Regione Lazio verso rimodulazione importi, ma associazioni chiedono fondi

Roma – Sulla disabilita’ gravissima nel Lazio “il vero problema e’ che al momento si va verso una riduzione degli importi”. Lo fa sapere Claudio Cola, presidente della sezione Lazio della Fand (Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili), intervenuto alla riunione promossa dall’assessore alle Politiche sociali, Welfare ed Enti locali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli.

“Nel vecchio bando l’assegno di cura va da 800 a 1.200 euro, ora si propone un minimo di 600 euro. Il contributo di cura (per il caregiver familiare) scenderebbe, invece, dai 700 euro vigenti a un minimo di 500 euro fino a un massimo di 1.000 euro. Si pensi che- aggiunge Cola- a livello nazionale il decreto ministeriale aveva fissato i minimi a 400 euro. Questa e’ elemosina, l’approccio deve essere diverso: cercare fondi da integrare”. La Fand Lazio ha “pensato di chiedere all’assessorato un impegno per aumentare lo stanziamento del Fondo per la non autosufficienza. Anche la nostra Federazione deve impegnarsi a livello nazionale per ottenere dal governo un’integrazione di questo fondo- afferma Cola- perche’ avere circa 800 famiglie fuori dal contributo di cura a Roma non e’ una bella cosa”.

Dall’incontro sono comunque emersi “due elementi positivi: l’aver coinvolto il mondo associativo e sindacale e la definizione di linee guida nella nuova delibera su come si entra e chi ne ha diritto. Situazioni che vanno regolamentate. Il 9 marzo- aggiunge- ci incontreremo di nuovo e porteremo ulteriori osservazioni”. Nel frattempo “l’assessore Troncarelli ci ha detto che avrebbe fatto di tutto per venire incontro alla nostra richiesta, condivisa anche dalla Fish e dalle sigle sindacali. Vanno bene sia il coinvolgimento associativo che le linee contenute nella delibera, ma per dare a tutti la possibilita’ di entrare e’ necessario trovare ulteriori risorse. Sulle persone gravissime c’e’ poco da discutere”, conclude Cola.

In sostanza questa rimodulazione “si rende necessaria perche’ si e’ allargata la platea dei richiedenti e per mantenere i livelli precedenti servirebbe un ulteriore finanziamento, che non sembra concretamente essere all’orizzonte. L’Italia- sentenzia Guido Trincheri, vicepresidente vicario della Consulta regionale per la disabilita’ e l’handicap e presidente dell’Unione famiglie handicappati- e’ tornata agli staterelli preunitari, dove ogni regione e’ un mondo a se’ anche sul Dopo di noi”. Per la consulta il “documento presentato ieri si presta ad applicazioni non eque e universalistiche. Occorrono strumenti che consentano di individuare i bisogni in maniera oggettiva e discrezionale. Ci sono dei metodi scientificamente fondati che lo consentirebbero- sottolinea l’esperto- fermo restando che i fondi andrebbero comunque distribuiti secondo i bisogni. Dobbiamo trovare una gradazione tra i bisogni reali”.

Trincheri ricorda che il problema “piu’ grave e’ il ‘Dopo di noi’, perche’ nel Lazio e’ teorico, mancano le strutture e non c’e’ una gestione della legge 112 che risponda alla lettera e allo spirito della stessa norma. Non esiste una risposta universale e solidale, tanto che i disabili sono ancora istituzionalizzati in barba alla Convenzione Onu- termina l’esperto- poiche’ mancano altre soluzioni”. La conferma arriva anche da Sabina Savagnone, presidente dell’Arpa (Associazione per la ricerca sulle psicosi e l’autismo): “A Roma ci sono solo 54 case famiglia e a Torino ce ne sono 268, ma gli abitanti del capoluogo piemontese sono un ventesimo di quelli della Capitale. Il problema della disabilita’ gravissima sono gli adulti senza strutture. Non e’, quindi, possibile tagliare i servizi, piuttosto bisognerebbe rafforzare i contributi – come si fa in altre Regioni – mettendo fondi propri per non ledere ai diritti acquisiti. Speriamo che l’assessore Troncarelli possa far aumentare il fondo con l’appoggio della giunta. In alternativa- conclude Savagnone- non ci resta che rivolgerci al diritto comunitario”.