Radicali: “Regina Coeli va chiusa”

Più informazioni su

    «Altro che democrazia e Stato di diritto, Presidente! In Italia non c’è democrazia, ma criminalità di Stato. Quella in atto è infatti una flagrante opera di carattere tecnicamente criminale», così Marco Pannella si è rivolto al Capo dello Stato Giorgio Napolitano al termine della visita che il 25 dicembre il leader radicale ha effettuato al carcere romano di Regina Coeli, insieme alla deputata radicale Rita Bernardini e ai deputati del Partito Democratico Roberto Giachetti e Jean Leonard Touadì. Ad accompagnare la delegazione, anche la psicologa Ada Palmonella, in servizio nel reparto Nuovi giunti dell’istituto. «A Regina Coeli ci sono più di 1200 detenuti, ma la struttura ne potrebbe contenere solo 600 – ha denunciato Rita Bernardini dopo l’ispezione nelle sezioni VI e VIII del carcere romano, »abbiamo visto celle fatiscenti, cadenti e sporche di 7 mq con 3 detenuti e celle doppie, di 14 mq, con dentro stipati 6 detenuti. I lavandini perdono, due docce su tre non funzionano e l’acqua calda non arriva. Non ci sono riscaldamenti e in alcune celle mancano addirittura i vetri alle finestre. Ai detenuti non vengono forniti, oltre alla carta igienica, i detersivi per pulire la cella e i prezzi dello spaccio interno sono altissimi«, ha continuato la deputata radicale chiamando in causa le responsabilità dell’Asl »che per legge è tenuta a fare una relazione semestrale sulle condizioni igienico-sanitarie dell’istituto«, ma anche del magistrato di sorveglianza al quale un mese fa i radicali hanno consegnato una dettagliata relazione per denunciare le condizioni illegali della settima sezione di Regina Coeli. »In questo mese non è cambiato niente, dov’è il magistrato di sorveglianza che è responsabile del trattamento dei detenuti? E quanti soldi sono stati spesi inutilmente in questi anni per fare lavori nelle sezioni? La realtà è che questo carcere dovrebbe essere chiuso o ridimensionato ai parametri regolamentari«, ha concluso Bernardini. »Negli anni è stata una «fabbrica di San Pietro» dove sono stati inutilmente bruciati i fondi pubblici.« »Davanti a una condizione che, come ha dichiarato il presidente della Repubblica, ci umilia in Europa, bisogna richiamare la classe politica alle proprie responsabilità. Le riforme che l’Italia aspetta devono iniziare dalle carceri in nome di tutte le persone recluse qui e della civiltà di un Paese che non può accettare che vengano violati i diritti umani«, ha osservato Jean Leonard Touadì. »Condizioni di vita da bestie«,ha spiegato Roberto Giachetti, che non risparmiano la polizia penitenziaria gravemente sottodimensionata, »questo carcere è una bomba sotto tutti i punti di vista«, ha poi continuato il deputato del Pd che si è detto »favorevole ad un’amnistia, anche se da sola non è sufficiente«. »L’amnistia non va intesa come un provvedimento di clemenza – ha aggiunto Rita Bernardini – ma come uno strumento non più negoziabile per riportare alla legalità l’intero sistema giudiziario italiano e la sua appendice carceraria, e per trainare una vera grande riforma della Giustizia: la più urgente tra quelle di cui il nostro Paese ha bisogno« (omniroma.it)

    Più informazioni su