestipino, oltre che a Gemma Azuni (Sel) e Mattia di Tommaso (Psi).

Tuttavia, la ricandidatura ferragostana della Raggi e la contemporanea mancata apertura di un tavolo programmatico nel centrosinistra hanno favorito le prime fughe in avanti verso le primarie (la senatrice dem Monica Cirinna’ e il presidente del III Municipio, Giovanni Caudo) che rischiano in prospettiva di riproporre un quadro potenzialmente simile a quello di sette anni fa, soprattutto se il Pd non fosse in grado alla fine di avanzare un nome di alto profilo: ad esempio, quello di Sassoli.

L’altro ostacolo che al Nazareno dovranno rimuovere per arrivare a dama con il presidente del Parlamento Europeo sara’ convincere della bonta’ dell'”operazione Roma” le forze politiche (a cominciare dal Pse) che con 345 voti contribuirono alla sua elezione il 3 luglio del 2019. Il mandato di Sassoli terminera’ a dicembre 2021 ma e’ evidente che, in caso di candidatura, il suo impegno tra Bruxelles e Strasburgo diminuirebbe gia’ da un anno prima e se fosse eletto sindaco si dovrebbe dimettere dall’incarico con sei mesi di anticipo rispetto alla scadenza.

La missione e’ possibile. Anche perche’ dopo anni di poca attenzione, la Capitale d’Italia sta tornando al centro dell’attenzione del dibattito politico nazionale e gia’ nella prossima legge di bilancio (che arrivera’ in Europa a meta’ ottobre) sono attesi fondi dedicati in vista degli eventi planetari che l’attendono da qui al prossimo decennio. Non va dimenticato che il prossimo sindaco di Roma sara’ colui (o colei) che aprira’ le porte della Citta’ Eterna ai milioni di pellegrini che la invaderanno in occasione del Giubileo del 2025. Una sfida da fare tremare i polsi ma che al contempo dara’ un lustro internazionale al primo cittadino che l’affrontera’ (come ha sottolineato recentemente il segretario dem, Nicola Zingaretti). E’ probabile che Sassoli abbia valutato anche questo aspetto quando ha deciso di ripensarci e pensare a Roma.