PERIFERIE. 40 ANNI DOPO DI LIEGRO, PARTE IL VIAGGIO PER CONOSCERE ‘MALI’ E ‘BENI’ DI ROMA

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    Primavalle, Pietralata, San Basilio, Ostia: con l’inaugurazione della nuova sede della Fondazione Di Liegro prende via il tour di ascolto delle periferie. Per dare voce ai quartieri ‘difficili’, e confrontare le best practices. 

    Sono passati 40 anni dal celebre convegno diocesano “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella diocesi di Roma”, più noto come Convegno sui Mali di Roma, di cui Don Luigi Di Liegro fu diretto ispiratore. Un incontro che, innestandosi nei dibattiti e nelle fratture politico-sociali di quegli anni, ha innescato un serio e prezioso ragionamento sui problemi sociali e spirituali della città e cambiato profondamente il volto della Capitale.

    IL VIAGGIO. Questa mattina, nell’ambito dell’inaugurazione della nuova sede della Fondazione Di Liegro l’Assessore allo Sviluppo delle Periferie, Manutenzione Urbana e Infrastrutture Paolo Masini e la Presidente della Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro Onlus Luigina Di Liegro hanno presentato il progetto “Dai mali ai beni di Roma”, un percorso di conoscenza, studio, incontro con i quartieri dell’area periferica di Roma che si svolgerà, attraverso una serie di ‘fermate’, lungo tutto il 2014, per comprendere i ‘Mali’ che affliggono i quartieri periferici e valorizzare i ‘Beni’ che le sostengono. L’obiettivo: recuperare la memoria dello storico convegno del 1974 e il patrimonio di riflessione aperto su tematiche ancora oggi di straordinaria attualità – come il decentramento amministrativo, il problema abitativo, la sanità, la famiglia, l’immigrazione, i minori, la tossicodipendenza, l’usura – per aprire una nuova fase di riflessione sulle periferie romane. Il titolo del progetto evidenzia un ribaltamento di metodo necessario per adattarsi alle mutate condizioni sociali e ai relativi strumenti di risoluzione di tali problematiche, mettendo al centro tutti i progetti delle realtà territoriali(centri di aggregazione, scuole, parrocchie, associazioni di volontariato, laiche e non) che con il silenzioso lavoro quotidiano si danno da fare per migliorare le condizioni di vita degli abitanti delle periferie.

    LE TAPPE. Primavalle, Pietralata, San Basilio: il viaggio si articola a partire dal 15 marzo in una serie di incontri nei centri culturali, nelleparrocchie e nelle scuole della periferia, che saranno invitati ad aprire una riflessione a partire dalla memoria del convegno del 1974 allo scopo di attualizzarne il pensiero ispiratore e la metodologia. Ciascun incontro sarà preparato da una serie di iniziative di coinvolgimento della cittadinanza allo scopo di comprendere come è cambiato il proprio quartiere, che criticità presenta e su quali aspetti andrebbe trasformato. Le scuole dei territori saranno coinvolte nella progettazione di lavori relativi alla storia delle loro famiglie e del loro quartiere. Nel corso del tour, oltre all’ascolto, sarà data visibilità alle best practices delle periferie, agli esempi di progetti nati dal basso e volti a modificare ogni giorno in positivo la vita sociale della città. Le conclusioni di ciascuna delle ‘sessioni’ di lavoro saranno presentate nei centri culturali, negli spazi delle associazioni religiose e non della periferia romana, e nelle stesse scuole. La prima tappa è a Primavalle, presso l’Opera don Calabria, il 15 marzo alle ore 10.30. La seconda tappa, alla metà di aprile, è invece a Pietralata, presso il Centro Culturale Gabriella Ferri. La terza, maggio, si fermerà alla parrocchia di San Basilio. La quarta, nel mese di giugno, a Ostia.

    IL CONCORSO. Legato e parallelo alla memoria del Convegno è il concorso fotografico #raccontailtuoquartiere: un contest artistico rivolto alle scuole medie inferiori volto a stimolare la conoscenza del territorio di provenienza di ciascuno dei ragazzi coinvolti, e recuperare la memoria del quartiere. Sul modello del lavoro svolto dal protagonista del film Diario di un Maestro di Vittorio De Seta, gli alunni delle classi coinvolte dovranno produrre un lavoro fotografico con le foto originali dei componenti del loro nucleo familiare così da testimoniare la loro provenienza. I lavori delle scuole saranno raccolti dalla Fondazione Di Liegro, che insieme con l’assessorato selezionerà e premierà i migliori in occasione di ciascuna tappa.

    “Oggi abbiamo celebrato una ricorrenza importante per un’intera comunità urbana – ha dichiarato l’Assessore Paolo Masini –  e lo abbiamo fatto inaugurando la nuova, importante, sede di una Fondazione che da 15 anni è in prima linea per il disagio psichico e giovanile. Con la stessa aspirazione che ha portato all’indizione del celebre convegno, intendiamo ancora una volta approfondire la conoscenza dei “mali” delle periferie urbane, ovvero le difficoltà, le mancanze, i problemi. E allo stesso tempo far emergere i “beni”: le innumerevoli potenzialità in esse contenute, le buone prassi, le organizzazioni dei cittadini, le piccole e grandi realtà buone che sostengono i tanti quartieri. Lo facciamo con un viaggio particolare, che riprenderà il filo aperto 40 anni fa da Don Luigi. Le periferie sono, oggi come nel 1974, al centro di un importante percorso, fatto di ascolto, ma anche di azione”.

    “La Fondazione in questi anni si è voluta concentrare sui bisogni delle famiglie che vivono la sofferenza del disagio psichico – ha dichiarato Luigina Di Liegro, Presidente della Fondazione Internazionale  don Luigi Di Liegro –  Questa scelta è stata il risultato di un percorso  intrapreso da  Don Luigi quando già dalla fine degli anni ‘70 collaborava con lo psichiatra Franco Basaglia, un percorso che gli ha permesso di riconoscere nelle tante persone che erano diventate senza fissa dimora il problema del disagio psichico. La Fondazione – ha proseguito –  ha potuto constatare che si tratta di un problema trasversale nella nostra società, rappresenta, infatti,  una malattia in crescita che tocca, senza distinzione, persone abbienti e meno abbienti.  Purtroppo la governance della sanità locale e sociosanitaria locale e nazionale non sta dando le dovute risposte in termini  di offerta  di strumenti e servizi per le persone che ne soffrono insieme alle loro famiglie. La Fondazione con le sue  disponibilità  limitate, si è concentrata sulla risorsa più grande che ha questo paese. Le persone. Le persone che vogliono spendere parte del loro tempo facendo volontariato. Persone che comprendono che fare volontariato vuol dire offrire valore aggiunto, ma anche apprendere, studiare e capire le problematiche. Volontari che vogliono mettersi  al servizio del sistema sociosanitario nazionale e locale riconoscendo il loro ruolo di volontariato che non vuol dire dare risposte sanitarie, ma offrire quelle risposte di cui il sofferente ha più necessità perché, come diceva Don Luigi, le persone non hanno bisogno di cose ma di relazioni umane.”

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